Da Corriere della Sera del 06/11/2005
L’ultima battaglia di Cheney Licenza di tortura per la Cia
Senatori Usa: basta sopraffazioni per i detenuti-terroristi Ma il vicepresidente: immunità per prevenire gli attentati
di Guido Olimpio
Il vicepresidente americano Dick Cheney ha chiesto al Senato l’immunità per gli agenti della Cia nel caso siano costretti a usare la forza per prevenire un attentato. Il trattamento «crudele, disumano e degradante» sarebbe dunque possibile in situazioni di emergenza. Misure drastiche che invece alcuni parlamentari vogliono abolire. L’alfiere di questo schieramento è il senatore dell’Arizona John McCain, che all’epoca della guerra del Vietnam trascorse un lungo periodo di prigionia. L’iniziativa rappresenta il tentativo di rovesciare la decisione del presidente Bush che, dopo l’11 settembre, ha stabilito che la convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri non si applica ai terroristi. Un ordine che ha favorito una campagna senza regole nei confronti di estremisti veri o presunti. E’ nata così la prigione di Guantanamo a Cuba, si sono moltiplicate le prigioni segrete nel mondo (gli «Hotel California») dove la Cia ha spedito i suoi prigionieri, è cresciuto il ricorso alla pratica delle «consegne speciali». Un qaedista viene preso in un Paese e deportato dagli 007 americani in un altro Stato, dove sanno come farlo parlare. E’ quello che è avvenuto nel febbraio del 2003 a Milano con l’imam Abu Omar, rapito e trasferito in Egitto.
Ma quella che doveva essere una risposta mirata è divenuta una ritorsione generalizzata. Come hanno riconosciuto diversi agenti, soltanto pochi dei detenuti avevano qualcosa d’importante da raccontare.
Ma quali sono i metodi usati? Vediamoli in sintesi: 1) Rovesciare l’orologio biologico dell’arrestato. 2) Privazione del sonno. 3) Esposizione del sospetto a temperature elevate, quindi costringerlo a stare al freddo. 4) Luce sempre accesa nella cella, musica ad alto volume per giorni. 5) Manipolazione della dieta alimentare. 6) Tenerlo in piedi o sui talloni per ore. 7) L’isolamento prolungato. 8) Il «sottomarino»: il detenuto è immerso in vasche d’acqua. 9) Possibile presenza di cani (animale impuro per i musulmani). 10) Uso di donne-soldato negli interrogatori.
Le rivelazioni sulle violenze ad Abu Ghraib (Iraq) hanno accresciuto la spinta per un cambiamento. Ma gli ambienti più conservatori non sono rimasti a guardare. Figura chiave è David S. Addington, consigliere di Cheney e da poco nominato capo dello staff in sostituzione di Lewis Libby, travolto dal Cia-gate. Il falco è sceso in picchiata contro un ufficiale che ha osato fare riferimento alla Conferenza di Ginevra: «Se lo è mangiato per pranzo». Una durezza non casuale. E’ stato sempre Addington a curare gli aspetti legali della strategia post-11 settembre e oggi è rimasto fra i pochi nella trincea.
Ma quella che doveva essere una risposta mirata è divenuta una ritorsione generalizzata. Come hanno riconosciuto diversi agenti, soltanto pochi dei detenuti avevano qualcosa d’importante da raccontare.
Ma quali sono i metodi usati? Vediamoli in sintesi: 1) Rovesciare l’orologio biologico dell’arrestato. 2) Privazione del sonno. 3) Esposizione del sospetto a temperature elevate, quindi costringerlo a stare al freddo. 4) Luce sempre accesa nella cella, musica ad alto volume per giorni. 5) Manipolazione della dieta alimentare. 6) Tenerlo in piedi o sui talloni per ore. 7) L’isolamento prolungato. 8) Il «sottomarino»: il detenuto è immerso in vasche d’acqua. 9) Possibile presenza di cani (animale impuro per i musulmani). 10) Uso di donne-soldato negli interrogatori.
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