Da Corriere della Sera del 07/04/2003

«Americani al comando per almeno sei mesi»

La dottrina Wolfowitz: i militari potrebbero restare anni, come fu per Hitler. Kofi Annan convoca il Consiglio di sicurezza

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Il tono di voce è affabile, ma il messaggio di Paul Wolfowitz è rigido: l'Iraq «libero» sarà per almeno sei mesi, probabilmente molto di più, un protettorato Usa. In un blitz televisivo, tre interviste ai «talk show» della domenica, il sottosegretario alla difesa, detto «Wolfowitz d'Arabia» del suo piano di cambiare gli equilibri del Golfo Persico e del Medio Oriente, il piano abbracciato da George Bush, sottolinea tre punti. Il primo è che nell'Iraq del Nord quello curdo, occorsero sei mesi per varare un governo autonomo, «ma a Bagdad la situazione è molto più complessa e ci vorrà più tempo». Il secondo punto è che «è possibile» una presenza militare americana in Iraq di parecchi anni, sul modello della Germania dopo Hitler: «E' troppo presto per dirlo - spiega Wolfie,così lo chiamano gli amici, - bisognerà prima stabilire una partnership con il futuro governo iracheno». Il terzo è che l'Onu «non avrà un ruolo esecutivo perché il potere non può andare a entità esterne all'Iraq» anche se sarà chiamato a partecipare alla ricostruzione irachena «che costituirà il programma numero uno della comunità internazionale».
E' il messaggio opposto a quello lanciato la settimana scorsa da Bush e dal premier inglese Tony Blair, che «gli Usa e l'Inghilterra non resteranno in Iraq un giorno in più del necessario», e dal segretario di stato Colin Powell che «si coordineranno con l'Onu». Riflette il timore espresso dal politologo James Follows che l'amministrazione ritenga l'Iraq «il cinquantunesimo Stato americano», e va contro il consiglio dell'ex presidente Bill Clinton a Bush di «essere saggio» e di affidarne il controllo al Palazzo di Vetro di New York. Ma al Congresso, sempre più preoccupato del dopo Saddam, pochi dubitano che sia il messaggio vincente. Paul Wolfowitz, l'ideologo di Donald Rumsfeld, il ministro della Difesa più aggressivo della storia americana moderna, è considerato il Grande vecchio del nuovo Iraq. E' il padre non solo della guerra in corso ma anche del futuro assedio della Siria e dell'Iran, due «Stati canaglia» sul suo libro nero. Un progetto che comporta l'utilizzo di Bagdad come base politica e militare Usa.
Alla vigilia del vertice tra Bush e Blair oggi e domani al castello di Hillsborough presso Belfast, le asserzioni di Wolfowitz sanno di fatto compiuto: Bush aiuterà Blair a promuovere la pace nell'Irlanda nel Nord e in Medio Oriente ma in cambio ne chiederà l'avallo al «progetto Wolfie» per l'Iraq. Il vertice sarà accompagnato dall'annuncio, domani nel Kuwait, dei nomi dei commissari del governo americano che assumerà pieni poteri a Bagdad: lo darà il generale Jay Garner, il proconsole del comandante delle forze armate nel Golfo Tommy Franks. Secondo Newsweek , per placarlo Bush ha promesso a Blair che in parallelo verrà installata nelle zone liberate la reclamizzata autorità irachena a interim, e che sarà composta in prevalenza da iracheni dell'Iraq non esiliati: «Bush non s'immagina di paracadutare gente dall’esterno» scrive la rivista. Wolfowitz conferma: «Sarà una autorità aperta a tutti gli iracheni».
Ma la conferma sembra smentita dalle rivelazioni del vice capo di stato maggiore il generale Peter Pace che «500 combattenti per la libertà sono già stati aviotrasportati in Iraq dall’estero, appoggiano le truppe Usa sul terreno, e formeranno il nucleo del nuovo esercito di Bagdad». Sono uomini del Congresso nazionale iracheno fondato da Ahmad Chalabi, in esilio da 40 anni, sgradito al segretario di stato Colin Powell. Chalabi, che al network tv Cbs ha dichiarato che le forze statunitensi potrebbero dover rimanere in Iraq per almeno due anni finché non si tengano regolari elezioni e si insedi un governo democratico, non nasconde le sue mire di comando: un suo portavoce dichiara che «i combattenti per la libertà» sono di più, ammontano a 700 nella sola Nassiriya. Il generale Pace aggiunge: «Gli iracheni sapranno scegliersi un governo».
C’è il rischio di un’altra battaglia all'Onu, che in Iraq non intende fare solo la crocerossina, e un’altra frattura tra gli Usa da un lato e dall’altro la Russia, la Francia e la Germania. Per evitarla Bush manda a Mosca il consigliere della sicurezza nazionale Condoleezza Rice a convincere il presidente russo Putin a collaborare, mentre il segretario dell’Onu Kofi Annan convoca il Consiglio di sicurezza per una riunione informativa stamani.

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