Da Il Manifesto del 18/03/2003

Al fronte in cinque stelle

Per ogni soldato combattente ce ne devono essere altri dieci che garantiscono la logistica. Lo ammonivano già i classici della strategia militare, ma questa guerra del golfo ha superato ogni previsione. Tende con aria condizionata, televisione, internet, menù alla carta e quattro docce a settimana. Per i figli ben educati della middle class americana, anche sotto le armi il deserto non può essere troppo scomodo

di Marco D'Eramo

Camp Champion, Camp Commando, Camp Doha, Camp New Jersey, Camp Shoup, Camp Victory, Camp Virginia, così si chiamano le basi americane che costellano il deserto più affollato del mondo, alla frontiera tra Kuwait e Iraq. Il conto alla rovescia per la guerra è già cominciato, e da Camp Commando, nel suo quartiere generale, il Tenente Generale James T. Conway dirige il Primo Corpo di spedizione dei Marines che comprende 50.000 uomini solo in Kuwait e altri 15.000 nella regione, dotati di 120 carri armati M1-A1 (gli inglesi dispongono di 116 carri Challenger-2). Da Camp Commando il generale Conway ha inoltre sotto i suoi ordini 25.000 soldati britannici. Il corpo di spedizione dei Marines comprende anche i 4.000 uomini della Task Force Tarawa (dal nome di una battaglia nel Pacifico della II guerra mondiale) distaccati a Camp Doha, e il Terzo stormo aereo forte di più di 50 jet d'attacco FA-18 e di 50 AV-8B Harrier. E più di 50 elicotteri d'attacco Cobra.

A Camp Virginia si trova invece il quartier generale del corpo di spedizione dell'esercito di terra, agli ordini del tenente generale William S. Wallace, comandante del V Corpo. Il dispiegamento della fanteria non è ancora completo a causa delle tempeste di sabbia che hanno colpito il Kuwait nella prima decade del mese e che ha rallentato lo sbarco del materiale della 101-esima aerotrasportata, forte di 19.000 uomini e 250 elicotteri, di cui 72 Apaches. Ma alcuni dei 5 immensi cargo stanno ancora scaricando in porto e il dispiegamento finale non sarà concluso prima della prossima settimana: se l'attacco dovesse iniziare prima, solo una parte della 101-ma potrà prendervi parte. Pronta al combattimento è solo la Terza Divisione, con 250 carri armati. Pronto è anche l'11 reggimento d'attacco elicotteristico, con una flotta di AH-64 Apaches (così che il V corpo dispone in tutto almeno di 130 Apaches, oltre ai Blaw Hawks da trasporto truppe). A Camp Champion staziona una brigata della 82-ma divisione aerotrasportata, che però non fa parte del V corpo. Secondo il New York Times, è stata messa in stato di preallarme la 173-ma brigata aerotrasportata di stanza in Italia per essere eventualmente schierata nell'Iraq settentrionale.

Ma sarebbe sbagliato guardare solo agli uomini, alle armi, agli elicotteri, ai più di 1.000 aeroplani, alle 5 portaerei (di cui 3 nel Golfo e 2 nel mediterraneo). Se guardiamo solo alle armi e ai soldati, ne traiamo una visione da un lato hollywoodiana e dall'altro anacronistica della guerra: hollywoodiana dove ogni guastatore si porta addosso una riserva apparentemente inesauribile di munizioni, sufficiente alla sconfinata potenza di fuoco dei Rambo e dei Terminator; anacronistica dove le truppe in campagna consistono di nudi accampamenti.

La guerra del XXI secolo è invece una guerra insieme tecnologica e di soldati sovrappeso. Un solo piccolo particolare: pensate all'Afrika Korps di Rommel o alla grande Armata Napoleonica: dove v'immaginate che facessero i loro bisogni i soldati? Fuori dal campo, nel deserto gli uni, nella steppa gelata gli altri; tutt'al più in fosse nere. Ma i soldati moderni non possono, hanno bisogno di tolette. Ecco apparire, nei grandi campi militari, le tolette portatili. Erano già 50.000 per le truppe americane in Kosovo. Allora le forniva la Halliburton (la ditta di cui era amministratore delegato l'attuale vicepresidente Usa Dick Cheney). Chissà quante saranno oggi nel Golfo? A chi saranno state appaltate?

Ma i soldati americani sono figli bene educati della middle class e l'igiene è indispensabile. Ecco allora la necessità di docce: quattro docce alla settimana per i soldati della fanteria, una doccia ogni quattro giorni per i marines della Task Force Tarawa. L'acqua per le docce moltiplica in modo incredibile le scorte necessarie al corpo di spedizione: acqua che va immagazzinata, trasportata, distribuita: equivale all'azienda idrica di una città delle dimensioni di Firenze.

Non basta: questi soldati non sono abituati al caldo. Ecco allora che le tende vengono equipaggiate con aria condizionata. Alcune tende possono ospitare 60 uomini, altre una decina. Ma per far funzionare l'aria condizionata, sono necessari i generatori, e perciò combustibile. Il V corpo di spedizione si sta attrezzando per disporre di 500 cisterne da 20.000 litri per il trasporto di carburante (un totale di 10 milioni di litri) necessario ai carri, alle jeeps, agli elicotteri e anche ai generatori.

Ma più mezzi di trasporto sono implicati, più carburante è necessario, più uomini sono impiegati, che consumano più cibo e più acqua in una spirale senza fine. Nel capitolo sul vettovagliamento del suo capolavoro Della guerra, già Karl von Clausewitz (1780-1831) notava che «una razione per cavallo pesa all'incirca il decuplo di una per uomo, ma il numero di cavalli in un esercito, invece di un decimo di quello degli uomini, ammonta ancor oggi a un terzo/un quarto, sì che il peso della razione per cavallo veniva a essere il triplo, quadruplo o quintuplo di quella per uomo». Soprattutto in aree desertiche, vanno vettovagliati anche gli animali necessari per il trasporto delle vettovaglie, in una spirale senza fine. Un esempio lo fornì nel 1874 la spedizione russa inviata a conquistare il Khiva in Asia centrale: occorsero 8.800 cammelli per nutrire 5.500 soldati.

A tutta questa logistica va aggiunta la logistica indotta: i mezzi da trasporto, gli elicotteri e i carri hanno bisogno di una miriade di meccanici, di officine mobili e garage da campo per le riparazioni, soprattutto in un deserto dove le tempeste di sabbia fanno spesso grippare i motori (altri meccanici, altre tende, altri condizionatori, altra acqua, altro carburante). Poi vi sono gli ospedali da campo, con dottori, anestesisti infermiere e apparecchiature da sala operatoria, per lastre X, oltre a scorte di medicinali, di plasma e sangue (da conservare a bassa temperatura), bende e materiale sterile - tutto ciò senza contare gli immensi ospedali a bordo delle navi attraccate nei porti: ce n'è uno con ben 1.000 posti letto.

D'altra parte i soldati non possono non stare in contatto con le proprie famiglie. Ecco quindi ogni unità avere il suo «Internet cafe» dotato di computer con cui scambiare e-mail con figli, moglie (o marito).

Come George Bush non ha nessuna delle qualità di un Annibale o di un Catilina, pur condividendone alcuni difetti («Corpo resistente alla fame, al freddo, alla veglia, fino all'indicibile: animo audace, subdolo, incostante simulatore e dissimulatore in qualsiasi materia; cupido dell'altro, scialacquatore, del suo...»), così i suoi sudditi, cittadini della florida America, sono soldati moderni che non hanno mai conosciuto privazioni, né stenti, e non capirebbero come facevano i legionari a dormire all'addiaccio, sulla nuda terra, digiuni per giorni, bevendo acqua putrida, nutrendosi a volte di radici e di quel che offriva la campagna.

Il moderno soldato dorme in un bel sacco a pelo su un materassino in una tenda con l'aria condizionata, guardando la tv via satellite, facendosi la doccia e mangiando gamberoni jambalaya (vedi scheda accanto): per misurare la differenza basti pensare che solo 12 anni fa le razioni portatili erano immangiabili scatolette di prosciutto e petti di pollo, mentre ora li aspettano pollo thai e penne all'arrabiata.

Mai avevamo visto un esercito in campagna tanto agiato. Ma quest'agio implica un enorme, immane infrastruttura. Basti pensare che il materiale della sola 101-esima aerotrasportata occupa ben 1.900 container.

Si capisce allora che i manuali di guerra ci dicano che su ogni soldato combattente, ce ne devono essere altri 9-10 che garantiscono logistica, infrastruttura, mantenimento, ricambi in prima linea. Quando ci viene detto che la Grande armata americana ammonta a quasi 300.000 uomini, difficilmente pensiamo che solo 30.000 tra loro saranno realmente in combattimento, mentre tutti gli altri saranno impegnati ad assicurare il funzionamento dell'immane macchina bellica. Così questo minaccioso esercito d'invasione, pronto a costellare di morti e devastazione un'intera regione comincia a prendere l'incongrua fisionomia di quei gruppi rock in cui solo 4 o cinque persone si esibiscono, ma occupano interi alberghi con i loro tecnici, costumisti, elettricisti, macchinisti.

Per i moderni pianificatori del Pentagono un rotolo di carta igienica può essere importante quanto un proiettile di cannone a uranio impoverito: e infatti qualche giorno fa - stando alle agenzie di stampa - quelli della 101-esima aerotrasportata, appena sbarcati in Kuwait, erano preoccupatissimi perché - causa la tempesta di sabbia - non era stato scaricato un lotto di 52.000 rotoli di carta igienica: la più potente forza d'urto della storia rischiava di ritrovarsi nella merda, e aveva cominciato a risparmiare la preziosa fibra di cellulosa. À la guerre comme à la guerre.

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