Lavoro a perdere. Equo e iniquo nella società globale
Edito da Paoline Editoriale Libri, 2005
176 pagine, € 9,50
ISBN 8831529692
di Francesca Fabris, Luciano Scalettari
Quarta di copertina
Il libro, curato da F. Fabris e L. Scalettari, parte da un’analisi di quegli alimenti e oggetti di uso comune, prodotti dai Paesi in via di sviluppo, andando a vedere quali sono le condizioni di lavoro di uomini, donne e spesso bambini, che prestano la loro salute e la loro vita per produrre ciò che i Paesi industrializzati consumano, e quali margini di guadagno sono previsti per pagare il loro salario. I reportage condotti in loco, da giornalisti ed esperti che lavorano sul campo, seguono le varie fasi della filiera di produzione, raccogliendo le testimonianze dirette dei lavoratori. Muovendo da situazioni di forte ingiustizia del mercato tradizionale, si passa a vedere le condizioni di lavoro dei produttori coinvolti dai canali del commercio equo. Queste ultime sono storie di benessere, di solidarietà e di dignità a vantaggio non solo di chi lavora, ma anche dell’intera comunità. Perché i margini di guadagno decisi dal commercio equo, fanno sì che molto rimanga nelle tasche dei produttori i quali, con il meccanismo della cooperativa, reinvestono parte del loro reddito per delle case più sane, per una scuola per tutti, per coinvolgere altri, in un circolo di lavoro virtuoso, che crea sempre maggiore occupazione e benessere. Un capitolo del libro, inoltre, si occupa delle situazioni in cui anche il corpo umano, e in particolare quello del bambino, diventa motivo di speculazioni e affari: la pedopornografia che viaggia su Internet. Il lavoro d’inchiesta, svolto con l’aiuto delle testimonianze di don Di Noto e della polizia postale, mette a nudo ogni tipo di sistema, altamente tecnologico, architettato da una sorta di corporativa che aiuta i pedofili a rimanere nell’anonimato anche quando si tratta di aprire il portafoglio, sfuggendo quindi alla giustizia.
Il libro, curato da F. Fabris e L. Scalettari, parte da un’analisi di quegli alimenti e oggetti di uso comune, prodotti dai Paesi in via di sviluppo, andando a vedere quali sono le condizioni di lavoro di uomini, donne e spesso bambini, che prestano la loro salute e la loro vita per produrre ciò che i Paesi industrializzati consumano, e quali margini di guadagno sono previsti per pagare il loro salario. I reportage condotti in loco, da giornalisti ed esperti che lavorano sul campo, seguono le varie fasi della filiera di produzione, raccogliendo le testimonianze dirette dei lavoratori. Muovendo da situazioni di forte ingiustizia del mercato tradizionale, si passa a vedere le condizioni di lavoro dei produttori coinvolti dai canali del commercio equo. Queste ultime sono storie di benessere, di solidarietà e di dignità a vantaggio non solo di chi lavora, ma anche dell’intera comunità. Perché i margini di guadagno decisi dal commercio equo, fanno sì che molto rimanga nelle tasche dei produttori i quali, con il meccanismo della cooperativa, reinvestono parte del loro reddito per delle case più sane, per una scuola per tutti, per coinvolgere altri, in un circolo di lavoro virtuoso, che crea sempre maggiore occupazione e benessere. Un capitolo del libro, inoltre, si occupa delle situazioni in cui anche il corpo umano, e in particolare quello del bambino, diventa motivo di speculazioni e affari: la pedopornografia che viaggia su Internet. Il lavoro d’inchiesta, svolto con l’aiuto delle testimonianze di don Di Noto e della polizia postale, mette a nudo ogni tipo di sistema, altamente tecnologico, architettato da una sorta di corporativa che aiuta i pedofili a rimanere nell’anonimato anche quando si tratta di aprire il portafoglio, sfuggendo quindi alla giustizia.
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