Da Le Monde del 20/10/2008
Intanto ad Haiti
di AA.VV.
Per arginare la più grave crisi finanziaria dal 1929, il pianeta gioca con miliardi di dollari. Gli stati s’indebitano, le banche riprendono iato e le borse risalgono. Nel pieno di una tempesta che ci spinge a mettere in discussione le basi dei nostri sistemi economici, certe cifre fanno girare la testa. Secondo le stime delle ong, per sfamare i 923 milioni di esseri umani denutriti che ci sono nel mondo basterebbero 30 miliardi di dollari all’anno. Meno del 5 per cento della cifra prevista dal piano Paulson. Una miseria. Anche per questo, la giornata mondiale dell’alimentazione del 16 ottobre suona come un campanello d’allarme. Secondo la Fao, nel 2008 il rincaro dei prodotti agricoli e del petrolio ha provocato 75 milioni di nuovi affamati nel mondo. Ogni cinque minuti un bambino muore per cause legate alla malnutrizione. Eppure quando è in pericolo la sopravvivenza delle banche, i miliardi saltano fuori. A 2.400 chilometri da Wall street, Haiti, uno dei paesi più poveri del mondo, riassume tutte queste miserie. La crisi alimentare è stata aggravata dal passaggio di due cicloni e di due tempeste tropicali. Ma ad Haiti, come altrove, si muore in silenzio. La mobilitazione internazionale dura il tempo di un telegiornale. La crisi colpisce le rimesse degli haitiani che vivono all’estero. Dopo il fallimento finanziario, è ora che il mondo si preoccupi del suo fallimento morale.
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