Da La Repubblica del 05/07/2004
Perfino Amnesty denuncia: i delitti fra le mura domestiche aumentati del 59%, Zapatero deve fare di più
Spagna, il nemico è in casa
Violenze record sulle donne. Il governo vara misure d´emergenza
Aumentate le pene per maltrattamenti e sancita la punibilità per chi minaccia
di Omero Ciai
Il magistrato Montserrat Comas, che presiede l´Osservatorio contro la violenza domestica, non ha dubbi: «La violenza sulle donne all´interno della coppia - ha detto in una intervista rilasciata qualche tempo fa - è, insieme al terrorismo, il problema più importante della Spagna, una emergenza che bisogna combattere con tutte le nostre forze». E, in effetti, i dati ufficiali diffusi dagli istituti di ricerca spagnoli sono allarmanti: soltanto nei primi sei mesi del 2004, 34 donne sono state uccise dai propri mariti o fidanzati. Tra il 2002 e il 2003, 131 donne sono state assassinate all´interno della propria famiglia con incremento pari al 59 percento rispetto all´anno precedente. Ma non basta: nel corso del 2003 in Spagna sono state presentate 50mila denunce per maltrattamenti da parte di donne, nel 50 percento dei casi contro i propri mariti. Sono dati diffusi da Amnesty International per la campagna mondiale sulle donne alla vigilia di una riunione - il 7 luglio - dell´Onu. E sono dati che, per la Spagna, rappresentano appena la punta di un iceberg se, come sostengono le organizzazioni femministe, il 97% dei casi di violenza all´interno della famiglia non vengono denunciati.
Da poco meno di un anno, agosto ?03, esiste per le donne la possibilità di ricorrere all´ordine di protezione, una misura che stabilisce il giudice e che impone agli organismi statali di garantire la sicurezza della persona che ne ha fatto richiesta 24 ore su 24. Praticamente è una scorta. Il decreto sull´ordine di protezione è nato sulla scia di un drammatico caso che commosse tutto il paese. Alicia Aristegui, una donna di 37 anni, venne uccisa per la strada dal marito il 9 aprile di due anni fa. A pugnalate. Alicia aveva denunciato già diverse volte il marito ma nessuno si era preso la briga di proteggere lei e i due figli che aveva avuto in affidamento dopo la prima sentenza di condanna contro il marito. Rilasciato, in libertà provvisoria, Jesus Gil, 38 anni, aveva affrontato la moglie mentre passeggiava con una amica lungo la via principale di Villalba, una cittadina della Navarra, nel nord del paese. Dieci coltellate nella schiena. Prima di finire in carcere, Jesus le aveva detto: «Se chiedi il divorzio, ti ammazzo». E, appena rilasciato, non aveva pensato ad altro che a realizzare la sua drammatica minaccia.
Dopo la morte di Alicia alcune cose sono cambiate. Oggi, ogni giorno, 39 donne - più di mille ogni mese - , ottengono dai tribunali "l´ordine di protezione" che mette in atto immediatamente una serie di misure come l´allontanamento dell´aggressore e, in alcuni casi, una "scorta" a difesa della denunciante. Ma la situazione è ancora molto lontana da una soluzione come ha sottolineato Amnesty in un appello al nuovo governo spagnolo e come ricorda ancora Montserrat Comas. «Il 75 percento delle donne vittime mortali di violenza familiare non aveva mai presentato denuncia per maltrattamenti. Questo vuol dire che il problema non emerge nella sua totalità».
C´è da dire comunque che Zapatero sembra aver colto l´importanza di affrontare il problema della violenza domestica come un´emergenza nazionale. La legge, discussa dal Consiglio dei ministri nel giugno scorso, e in via di approvazione da parte del Parlamento aumenta le pene per lesioni e maltrattamenti da due a cinque anni e garantisce una maggiore protezione e aiuti per le donne vittime di maltrattamenti. Incluso, per esempio, il diritto al sussidio di disoccupazione nel caso in cui fossero costrette a licenziarsi in seguito alla situazione di violenza domestica. Inoltre, il testo della nuova legge, stabilisce il diritto, a favore delle donne che abbiano sofferto violenza domestica, ad una «assistenza sociale integrata» che comprende servizi di supporto, emergenza e recupero. Compreso un avvocato a spese dello Stato.
Riguardo agli aggressori il progetto di legge stabilisce anche la punibilità della minaccia. Da sei mesi ad un anno di carcere. Insieme, nei casi più gravi, alla sospensione - minimo cinque anni - della patria potestà. Tutte misure che non soddisfano del tutto le organizzazioni che si battano contro la violenza sulle donne. Per esempio ci vorrebbe - chiedono in molti - il "braccialetto elettronico" per impedire agli uomini condannati per maltrattamenti di riavvicinarsi alle loro vittime.
Secondo l´istituto spagnolo per le questioni femminili, nel corso del 2002 due milioni di donne hanno subìto violenza fisica o psicologica da parte dei loro partner. E, proprio questa sarebbe una sorta di specificità spagnola in Europa. Negli altri paesi della Ue la violenza contro le donne si manifesta molto di più come violenza sessuale - i tentativi di stupro - ma meno all´interno della famiglia o della coppia. «Nessun freno alla violenza domestica», titolava qualche tempo fa un dossier di approfondimento del Pais. Nonostante l´aumento delle denunce per maltrattamenti non è diminuito il numero delle vittime. Anzi, continua a crescere. E, segnalava preoccupato il giornalista de El Pais, coinvolge anche le coppie più giovani. Incredibili, per certi aspetti, i risultati di numerosi questionari e inchieste condotte in carcere sugli autori dei maltrattamenti. Tutti giurano di amare mogli e figli. Tutti prigionieri di amori patologici e malati.
Da poco meno di un anno, agosto ?03, esiste per le donne la possibilità di ricorrere all´ordine di protezione, una misura che stabilisce il giudice e che impone agli organismi statali di garantire la sicurezza della persona che ne ha fatto richiesta 24 ore su 24. Praticamente è una scorta. Il decreto sull´ordine di protezione è nato sulla scia di un drammatico caso che commosse tutto il paese. Alicia Aristegui, una donna di 37 anni, venne uccisa per la strada dal marito il 9 aprile di due anni fa. A pugnalate. Alicia aveva denunciato già diverse volte il marito ma nessuno si era preso la briga di proteggere lei e i due figli che aveva avuto in affidamento dopo la prima sentenza di condanna contro il marito. Rilasciato, in libertà provvisoria, Jesus Gil, 38 anni, aveva affrontato la moglie mentre passeggiava con una amica lungo la via principale di Villalba, una cittadina della Navarra, nel nord del paese. Dieci coltellate nella schiena. Prima di finire in carcere, Jesus le aveva detto: «Se chiedi il divorzio, ti ammazzo». E, appena rilasciato, non aveva pensato ad altro che a realizzare la sua drammatica minaccia.
Dopo la morte di Alicia alcune cose sono cambiate. Oggi, ogni giorno, 39 donne - più di mille ogni mese - , ottengono dai tribunali "l´ordine di protezione" che mette in atto immediatamente una serie di misure come l´allontanamento dell´aggressore e, in alcuni casi, una "scorta" a difesa della denunciante. Ma la situazione è ancora molto lontana da una soluzione come ha sottolineato Amnesty in un appello al nuovo governo spagnolo e come ricorda ancora Montserrat Comas. «Il 75 percento delle donne vittime mortali di violenza familiare non aveva mai presentato denuncia per maltrattamenti. Questo vuol dire che il problema non emerge nella sua totalità».
C´è da dire comunque che Zapatero sembra aver colto l´importanza di affrontare il problema della violenza domestica come un´emergenza nazionale. La legge, discussa dal Consiglio dei ministri nel giugno scorso, e in via di approvazione da parte del Parlamento aumenta le pene per lesioni e maltrattamenti da due a cinque anni e garantisce una maggiore protezione e aiuti per le donne vittime di maltrattamenti. Incluso, per esempio, il diritto al sussidio di disoccupazione nel caso in cui fossero costrette a licenziarsi in seguito alla situazione di violenza domestica. Inoltre, il testo della nuova legge, stabilisce il diritto, a favore delle donne che abbiano sofferto violenza domestica, ad una «assistenza sociale integrata» che comprende servizi di supporto, emergenza e recupero. Compreso un avvocato a spese dello Stato.
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