Da La Repubblica del 27/10/2005
Forse oggi le conclusioni del procuratore Fitzgerald, quasi certa un'incriminazione nell'Amministrazione
Ciagate, Casa Bianca assediata Bush prepara l'autodifesa
A rischio il vice di Cheney Libby e il consigliere del presidente Rove
Dopo lo scandalo la Miller negozia la buonuscita dal New York Times
di Alberto Flores D'Arcais
NEW YORK - A Washington i palazzi del potere attendono con ansia che il gran giurì sul Cia-gate emetta i suoi verdetti. I giornali hanno pronte pagine preconfezionate su cronistoria e protagonisti, i network hanno allestito gli studi e le sigle di speciali talk-show, alla Casa Bianca i consiglieri di George W. Bush stanno lavorando freneticamente al discorso che il presidente si accinge a pronunciare nel caso che venga incriminato un suo fedelissimo, al Congresso l'opposizione affila le armi; ma dal procuratore speciale Patrick Fitzgerald non è arrivato ieri il minimo cenno.
C'è chi scommette (anche nel vero senso della parola) che l'incriminato sarà Lewis "Scooter" Libby, capo dello staff di Dick Cheney, il quale stando alle svariate, a volte contraddittorie, ricostruzioni apparse negli ultimi giorni avrebbe mentito al gran giurì: prima sostenendo di avere appreso il nome dell'agente sotto copertura della Cia Valery Plame da un giornalista e poi ammettendo di averlo saputo dal suo "boss", il vicepresidente degli Stati Uniti.
A una quota decisamente più bassa - sia in senso metaforico che nelle quote reali che si possono giocare dagli allibratori clandestini della downtown Manhattan - viene data l'incriminazione di Karl Rove. Il consigliere principe - e principale artefice delle fortune elettorali di Bush - nelle sue quattro deposizioni davanti al gran giurì avrebbe evitato, sia pure con qualche contraddizione, testimonianze tali da rendere possibile una sua incriminazione. Quasi nulla, stando alle voci che circolano o che sono fatte circolare ad arte, la possibilità che il "mastino" Fitzpatrick possa concludere la sua inchiesta con un nulla di fatto e senza incriminazioni. Il procuratore potrebbe invece chiedere un supplemento di tempo per nuove indagini, in cui sarebbe probabilmente affiancato anche da un nuovo gran giurì.
Il procuratore speciale ha trascorso gli ultimi due giorni facendo notte fonda insieme al capo degli investigatori dell'Fbi che segue il delicato caso, Jack Eckenrode. Altri agenti del Fbi si erano recati martedì nel quartiere alla periferia di Washington dove Valery Plame abita con il marito, l'ex ambasciatore Joseph Wilson III che aveva criticato l'amministrazione Bush sulla guerra in Iraq provocando la "soffiata" dalla Casa Bianca ai giornalisti sul nome della moglie.
Gli agenti hanno chiesto a vicini della coppia se erano a conoscenza, prima che venisse reso pubblico in una column del giornalista conservatore Robert Novak, che Valerie Wilson era una spia: «Mai sentito prima», hanno risposto i vicini di casa.
Al momento la prima "vittima" del Cia-gate sembra essere Judith Miller: dopo 28 anni di lavoro al New York Times e un premio Pulitzer (condiviso con altri) nel 2002, la reporter che solo un mese fa era considerata una "eroina" della libertà di stampa sta trattando (con gli avvocati) l'uscita dal quotidiano.
C'è chi scommette (anche nel vero senso della parola) che l'incriminato sarà Lewis "Scooter" Libby, capo dello staff di Dick Cheney, il quale stando alle svariate, a volte contraddittorie, ricostruzioni apparse negli ultimi giorni avrebbe mentito al gran giurì: prima sostenendo di avere appreso il nome dell'agente sotto copertura della Cia Valery Plame da un giornalista e poi ammettendo di averlo saputo dal suo "boss", il vicepresidente degli Stati Uniti.
A una quota decisamente più bassa - sia in senso metaforico che nelle quote reali che si possono giocare dagli allibratori clandestini della downtown Manhattan - viene data l'incriminazione di Karl Rove. Il consigliere principe - e principale artefice delle fortune elettorali di Bush - nelle sue quattro deposizioni davanti al gran giurì avrebbe evitato, sia pure con qualche contraddizione, testimonianze tali da rendere possibile una sua incriminazione. Quasi nulla, stando alle voci che circolano o che sono fatte circolare ad arte, la possibilità che il "mastino" Fitzpatrick possa concludere la sua inchiesta con un nulla di fatto e senza incriminazioni. Il procuratore potrebbe invece chiedere un supplemento di tempo per nuove indagini, in cui sarebbe probabilmente affiancato anche da un nuovo gran giurì.
Il procuratore speciale ha trascorso gli ultimi due giorni facendo notte fonda insieme al capo degli investigatori dell'Fbi che segue il delicato caso, Jack Eckenrode. Altri agenti del Fbi si erano recati martedì nel quartiere alla periferia di Washington dove Valery Plame abita con il marito, l'ex ambasciatore Joseph Wilson III che aveva criticato l'amministrazione Bush sulla guerra in Iraq provocando la "soffiata" dalla Casa Bianca ai giornalisti sul nome della moglie.
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