Da Corriere della Sera del 18/11/2005
«Troppo rumore sugli algerini arrestati»
Pisanu: «Sono estremisti». Minacce all’Italia in un video sequestrato in Indonesia
di Fiorenza Sarzanini
ROMA - Li definisce semplicemente «estremisti». Assicura che «sono stati tenuti a lungo sotto controllo». E poi aggiunge: «Mi pare che su questo episodio si stia facendo troppo rumore. Questi arresti non aggiungono e non tolgono nulla di importante alla minaccia terroristica che continua ad incombere sull’Italia come su altri Paesi europei». È irritato il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu e non lo nasconde. La notizia del fermo dei tre algerini accusati di aver progettato attentati doveva rimanere riservata almeno fino alla decisione dei giudici di Napoli e Brescia sulla convalida dei provvedimenti firmati dai pubblici ministeri del capoluogo campano.
NESSUN ALLARMISMO - Ma non è soltanto questo a scatenare la reazione stizzita del titolare del Viminale. Nelle sue parole sembra di cogliere un certo scetticismo sulle reali intenzioni dei tre fondamentalisti. Tanto che lo stesso comandante del Ros, il generale dei carabinieri Giampaolo Ganzer avverte: «Aspettiamo la valutazione del Gip. Nel frattempo, è bene non drammatizzare la situazione e non dare a certe notizie un taglio troppo allarmistico dal punto di vista di una minaccia attuale e concreta sul territorio nazionale».
In passato è successo spesso che persone arrestate con l’accusa di terrorismo internazionale, siano state poi scagionate, perché gli elementi contestati non hanno superato il vaglio dei Gip o dei collegi giudicanti. E dunque si procede con cautela, ma anche con attenzione. In Indonesia è stato sequestrato un video nel quale un uomo, forse il leader della Jemaah Islamiyah , gruppo del Sudest asiatico e considerato braccio regionale di Al Qaida, avverte: «America, Australia, Inghilterra e Italia sono tutti nostri nemici...finché continuerete a colonizzare la terra d’Iraq e Afghanistan e a intimidire i musulmani, anche voi avvertirete la nostra intimidazione e terrore».
IL TITANIC - Nel caso dei tre algerini, i magistrati napoletani coordinati dal procuratore aggiunto Franco Roberti, sono convinti che Yamine Bouhrama, Khaled Serai e Mohamed Larbi fossero pronti a lasciare l’Italia dopo aver scoperto di essere intercettati. A disposizione avevano apparecchiature che avrebbero consentito loro di scoprire le «cimici» piazzate dagli investigatori nei loro appartamenti. Ma non solo.
Durante l’udienza preliminare che si è svolta ieri nel carcere di Poggioreale il pubblico ministero ha contestato tra l’altro a Bouhrama, tre colloqui. In una conversazione con un connazionale che si trovava a Parigi, l’uomo avrebbe parlato di una nave carica di esplosivo grande «come il Titanic» che doveva arrivare in Italia. In un’altra, commentando un servizio televisivo su un attentato terroristico avrebbe accennato a una «festa più grande» da organizzare. E ancora, avrebbe pronunciato frasi su un’azione da realizzare «con un aereo in un villaggio turistico».
LA CONVALIDA - Millanterie? Durante l’interrogatorio di ieri Bouhrama ha negato di aver mai parlato di attentati. Il giudice si è riservato la decisione sulla convalida del suo fermo. Oggi toccherà agli altri due algerini chiusi nel carcere di Brescia: Serai viveva a Bedizzole, Larbi a Paderno Franciacorta. Anche loro sono sospettati di far parte del «Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento», di aver avuto contatti con «cellule» terroristiche di Norvegia e Gran Bretagna.
I giudici dovranno decidere se quanto è stato registrato nel corso delle intercettazioni provi l’esistenza di un progetto eversivo, ma soprattutto stabilire se i rapporti e i contatti tenuti dai tre islamici e documentati nelle segnalazioni del Sismi e nei rapporti consegnati dai carabinieri del Ros rappresentassero una reale minaccia per l’Italia.
NESSUN ALLARMISMO - Ma non è soltanto questo a scatenare la reazione stizzita del titolare del Viminale. Nelle sue parole sembra di cogliere un certo scetticismo sulle reali intenzioni dei tre fondamentalisti. Tanto che lo stesso comandante del Ros, il generale dei carabinieri Giampaolo Ganzer avverte: «Aspettiamo la valutazione del Gip. Nel frattempo, è bene non drammatizzare la situazione e non dare a certe notizie un taglio troppo allarmistico dal punto di vista di una minaccia attuale e concreta sul territorio nazionale».
In passato è successo spesso che persone arrestate con l’accusa di terrorismo internazionale, siano state poi scagionate, perché gli elementi contestati non hanno superato il vaglio dei Gip o dei collegi giudicanti. E dunque si procede con cautela, ma anche con attenzione. In Indonesia è stato sequestrato un video nel quale un uomo, forse il leader della Jemaah Islamiyah , gruppo del Sudest asiatico e considerato braccio regionale di Al Qaida, avverte: «America, Australia, Inghilterra e Italia sono tutti nostri nemici...finché continuerete a colonizzare la terra d’Iraq e Afghanistan e a intimidire i musulmani, anche voi avvertirete la nostra intimidazione e terrore».
IL TITANIC - Nel caso dei tre algerini, i magistrati napoletani coordinati dal procuratore aggiunto Franco Roberti, sono convinti che Yamine Bouhrama, Khaled Serai e Mohamed Larbi fossero pronti a lasciare l’Italia dopo aver scoperto di essere intercettati. A disposizione avevano apparecchiature che avrebbero consentito loro di scoprire le «cimici» piazzate dagli investigatori nei loro appartamenti. Ma non solo.
Durante l’udienza preliminare che si è svolta ieri nel carcere di Poggioreale il pubblico ministero ha contestato tra l’altro a Bouhrama, tre colloqui. In una conversazione con un connazionale che si trovava a Parigi, l’uomo avrebbe parlato di una nave carica di esplosivo grande «come il Titanic» che doveva arrivare in Italia. In un’altra, commentando un servizio televisivo su un attentato terroristico avrebbe accennato a una «festa più grande» da organizzare. E ancora, avrebbe pronunciato frasi su un’azione da realizzare «con un aereo in un villaggio turistico».
LA CONVALIDA - Millanterie? Durante l’interrogatorio di ieri Bouhrama ha negato di aver mai parlato di attentati. Il giudice si è riservato la decisione sulla convalida del suo fermo. Oggi toccherà agli altri due algerini chiusi nel carcere di Brescia: Serai viveva a Bedizzole, Larbi a Paderno Franciacorta. Anche loro sono sospettati di far parte del «Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento», di aver avuto contatti con «cellule» terroristiche di Norvegia e Gran Bretagna.
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