Da Amnesty International del 28/09/2004
Originale su http://library.amnesty.it/it_news.nsf/viewdoc?OpenForm&ParentUNID=...
Immigrazione: "Rafforzare la proposta di Convenzione europea contro la tratta di esseri umani"
Roma - Amnesty International e Anti-Slavery International sono tra le oltre cinquanta organizzazioni non governative, europee e non, che chiedono ai 45 Stati membri del Consiglio d’Europa di rafforzare la protezione dei diritti umani delle persone vittime della tratta. La richiesta arriva in occasione della penultima riunione del CAHTEH, il Comitato ad hoc di azione contro la tratta di esseri umani istituito dal Consiglio d’Europa per redigere il testo di una Convenzione europea contro la tratta di esseri umani.
Il numero delle persone che, all’interno del territorio del Consiglio d’Europa, sono affette da questa contemporanea forma di schiavitù, è drammaticamente aumentato nell’ultimo decennio.
“La tratta di esseri umani è, di per sé stesso, una grave violazione dei diritti umani, un’offesa alla dignità e all’integrità degli esseri umani. Per le sue caratteristiche di coercizione, inganno e sfruttamento, è causa di una vasta gamma di abusi nei confronti delle donne. Ciò nonostante, troppo spesso, le vittime della tratta sono considerate dalle autorità come immigrate clandestine e illegali e come criminali piuttosto che come vittime di gravi abusi dei diritti umani. Così, vengono rispedite rapidamente nei paesi di origine, dove in molti casi rischiano di subire vendette o di cadere nuovamente nella rete dei trafficanti. Questo atteggiamento vanifica gli sforzi per portare i responsabili della tratta davanti alla giustizia” – ha dichiarato Mary Cunneen, direttrice di Anti-Slavery International.
“Gli Stati hanno la responsabilità, da soli o in cooperazione con altri, non solo di prendere misure per impedire la tratta e perseguire i trafficanti, ma anche di proteggere e rispettare i diritti umani delle persone vittime di tratta” – ha aggiunto Jili Heine, esperta legale di Amnesty International, che interverrà domani a Strasburgo durante i lavori del CAHTEH.
Amnesty International e Anti-Slavery International hanno apprezzato l’attenzione del Consiglio d’Europa per la tratta di esseri umani e, in particolare, la decisione del Consiglio dei Ministri di incaricare il CAHTEH di redigere la bozza di un trattato europeo che rafforzi la protezione dei diritti umani delle vittime del traffico.
Avendo esaminato l’ultima bozza del trattato, tuttavia, le due organizzazioni ritengono che nelle ultime sue due riunioni il CAHTEH dovrebbe migliorare alcune parti del testo per rispettare il proprio mandato, ovvero sviluppare “un quadro ampio e coerente per la protezione e l’assistenza delle persone vittima di tratta e dei testimoni”. Per fare questo, occorre che gli Stati facciano un passo avanti rispetto alle attuali norme previste negli standard internazionali e regionali e nelle leggi nazionali.
Nella dichiarazione congiunta sottoscritta da oltre 50 organizzazioni non governative che si occupano di tratta e delle questioni collegate, si chiede al CAHTEH di garantire che il testo della Convenzione europea contro la tratta identifichi questo fenomeno come una violazione dei diritti umani e richieda agli Stati di garantire:
- l’immediata e accurata identificazione delle persone vittima di tratta, da parte di personale addestrato e qualificato;
- che le persone vittime di tratta non siano arrestate, incriminate e sottoposte a processo a causa dell’illegalità del loro ingresso o della loro residenza in un paese o del loro coinvolgimento in attività illegali che sono conseguenza della loro condizione di persone vittime di tratta;
- la disponibilità e l’accesso, per le persone vittime di tratta, a una vasta serie di misure di assistenza, nonché di servizi e forme di protezione, che comprendano cure mediche e psicologiche, assistenza legale e ospitalità in condizioni di sicurezza, a seconda delle necessità di ogni persona;
- che ad ogni persona che si ritenga ragionevolmente sia vittima di tratta sia garantito un periodo di almeno tre mesi di soggiorno nel paese (il cosiddetto “periodo di riflessione e recupero”), nel corso del quale la vittima inizi a riprendersi, a sfuggire all’influenza dei trafficanti e a trovare la capacità di prendere una decisione consapevole sul proprio futuro, anche mediante la cooperazione delle forze dell’ordine e in condizioni di sicurezza;
- che al termine del “periodo di riflessione e recupero”, alle persone vittime di tratta sia garantito un permesso di soggiorno di sei mesi rinnovabile sulla base delle loro necessità e della valutazione del rischio, piuttosto che condizionato alla cooperazione delle persone vittime di tratta con le forze dell’ordine;
- che nessuna persona vittima di tratta sia rinviata in un paese in presenza di rischi per la sua vita e la sua salute, compreso il rischio di essere nuovamente coinvolta nella rete dei trafficanti.
Se queste raccomandazioni verranno adottate, il trattato del Consiglio d’Europa potrà colmare un vuoto importante, poiché oggi non esiste alcun trattato che sancisca in modo esauriente gli obblighi degli Stati di proteggere e rispettare i diritti umani delle persone vittime di tratta.
Amnesty International e Anti-Slavery International chiedono inoltre a tutti i governi dei 45 Stati membri del Consiglio d’Europa di svolgere consultazioni sulla bozza di trattato con la società civile, in particolare con le persone e gli organismi che lavorano per contrastare il fenomeno della tratta.
Il numero delle persone che, all’interno del territorio del Consiglio d’Europa, sono affette da questa contemporanea forma di schiavitù, è drammaticamente aumentato nell’ultimo decennio.
“La tratta di esseri umani è, di per sé stesso, una grave violazione dei diritti umani, un’offesa alla dignità e all’integrità degli esseri umani. Per le sue caratteristiche di coercizione, inganno e sfruttamento, è causa di una vasta gamma di abusi nei confronti delle donne. Ciò nonostante, troppo spesso, le vittime della tratta sono considerate dalle autorità come immigrate clandestine e illegali e come criminali piuttosto che come vittime di gravi abusi dei diritti umani. Così, vengono rispedite rapidamente nei paesi di origine, dove in molti casi rischiano di subire vendette o di cadere nuovamente nella rete dei trafficanti. Questo atteggiamento vanifica gli sforzi per portare i responsabili della tratta davanti alla giustizia” – ha dichiarato Mary Cunneen, direttrice di Anti-Slavery International.
“Gli Stati hanno la responsabilità, da soli o in cooperazione con altri, non solo di prendere misure per impedire la tratta e perseguire i trafficanti, ma anche di proteggere e rispettare i diritti umani delle persone vittime di tratta” – ha aggiunto Jili Heine, esperta legale di Amnesty International, che interverrà domani a Strasburgo durante i lavori del CAHTEH.
Amnesty International e Anti-Slavery International hanno apprezzato l’attenzione del Consiglio d’Europa per la tratta di esseri umani e, in particolare, la decisione del Consiglio dei Ministri di incaricare il CAHTEH di redigere la bozza di un trattato europeo che rafforzi la protezione dei diritti umani delle vittime del traffico.
Avendo esaminato l’ultima bozza del trattato, tuttavia, le due organizzazioni ritengono che nelle ultime sue due riunioni il CAHTEH dovrebbe migliorare alcune parti del testo per rispettare il proprio mandato, ovvero sviluppare “un quadro ampio e coerente per la protezione e l’assistenza delle persone vittima di tratta e dei testimoni”. Per fare questo, occorre che gli Stati facciano un passo avanti rispetto alle attuali norme previste negli standard internazionali e regionali e nelle leggi nazionali.
Nella dichiarazione congiunta sottoscritta da oltre 50 organizzazioni non governative che si occupano di tratta e delle questioni collegate, si chiede al CAHTEH di garantire che il testo della Convenzione europea contro la tratta identifichi questo fenomeno come una violazione dei diritti umani e richieda agli Stati di garantire:
- l’immediata e accurata identificazione delle persone vittima di tratta, da parte di personale addestrato e qualificato;
- che le persone vittime di tratta non siano arrestate, incriminate e sottoposte a processo a causa dell’illegalità del loro ingresso o della loro residenza in un paese o del loro coinvolgimento in attività illegali che sono conseguenza della loro condizione di persone vittime di tratta;
- la disponibilità e l’accesso, per le persone vittime di tratta, a una vasta serie di misure di assistenza, nonché di servizi e forme di protezione, che comprendano cure mediche e psicologiche, assistenza legale e ospitalità in condizioni di sicurezza, a seconda delle necessità di ogni persona;
- che ad ogni persona che si ritenga ragionevolmente sia vittima di tratta sia garantito un periodo di almeno tre mesi di soggiorno nel paese (il cosiddetto “periodo di riflessione e recupero”), nel corso del quale la vittima inizi a riprendersi, a sfuggire all’influenza dei trafficanti e a trovare la capacità di prendere una decisione consapevole sul proprio futuro, anche mediante la cooperazione delle forze dell’ordine e in condizioni di sicurezza;
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