Da Il Manifesto del 18/03/2003

No e poi no

di Luigi Pintor

Forse stanotte, forse domani o dopo, la guerra sarà entrata nelle nostre case. Non è più un'attesa ma una certezza. Per noi sarà ancora un'immagine, per molti altri la morte fisica. Non comincia la guerra contro un paese e la sua popolazione ma una guerra contro il mondo che non la vuole, contro lo spirito pubblico, contro la ragione, contro la comunità e la convivenza internazionali. Una fredda guerra di aggressione, il giorno della menzogna. Non è più tempo di diplomazia neanche nell'uso delle parole. Chi ne ha memoria ha avvertito qualcosa di nazista nell'ultimatum rivolto al mondo dal triangolo delle Azzorre. Uno stile e un tono hitleriani. La superbia militare, l'autoinvestitura di tre piccoli uomini a demiurghi, la brutalità sbrigativa senza solennità. Tutta questa potenza e sciatteria contro un ex vassallo arabo? Non c'è proporzione, è il prologo di una dottrina che proclama un nuovo ordine e un incontrastato dominio.

Nessuno pensi che sia stato vano sperare il contrario. Se questa guerra non è stata impedita né dall'insorgenza senza precedenti della coscienza pubblica, né dai patti scritti col sangue della seconda guerra mondiale, né da stati e governi di quattro continenti, né dall'autorità spirituale di un sommo pontefice, è stata però dispogliata moralmente e squalificata politicamente anche agli occhi di chi non avversa la guerra in linea di principio. Questo non sminuisce la tragedia e non salverà né consolerà le vittime innocenti ma ci permette di affrontare il presente e il futuro dalla parte giusta e con animo saldo, non con l'animo dei profeti disarmati. Questo patrimonio continuerà a pesare potentemente durante e dopo la guerra contro chi la scatena e contro i suoi funesti effetti.

E' così sconvolgente, lo scenario che si apre (ma era già aperto, da quando una banda glaciale e invasata si è impadronita con frode degli Stati uniti), che ancora vorremmo esorcizzarlo. La militarizzazione di ogni cosa, i fondamentalismi e gli estremismi reciproci, i nazionalismi esasperati, i sobbalzi dell'economia, questa è la lava che erutterà il vulcano. Ma in questa vigilia mettiamo al primo posto il disgusto per la macelleria dei più forti contro i più deboli, di quelle armate signorili contro una popolazione atterrita. Se non apparisse un espediente, ci verrebbe spontaneo ringraziare Karol Wojtyla per l'umana sincerità del suo ultimo appello. Una sincerità che veniva dalla memoria della persona, prima che da un pontefice.

Non potrà farlo ed è illecito anche dirlo, non scenderà da un elicottero nella terra promessa o nella città delle mille e una notte come un pellegrino. Un atto evangelico, anzi messianico, fuori del tempo. Proprio per questo sarebbe un sogno, non un segno ma un sogno, capace di salvare la pace un minuto prima.

Sullo stesso argomento

 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0