Da Corriere Canadese del 06/01/2006
Originale su http://www.corriere.com/viewstory.php?storyid=46901
Ponte e mafia, deciso il processo
Messina: l'ingegnere Giuseppe Zappia a giudizio il 16 marzo
di Astolfo Perrongelli
Dovrà presentarsi davanti a un tribunale di Roma accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e alterazione di gara d'appalto. Per la procura distrettuale antimafia della Capitale, l'ingegnere Giuseppe Zappia, 80 anni compiuti lo scorso mese di dicembre, avrebbe dovuto costruire il ponte sullo Stretto di Messina, coi soldi della mafia nordamericana, in particolare con quelli del presunto boss canadese Vito Rizzuto. Il processo è fissato per il 16 marzo.
Il suo fidato braccio destro, Sivalingam Sivabavanandan, arrestato nei mesi scorsi in Francia e successivamente estradato in Italia, ha invece patteggiato una condanna a due anni di reclusione. Intanto, nelle scorse settimane, il giudice per le indagini preliminari della Dda di Roma ha posto in libertà Giuseppe Zappia, dopo un anno di arresti domiciliari.
L'inchiesta sulle presunte infiltrazioni mafiose nella realizzazione del Ponte di Messina era scattata il 12 febbraio del 2005. La Dda romana aveva emesso cinque ordinanze di custodia cautelari, di cui era stata eseguita soltanto quella domiciliare di Zappia. Il provvedimento restrittivo riguardava anche il broker Filippo Ranieri, 68 anni canadese, Sivalingam Sivabavanandan di Londra, Hakim Hammoudi, 42 anni, di Parigi e il presunto capomafia di Montréal, Vito Rizzuto, 60 anni.
Gli investigatori avevano eseguito perquisizioni in diverse città europeee acquisendo un'imponente mole di documenti. Ma la base sulla quale gli inquirenti avevano costruito il castello accusatorio erano le centinaia di intercettazioni telefoniche. In una di queste registrata il 30 ottobre 2003 Filippo Ranieri si rivolgeva all'ingegnere chiedendogli: «Lei sa cosa deve fare signor Zappia? Sì, costruire il ponte di Messina», aveva risposto il professionista. Altra intercettazione ritenuta interessante dagli investigatori era stata captata mesi dopo.
Sempre gli stessi gli interlocutori. Il primo a parlare era stato Zappia: «Se tutto va bene io farò il ponte di Messina e poi farò ritornare in Italia l'amico (per gli inquirenti Rizzuto), e poi bisogna tenere conto dei rapporti tra mafia e la 'ndrangheta».
Per aggiudicarsi la gara d'appalto Zappia si era trasferito in Italia e aveva costituito la Zappia international che aveva partecipato alle preselezioni tecniche ma era stata eliminata. Secondo gli inquirenti, il professionista si sarebbe mosso per partecipare alla realizzazione come socio esterno dell'impresa vincitrice.
Il suo fidato braccio destro, Sivalingam Sivabavanandan, arrestato nei mesi scorsi in Francia e successivamente estradato in Italia, ha invece patteggiato una condanna a due anni di reclusione. Intanto, nelle scorse settimane, il giudice per le indagini preliminari della Dda di Roma ha posto in libertà Giuseppe Zappia, dopo un anno di arresti domiciliari.
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