Da La Repubblica del 24/11/2005
L'ex dittatore cileno domani compirà 90 anni. Nell'inchiesta sugli orrori scambio di accuse con l'ex capo della polizia segreta
Pinochet arrestato: torture? Non c'entro
Torna ai domiciliari per i conti segreti. "Non davo io l'ordine di uccidere"
di Omero Ciai
Rinvio a giudizio e arresti domiciliari per frode fiscale. S'è conclusa così ieri a Santiago l'inchiesta del giudice Cerdas sui 128 conti segreti della famiglia Pinochet nella banca americana Riggs. Nella stessa inchiesta sono già stati rinviati a giudizio la moglie e un figlio di Pinochet, Marco Antonio. Ma ieri è toccato al grande capo che - domani - festeggerà i suoi novant'anni. Pinochet verrà processato anche per falsificazione di passaporto (ne aveva quattro falsi) e malversazione di fondi pubblici. È molto probabile che comunque un piccolo regalo lo riceva. Perché la Corte suprema potrebbe, tra poche ore, sostituire gli arresti domiciliari (per un novantenne malato è esclusa la possibilità di fuga all'estero) con una cauzione di 19mila dollari. Insieme a quella sulle frodi fiscali sta per concludersi anche un'altra inchiesta che riguarda torture, omicidi e violazioni dei diritti umani. Nei giorni scorsi Pinochet è stato messo a confronto con Manuel Contreras, l'ex capo della polizia segreta (la Dina) e dei suoi centri di tortura. Quel che segue è un estratto del confronto davanti al giudice Victor Montiglio.
Il giudice: «Riconosce la persona qui presente?».
Pinochet: «Sì, la persona che ho di fronte è il generale Manuel Contreras».
Il giudice: «Generale Contreras conferma che il generale Pinochet era il capo diretto della Dina (polizia segreta) in quanto comandante in capo dell'esercito, presidente della Giunta e, in seguito, presidente della Repubblica?».
Contreras: «Certo. Aggiungo soltanto una precisazione. Non lo era come comandante in capo dell'esercito. La Dina non dipendeva dall'esercito. In un primo momento dipendeva dalla Giunta militare, poi direttamente dal presidente della Repubblica. Il presidente era il generale Pinochet».
(Contreras passa a Pinochet una fotocopia del decreto n.°521 e Pinochet la legge).
Pinochet: «Non sono mai stato capo diretto della Dina. Essa dipendeva da tutta la Giunta di governo, come dice anche il decreto».
(Contreras mostra a Pinochet un documento nel quale il capo della Giunta di governo - ossia lui - certifica che «il tenente colonnello Manuel Contreras è il suo delegato per realizzare qualsiasi operazione di fronte ad altri organismi dello Stato»).
Pinochet: «Questo documento dice soltanto che tutti gli organismi dovevano concedere appoggio e risolvere quello che lui sollecitava».
Contreras: «Nell'esercito l'ufficiale delegato rappresenta il capo».
Il giudice: «Generale Contreras, lei conferma che come direttore della Dina riferiva esclusivamente al generale Pinochet di tutte le azioni compiute?».
Contreras: «Confermo. Aggiungo che quando parlo di esclusiva, voglio dire che riferivo personalmente a voce al generale Pinochet. Poi per scritto, attraverso un bollettino quotidiano, venivano informati anche agli altri membri della Giunta di governo».
Pinochet: «Non ricordo bene. Però credo che riferiva a me a voce e agli altri quattro membri della Giunta con il bollettino per non dover ripetere le stesse cose».
Il giudice: «Generale Contreras, lei conferma che la Dina non effettuò mai nessuna attività che non fosse stata ordinata dal generale Pinochet e che, questa organizzazione, per legge, obbediva ad una struttura gerarchica e disciplinata?».
Contreras: «Confermo».
Pinochet: «Ma com'è possibile? Avrei dovuto dedicarmi interamente alla Dina, che svolgeva decine di attività, non avrei potuto fare nient'altro per sapere tutto (...) Chi comandava nella Dina era il generale Contreras, non io».
Contreras: «Io comandavo quello che il Presidente mi ordinava».
Pinochet: «Non mi ricordo nulla di quello che Contreras sta dicendo».
Il giudice: «Conferma anche che il generale Pinochet sarebbe responsabile di qualsiasi violazione dei diritti umani commessa dalla Dina in quanto ne era il responsabile effettivo?»
Contreras: «Io sostengo che il Presidente, essendo il superiore diretto della Dina, dovrebbe aver risposto pubblicamente di tutto ciò che si accusa alla Dina (...)
Pinochet: «Io non ero superiore diretto della Dina. Il superiore diretto era tutta la Giunta di governo come si dice nel decreto 521».
Contreras: «Come ho già spiegato il D. L. 521, che crea la Dina, stabilisce che essa dipenderà dalla Giunta di governo, ma questo era così quando la Giunta era un potere esecutivo ma già alla fine del giugno 1974 la Dina passò ad essere comandata personalmente dal generale Pinochet, che era diventato il Presidente».
Il giudice: «È vero, come ha affermato il generale Leigh, che Contreras passava a prenderla tutte le mattine e che, facendo colazione, discutevate le azioni della Dina?».
Pinochet: «È una menzogna. L'avrò visto al massimo qualche volta e comunque non me ne ricordo».
Il giudice: «Generale lei vedeva tutti i giorni il Presidente?».
Contreras: «Sì, tutti i giorni».
Pinochet: «Insisto, il generale Contreras, come capo del servizio, è responsabile di tutto ciò di cui viene accusata la Dina. Come posso essere io il responsabile? Posso al massimo avere una responsabilità indiretta. Comunque non mi ricordo, non ho mai avuto a che fare con queste cose».
Il giudice: «Riconosce la persona qui presente?».
Pinochet: «Sì, la persona che ho di fronte è il generale Manuel Contreras».
Il giudice: «Generale Contreras conferma che il generale Pinochet era il capo diretto della Dina (polizia segreta) in quanto comandante in capo dell'esercito, presidente della Giunta e, in seguito, presidente della Repubblica?».
Contreras: «Certo. Aggiungo soltanto una precisazione. Non lo era come comandante in capo dell'esercito. La Dina non dipendeva dall'esercito. In un primo momento dipendeva dalla Giunta militare, poi direttamente dal presidente della Repubblica. Il presidente era il generale Pinochet».
(Contreras passa a Pinochet una fotocopia del decreto n.°521 e Pinochet la legge).
Pinochet: «Non sono mai stato capo diretto della Dina. Essa dipendeva da tutta la Giunta di governo, come dice anche il decreto».
(Contreras mostra a Pinochet un documento nel quale il capo della Giunta di governo - ossia lui - certifica che «il tenente colonnello Manuel Contreras è il suo delegato per realizzare qualsiasi operazione di fronte ad altri organismi dello Stato»).
Pinochet: «Questo documento dice soltanto che tutti gli organismi dovevano concedere appoggio e risolvere quello che lui sollecitava».
Contreras: «Nell'esercito l'ufficiale delegato rappresenta il capo».
Il giudice: «Generale Contreras, lei conferma che come direttore della Dina riferiva esclusivamente al generale Pinochet di tutte le azioni compiute?».
Contreras: «Confermo. Aggiungo che quando parlo di esclusiva, voglio dire che riferivo personalmente a voce al generale Pinochet. Poi per scritto, attraverso un bollettino quotidiano, venivano informati anche agli altri membri della Giunta di governo».
Pinochet: «Non ricordo bene. Però credo che riferiva a me a voce e agli altri quattro membri della Giunta con il bollettino per non dover ripetere le stesse cose».
Il giudice: «Generale Contreras, lei conferma che la Dina non effettuò mai nessuna attività che non fosse stata ordinata dal generale Pinochet e che, questa organizzazione, per legge, obbediva ad una struttura gerarchica e disciplinata?».
Contreras: «Confermo».
Pinochet: «Ma com'è possibile? Avrei dovuto dedicarmi interamente alla Dina, che svolgeva decine di attività, non avrei potuto fare nient'altro per sapere tutto (...) Chi comandava nella Dina era il generale Contreras, non io».
Contreras: «Io comandavo quello che il Presidente mi ordinava».
Pinochet: «Non mi ricordo nulla di quello che Contreras sta dicendo».
Il giudice: «Conferma anche che il generale Pinochet sarebbe responsabile di qualsiasi violazione dei diritti umani commessa dalla Dina in quanto ne era il responsabile effettivo?»
Contreras: «Io sostengo che il Presidente, essendo il superiore diretto della Dina, dovrebbe aver risposto pubblicamente di tutto ciò che si accusa alla Dina (...)
Pinochet: «Io non ero superiore diretto della Dina. Il superiore diretto era tutta la Giunta di governo come si dice nel decreto 521».
Contreras: «Come ho già spiegato il D. L. 521, che crea la Dina, stabilisce che essa dipenderà dalla Giunta di governo, ma questo era così quando la Giunta era un potere esecutivo ma già alla fine del giugno 1974 la Dina passò ad essere comandata personalmente dal generale Pinochet, che era diventato il Presidente».
Il giudice: «È vero, come ha affermato il generale Leigh, che Contreras passava a prenderla tutte le mattine e che, facendo colazione, discutevate le azioni della Dina?».
Pinochet: «È una menzogna. L'avrò visto al massimo qualche volta e comunque non me ne ricordo».
Il giudice: «Generale lei vedeva tutti i giorni il Presidente?».
Contreras: «Sì, tutti i giorni».
Pinochet: «Insisto, il generale Contreras, come capo del servizio, è responsabile di tutto ciò di cui viene accusata la Dina. Come posso essere io il responsabile? Posso al massimo avere una responsabilità indiretta. Comunque non mi ricordo, non ho mai avuto a che fare con queste cose».
Sullo stesso argomento
Articoli in archivio
Pinochet exageró sus problemas de salud
Médicos confirman que la salud del ex dictador chileno le permite enfrentar procesos judiciales.
Médicos confirman que la salud del ex dictador chileno le permite enfrentar procesos judiciales.
su La Prensa del 17/11/2005
JUICIO AL EX DICTADOR
La Corte Suprema de Chile levanta la inmunidad a Pinochet y facilita que sea procesado por corrupció
La Corte Suprema de Chile levanta la inmunidad a Pinochet y facilita que sea procesado por corrupció
su El Mundo del 20/10/2005
L'annuncio del presidente Lagos. Le violenze sui minori di 12 anni per spingere gli oppositori del regime a confessare
"Così Pinochet torturava i bambini"
Cile, la commissione d'inchiesta rivela almeno 87 casi. La maggior parte dei piccoli arrestati insieme ai genitori
"Così Pinochet torturava i bambini"
Cile, la commissione d'inchiesta rivela almeno 87 casi. La maggior parte dei piccoli arrestati insieme ai genitori
di Omero Ciai su La Repubblica del 02/06/2005