Da Corriere della Sera del 14/04/2003

Bush ora accusa Damasco «Nasconde ordigni chimici»

Monito alla Siria: «Guardi cos’è successo in Iraq» Washington alza il tono, ma offre la via diplomatica

di Ennio Caretto

WASHINGTON - E' la volta della Siria? Mentre ancora si combatte in Iraq, il presidente Bush ammonisce che «gli Stati Uniti credono che Damasco abbia armi chimiche». Quasi a fugare il timore che un'altra guerra sia già in preparazione, Bush aggiunge però che «ogni situazione richiede una risposta diversa». «Una cosa dopo l'altra», dice. «Adesso siamo in Iraq. La prossima cosa, per quanto riguarda la Siria, è che collabori». E con enfasi: «Deve collaborare con la nostra coalizione, l’ho già detto e lo ripeto, non deve offrire rifugio ai leader iracheni, baathisti, militari, gente che deve rendere conto delle proprie azioni». Il presidente americano conclude che saranno fatte al regime di Damasco richieste dirette, come quella di venerdì scorso, che portò alla chiusura delle frontiere con l’Iraq. L'ambasciatore siriano a Washington Imad Moustafà reagisce con furia: «Sono falsità, la campagna di disinformazione Usa è incominciata con la crisi dell'Iraq. Noi siamo pronti a collaborare per eliminare le armi di distruzione di massa dal Medio Oriente, a cominciare dalle atomiche di Israele».
Il monito alla Siria non è accidentale. Poche ore prima il ministro della Difesa Donald Rumsfeld ne ha lanciato uno ancora più minaccioso. Bush si ferma a parlare ai media al rientro alla Casa Bianca da Camp David per rafforzarlo. Ma con un clamoroso elemento in più: la denuncia degli armamenti chimici, veri o presunti, forse la prima di molte a venire. «L'esempio dell'Iraq - sottolinea - dimostra la serietà delle nostre intenzioni su questo problema». E' la conferma che l'amministrazione discute misure contro gli altri «Stati canaglia» in possesso di mezzi di distruzione di massa, la Corea del Nord, la Siria e l'Iran, che mira a un nuovo assetto nel Medio Oriente e nel Golfo Persico, la Pax americana, e che ha deciso di uscire allo scoperto. La conferma che i falchi insistono per una nuova, risolutiva prova di forza, per «battere il ferro mentre è caldo» come dice il loro ideologo Paul Wolfowitz, contro l’opposizione delle colombe.
Per ora, Bush sembra puntare a una soluzione diplomatica e infatti cita il caso della Corea del Nord che, ammaestrata dal conflitto iracheno, ha acconsentito a negoziati multilaterali sul suo programma nucleare: «Sono la sede migliore, e può darsi che producano frutti» commenta il presidente. «Sono ottimista». Ma è chiaro che Bush ha ingaggiato un braccio di ferro con la Siria, e che intende piegarla.
Rumsfeld lo ha anticipato in due interviste alle tv Cbs e Nbc . «Se la Siria avesse accolto Saddam Hussein - ha affermato il capo del Pentagono - avrebbe commesso il più grave degli errori. Ne ha già fatti molti dimostrando un pessimo giudizio». Il ministro della Difesa non ha accusato apertamente Damasco di avere armi chimiche e batteriologiche, forse sapeva che più tardi lo avrebbe fatto Bush e si era impegnato a tacere. Ma ha sottol-ineato che per l'America l'unico modo di difendersi da attentati di Stati canaglia e gruppi terroristici è l'azione preventiva.
L'apertura del dossier siriano in concomitanza con la schiarita nordcoreana solleva interrogativi sull'Iran. Né Bush né Rumsfeld, tuttavia, ne parlano. Evidentemente, c'è un preciso ordine di precedenza.
L'amministrazione tiene la Siria nel mirino da un anno, da quando il sottosegretario John Bolton dichiarò che «produce gas nervino e Sarin e sta cercando di produrre il Vx» una sostanza più micidiale. Il suo appoggio a Saddam nella guerra è stata la goccia che fa traboccare il vaso. Rumsfeld lo evidenzia. «Abbiamo ucciso o catturato un mucchio di combattenti siriani in Iraq, gli ultimi la notte scorsa. Abbiamo bloccato autobus carichi di siriani, che abbiamo spedito indietro o imprigionati». La Siria, prosegue, «sta già pagando un caro prezzo: chi vuole investire in Siria, chi vuole farvi del turismo?». Quando gli intervistatori gli chiedono se ciò significhi che ne pagherà anche un altro, la guerra, il ministro sbotta: «Se lo sapessi, non ve lo direi. Ma non sono io a decidere».

Sullo stesso argomento

Articoli in archivio

Contro il regime la Casa Bianca riproduce il modello-Iraq: accuse e minacce
Per i falchi di Washington Damasco è già nel mirino
Il conflitto può essere un afrodisiaco elettorale e Bush pensa già al voto del 2004
di Vittorio Zucconi su La Repubblica del 15/04/2003
Il presidente americano difende la scelta di mostrare i cadaveri dei figli di Saddam. Ma negli Usa è polemica
Trofei di guerra per Bush
"Così convinciamo gli scettici"
di Vittorio Zucconi su La Repubblica del 25/07/2003
 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0