Da Corriere della Sera del 17/02/2003
«Dico a Bush che può vincere senza guerra»
Appello di Chirac: «Per disarmare l’Iraq non serve una nuova risoluzione Onu, decidano gli ispettori»
di Massimo Nava
PARIGI - «La Francia non è pacifista». Così titola il settimanale americano Time l’intervista con Jacques Chirac, il cui testo è stato diffuso ieri mattina dall’Eliseo. Non sappiamo quanto il presidente francese sia compiaciuto dell’enorme sostegno popolare al pacifismo di Parigi o quanto sia preoccupato dei rapporti con Washington, messi a rischio dalla diversità di vedute e complicati dagli insulti degli ultimi giorni. Ancora ieri, il senatore dell’Arizona John McCain definiva l’atteggiamento di Chirac uno show da vecchia diva che non sa rassegnarsi al tramonto. Repubblicano, eroe del Vietnam, nel corso di un’intervista televisiva McCain ha dichiarato: «I francesi mi ricordano un’attrice degli anni Quaranta che invecchia, ma che prova ancora a farsi invitare fuori a cena».
Certo è che il presidente francese non fa marcia indietro, anche se continua a non escludere qualsiasi opzione, compresa la guerra. Vediamo i passi principali.
L’OPPOSIZIONE AL CONFLITTO - Per Chirac si rischia di fare il gioco dell’integralismo, di stimolare la vocazione di tanti piccoli Bin Laden, di destabilizzare la regione. «Io sono contrario allo scontro di civiltà. E’ molto difficile far comprendere come si possano spendere somme enormi per una guerra e che non si possano assumere responsabilità per l’aiuto allo sviluppo». Nel pomeriggio gli ha fatto eco il ministro degli Esteri, Dominique de Villepin: «La guerra si può vincere, anche in fretta, ma quanto tempo ci vorrà per vincere la pace?».
LA SECONDA RISOLUZIONE - L’ipotesi, sostenuta da Stati Uniti e Gran Bretagna, trova contraria la Francia. Chirac «non ne vede la ragione», mentre occorre applicare pienamente la 1441, secondo un approccio in due tempi: più tempo e più forza agli ispettori e successiva verifica del lavoro compiuto. «E’ compito degli ispettori fare un rapporto e dire che la loro missione è stata compiuta o che invece è impossibile compiere la missione affidata». «Personalmente - ha aggiunto Chirac - ho scommesso sulla volontà di cooperazione dell’Iraq».
IL SUCCESSO DI BUSH - Secondo il presidente francese «l’Iraq non rappresenta un pericolo immediato». Se il lavoro degli ispettori permetterà di disarmare il regime, gli Usa avranno vinto anche grazie alla misura della loro pressione, alla presenza militare nella zona, senza la quale è evidente che Saddam non avrebbe nemmeno accettato di giocare la partita. «Ma senza spargimento di sangue. Nella vita di un uomo di Stato - ricorda Chirac a Bush - questo conta».
L’ESILIO DI SADDAM - Sia Chirac sia de Villepin hanno ricordato che l’obiettivo della risoluzione dell’Onu è il disarmo dell’Iraq e non un cambio di regime. Tuttavia, il presidente francese ha aggiunto che se Saddam potesse «sparire», «questo sarebbe certamente il miglior servizio che potrebbe rendere al suo Paese. Ma noi pensiamo che questo obiettivo possa essere raggiunto senza ricorrere alla guerra».
L’ANTIAMERICANISMO - Senza modificare posizioni note e la diversità di approccio alla questione irachena, Chirac ha lasciato trasparire la volontà di rinsaldare i rapporti di amicizia e di alleanza con gli Usa e la preoccupazione per i toni raggiunti dalla polemica nei giorni scorsi. «La Francia non è un Paese antiamericano, ma profondamente amico degli Stati Uniti. E la Francia non ha alcuna vocazione di sostenere un regime dittatoriale come quello iracheno. Abbiamo lo stesso obiettivo: l’eliminazione delle armi di distruzione di massa di Saddam».
GIOVINEZZA - «Io amo molto gli Stati Uniti e ho molti amici nel vostro Paese. In America mi trovo bene e amo molto gli hamburger, e ogni volta che vado negli Usa torno a casa con qualche chilo di troppo».
SUPERPOTENZA - «Una società dove uno solo è potente, è una società pericolosa, che provoca sempre reazioni. Per questo siamo per uno mondo multipolare, nel quale l’Europa abbia il proprio posto. Ma la solidarietà transatlantica resta alla base di questo mondo multipolare».
Certo è che il presidente francese non fa marcia indietro, anche se continua a non escludere qualsiasi opzione, compresa la guerra. Vediamo i passi principali.
L’OPPOSIZIONE AL CONFLITTO - Per Chirac si rischia di fare il gioco dell’integralismo, di stimolare la vocazione di tanti piccoli Bin Laden, di destabilizzare la regione. «Io sono contrario allo scontro di civiltà. E’ molto difficile far comprendere come si possano spendere somme enormi per una guerra e che non si possano assumere responsabilità per l’aiuto allo sviluppo». Nel pomeriggio gli ha fatto eco il ministro degli Esteri, Dominique de Villepin: «La guerra si può vincere, anche in fretta, ma quanto tempo ci vorrà per vincere la pace?».
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IL SUCCESSO DI BUSH - Secondo il presidente francese «l’Iraq non rappresenta un pericolo immediato». Se il lavoro degli ispettori permetterà di disarmare il regime, gli Usa avranno vinto anche grazie alla misura della loro pressione, alla presenza militare nella zona, senza la quale è evidente che Saddam non avrebbe nemmeno accettato di giocare la partita. «Ma senza spargimento di sangue. Nella vita di un uomo di Stato - ricorda Chirac a Bush - questo conta».
L’ESILIO DI SADDAM - Sia Chirac sia de Villepin hanno ricordato che l’obiettivo della risoluzione dell’Onu è il disarmo dell’Iraq e non un cambio di regime. Tuttavia, il presidente francese ha aggiunto che se Saddam potesse «sparire», «questo sarebbe certamente il miglior servizio che potrebbe rendere al suo Paese. Ma noi pensiamo che questo obiettivo possa essere raggiunto senza ricorrere alla guerra».
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