Il capo dei capi. Vita e carriera criminale di Totò Riina
Edito da Mondadori, 1993
238 pagine, € 14,00
ISBN 8804374497
di Attilio Bolzoni, Giuseppe D'Avanzo
Quarta di copertina
Quando apparve in televisione, la prima reazione del pubblico fu di incredulità. Possibile che il padrone della Sicilia, il mafioso più feroce, il capo dei capi, fosse proprio quel semianalfabeta dagli occhi spiritati?
Una storia di Totò Riina andava dunque scritta, se non altro per dovere verso chi (su tutti, Falcone e Borsellino) aveva compreso come il paesano dai peri incritati, dalle scarpe infangate, fosse personaggio ben diverso da quello che si sforzava e si sforza tuttora di apparire.
La storia di Riina è soprattutto la storia di un gruppo di picciotti corleonesi, cenciosi e spietati, che danno la scalata alla gerarchia di Cosa Nostra, un cripto-governo aristocratico della Sicilia con, almeno fino a vent'anni fa, le sue regole, le sue leggi e una sua pur distorta moralità. Teorico della violenza totale e dell'inganno sistematico, all'interno di un progetto lucidissimo quanto folle, massacro dopo massacro, Totò spazza via l'organigramma eccellente del parlamento mafioso. Le tragedie degli ultimi anni, stragi e attentati, trovano qui il loro innesco: con l'intromissione di un corpo estraneo nel ben oliato ingranaggio della Cupola, nel gentleman's agreement tra i boss e i vertici dello Stato. L'outsider Riina cancella le regole del gioco a colpi di tritolo e, come sostiene il pentito Buscetta, soltanto un potere superiore, un'"Entità", riesce ad assicurargli un incredibile latitanza di ventiquattro anni. Ora, forse, quell'Entità sta per concludere il suo ciclo.
Quando apparve in televisione, la prima reazione del pubblico fu di incredulità. Possibile che il padrone della Sicilia, il mafioso più feroce, il capo dei capi, fosse proprio quel semianalfabeta dagli occhi spiritati?
Una storia di Totò Riina andava dunque scritta, se non altro per dovere verso chi (su tutti, Falcone e Borsellino) aveva compreso come il paesano dai peri incritati, dalle scarpe infangate, fosse personaggio ben diverso da quello che si sforzava e si sforza tuttora di apparire.
La storia di Riina è soprattutto la storia di un gruppo di picciotti corleonesi, cenciosi e spietati, che danno la scalata alla gerarchia di Cosa Nostra, un cripto-governo aristocratico della Sicilia con, almeno fino a vent'anni fa, le sue regole, le sue leggi e una sua pur distorta moralità. Teorico della violenza totale e dell'inganno sistematico, all'interno di un progetto lucidissimo quanto folle, massacro dopo massacro, Totò spazza via l'organigramma eccellente del parlamento mafioso. Le tragedie degli ultimi anni, stragi e attentati, trovano qui il loro innesco: con l'intromissione di un corpo estraneo nel ben oliato ingranaggio della Cupola, nel gentleman's agreement tra i boss e i vertici dello Stato. L'outsider Riina cancella le regole del gioco a colpi di tritolo e, come sostiene il pentito Buscetta, soltanto un potere superiore, un'"Entità", riesce ad assicurargli un incredibile latitanza di ventiquattro anni. Ora, forse, quell'Entità sta per concludere il suo ciclo.
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