Da Corriere della Sera del 02/04/2003
Casa Bianca, lite sull’Iraq liberato
Il piano segreto per il governo post-bellico divide di nuovo Powell e Rumsfeld
di Ennio Caretto
WASHINGTON - Un premier americano, il generale a riposo Jay Garner; ventitré ministri americani ognuno con quattro consiglieri iracheni; il potere supremo al comandante in capo delle forze armate americane Tommy Franks. Questo, in sintesi, il piano segreto del Pentagono, attualmente in preparazione in Kuwait, per un governo di transizione in Iraq nel dopo Saddam. Transizione che potrebbe durare due o tre anni, in attesa della formazione di un governo iracheno vero e proprio. Lo svela il giornale inglese The Guardian , precisando che le autorità americane, su autorizzazione di Franks, si insedieranno a una a una nelle città «liberate» a guerra ancora in corso, forse nelle prossime settimane. La rivelazione del Guardian , confermata dal Washington Post , ha scosso l'Onu, che vuole avere un ruolo politico nella ricostruzione dell'Iraq, e le diplomazie europee e mediorientali, che speravano nella ripresa della collaborazione con gli Usa una volta finito il conflitto. E' il segno che l'amministrazione ha compiuto un'altra scelta unilaterale, e che la crisi irachena potrebbe destabilizzare l'intera regione del Golfo Persico.
Secondo il Washington Post , il piano ha causato una nuova rottura tra il ministro della Difesa Donald Rumsfeld, il leader dei falchi, e il segretario di Stato Colin Powell, il leader delle colombe. La settimana scorsa Powell aveva accennato pubblicamente a un protettorato militare Usa per l'Iraq, ma «con l’Onu come coordinatore speciale», formula vicina a quella del premier inglese Tony Blair, ansioso di riportare Bush sulla strada del multilateralismo. Inoltre, aveva delineato un veloce passaggio a un governo civile iracheno. Powell si sarebbe scontrato con Rumsfeld anche sul leader iracheno che, una volta smantellata l’amministrazione americana (forse dopo anni), dovrebbe guidare l’Iraq, caldeggiando la nomina di Adnan Pachachi contro Ahmed Chalabi. Pachachi, un sunnita di 80 anni che fu ministro degli Esteri, è altresì il candidato della Cia; Chalabi, un banchiere sciita di 61 anni, è invece l'uomo del Pentagono e del Congresso.
In base a una direttiva della Casa Bianca, Pentagono e Dipartimento di Stato dovrebbero spartirsi i ministeri in Iraq. Il Washington Post riferisce però che Rumsfeld ha bocciato otto dei ministri scelti da Powell, tra cui alcuni ex ambasciatori presso i Paesi arabi. A sua volta Rumsfeld è incappato nel «no» della Casa Bianca quando ha proposto di affidare il ministero dell’Informazione all'ex direttore della Cia, James Woolsey. Oltre a Garner, che al Pentagono dirige l'Ufficio ricostruzione e assistenza dell’Iraq, l'unica nomina certa per ora sembra quella di Walter Slocum a ministro della Difesa. Slocum, l'ex sottosegretario al Pentagono nell'amministrazione Clinton, ha alle spalle l'esperienza della Bosnia e del Kosovo. Neppure Garner sarebbe felice della situazione: vorrebbe sottrarsi alla supervisione di Franks, che appare sempre più il MacArthur dell’Iraq, ripercorrendo la parabola del conquistatore del Giappone.
All’Onu a New York, il segretario generale Kofi Annan ha rifiutato di commentare le rivelazioni del Guardian e del Washington Post ma non ha escluso che «l'Onu possa svolgere una funzione importante» nel dopo Saddam. «Per ora siamo impegnati negli aiuti - ha proseguito Annan - ma forse il Consiglio di Sicurezza ci chiederà di assumere altre responsabilità. Dipenderà dalle consultazioni in corso». Il segretario ha di nuovo ammonito che con l’arrivo del caldo nelle città irachene potrebbe verificarsi un disastro umanitario. «Le nazioni arabe preparano una convocazione dell'Assemblea generale - ha concluso Annan - per chiedere la cessazione delle ostilità e la nostra mediazione».
Secondo il Washington Post , il piano ha causato una nuova rottura tra il ministro della Difesa Donald Rumsfeld, il leader dei falchi, e il segretario di Stato Colin Powell, il leader delle colombe. La settimana scorsa Powell aveva accennato pubblicamente a un protettorato militare Usa per l'Iraq, ma «con l’Onu come coordinatore speciale», formula vicina a quella del premier inglese Tony Blair, ansioso di riportare Bush sulla strada del multilateralismo. Inoltre, aveva delineato un veloce passaggio a un governo civile iracheno. Powell si sarebbe scontrato con Rumsfeld anche sul leader iracheno che, una volta smantellata l’amministrazione americana (forse dopo anni), dovrebbe guidare l’Iraq, caldeggiando la nomina di Adnan Pachachi contro Ahmed Chalabi. Pachachi, un sunnita di 80 anni che fu ministro degli Esteri, è altresì il candidato della Cia; Chalabi, un banchiere sciita di 61 anni, è invece l'uomo del Pentagono e del Congresso.
In base a una direttiva della Casa Bianca, Pentagono e Dipartimento di Stato dovrebbero spartirsi i ministeri in Iraq. Il Washington Post riferisce però che Rumsfeld ha bocciato otto dei ministri scelti da Powell, tra cui alcuni ex ambasciatori presso i Paesi arabi. A sua volta Rumsfeld è incappato nel «no» della Casa Bianca quando ha proposto di affidare il ministero dell’Informazione all'ex direttore della Cia, James Woolsey. Oltre a Garner, che al Pentagono dirige l'Ufficio ricostruzione e assistenza dell’Iraq, l'unica nomina certa per ora sembra quella di Walter Slocum a ministro della Difesa. Slocum, l'ex sottosegretario al Pentagono nell'amministrazione Clinton, ha alle spalle l'esperienza della Bosnia e del Kosovo. Neppure Garner sarebbe felice della situazione: vorrebbe sottrarsi alla supervisione di Franks, che appare sempre più il MacArthur dell’Iraq, ripercorrendo la parabola del conquistatore del Giappone.
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