Da La Stampa del 28/03/2003
«Ho deciso di dimettermi perché non credo più alla mia America»
di Giulietto Chiesa
Caro Segretario di Stato, le scrivo per dimettermi dal servizio Esteri degli Stati Uniti e dalla mia carica di consigliere politico nell'ambasciata di Atene, a partire dal 7 marzo. Lo faccio con l'animo oppresso (...). Sono stato pagato per capire linguaggi e culture straniere, per aiutare diplomatici e scienziati, politici e giornalisti, a persuadersi che gli interessi statunmitensi e i loro fondamentalmente coincidono (...). Non lo credo più. Le politiche che mi si chiede di sostenere sono incompatibili non solo con i valori americani, ma anche con gli interessi americani (...). sacrificare gli interessi globali alle esigenze politiche di casa non è certamente cosa nuova, o problema solo americano. Ma non abbiamo mai assistito ad una tale, sistematica distorsione dell'intelligenza, a una tale sistematica manipolazione dell'opinione pubblica americana dai tempi della guerra nel Vietnam.
La tragedia dell'11 settembre ci ha resi più forti che mai, raccogliendo intorno a noi una vasta coalizione che, per la prima volta, ha permesso di lanciare una sistematica lotta contro il terrorismo. Ma, invece di trarre vantaggio da questo successo e costruire su di esso, questa amministrazione ha scelto di fare del terrorismo uno strumento di uso domenstico (...). Noi diffondiamo un terrore e una confusione sproporzionati nelle menti dei nostri concittadini, collegando arbitrariamente problemi che non hanno tra loro relazione, come il terrorismo e l'Iraq (...).
Signor Segretario io ho un enorme rispetto per il suo carattere e la sua abilità (...) ma la sua lealtà al presidente è andata troppo oltre. Noi stiamo sottoponendo a tensioni insopportabili un sistema internazionale di leggi, di trattati di organizzazioni (...). Mi dimetto perché non riesco più a riconciliare la mia coscienza e la mia professionalità nel rappresentare questa amministrazione».
Ho ricevuto questa lettera da un amico, un professore dell'Università del Vermont. La firma è di John Brady Kiesling, diplomatico di carriera che ha servito in diverse ambasciate Usa, da Tel Aviv, a Casablanca, a Erevan. Il segretario è Colin Powell.
La tragedia dell'11 settembre ci ha resi più forti che mai, raccogliendo intorno a noi una vasta coalizione che, per la prima volta, ha permesso di lanciare una sistematica lotta contro il terrorismo. Ma, invece di trarre vantaggio da questo successo e costruire su di esso, questa amministrazione ha scelto di fare del terrorismo uno strumento di uso domenstico (...). Noi diffondiamo un terrore e una confusione sproporzionati nelle menti dei nostri concittadini, collegando arbitrariamente problemi che non hanno tra loro relazione, come il terrorismo e l'Iraq (...).
Signor Segretario io ho un enorme rispetto per il suo carattere e la sua abilità (...) ma la sua lealtà al presidente è andata troppo oltre. Noi stiamo sottoponendo a tensioni insopportabili un sistema internazionale di leggi, di trattati di organizzazioni (...). Mi dimetto perché non riesco più a riconciliare la mia coscienza e la mia professionalità nel rappresentare questa amministrazione».
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