Da Corriere della Sera del 18/11/2004
Avrà un patrimonio di 647 milioni
Decolla la nuova Rai
Il collocamento della prima tranche entro quattro mesi
di Paolo Conti
ROMA - Ieri alle 12.30 nel palazzone di via Veneto che fu dell’Iri sono avvenuti due fatti importanti per l’economia e l’editoria italiane. E’ nata la nuova società Rai Radiotelevisione Italiana Spa con l’atto di fusione tra la «vecchia» Rai e la Rai Holding Spa: si avvia ufficialmente il processo di privatizzazione che dovrà concretizzarsi, secondo la legge Gasparri, entro quattro mesi. Secondo fatto: come ha detto Piero Gnudi, presidente di Rai Holding, si è chiuso «un processo iniziato con la messa in liquidazione dell’Iri». Ed ecco la scheda tecnica della nuova Rai: patrimonio netto di 647.049.038 euro, capitale sociale di 242.518.100 euro che corrispondono al numero di azioni, la proprietà è del ministero dell’Economia per il 99,6% e della Siae per lo 0,4%. Le future tappe sono note. Entro dieci giorni (lo ha confermato ieri il ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri) sarà scelto l’advisor, cioè l’istituzione bancaria che stabilirà il valore della Rai in vista della sua collocazione sul mercato. Toccherà poi al Cipe, il comitato per la programmazione economica, stabilire la quota da vendere (20 o 25 per cento?).
I commenti. Francesco Alberoni, consigliere anziano e presidente pro-tempore: «La Rai, anche se avviata verso la privatizzazione, conserverà la propria fisionomia che la rende patrimonio dell’intera nazione». Flavio Cattaneo, direttore generale: «Continueremo a fare programmi di qualità come già facciamo oggi ma avendo una parte privata l’azienda sarà più efficiente. Taglieremo gli sprechi, non la qualità». Ridimensionata anche la polemica del consigliere Marcello Veneziani che aveva avanzato non pochi distinguo nella settimana scorsa: «Si tratta di una significativa operazione sul piano dei mezzi ma rimangono inalterati i contenuti, la missione culturale e civile di servizio pubblico. Abbiamo chiesto e stiamo ricevendo rassicurazioni su piani che rafforzeranno la natura di servizio pubblico della Rai».
Smentite le voci di dimissioni di Agostino Saccà, capo della fiction, che ieri pomeriggio erano circolate insistentemente dopo la decisione del Consiglio di limitare le mini-serie di due puntate e la produzione di tv-movie sviluppando il segmento della docu-fiction. Dice Saccà: «Le mie dimissioni non avrebbero senso, il Cda è sovrano e le delibere approvate ci aiutano a fare meglio il nostro lavoro».
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