Da Corriere della Sera del 01/05/2003

I marines lasciano l' Arabia Saudita

Gli americani si spostano in Qatar. Riad aveva negato la sua base per l' attacco all' Iraq In Europa, una parte delle truppe Nato lascerà la Germania e forse l' Italia per spostarsi a Est

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Gli Stati Uniti ritirano le truppe dalla Arabia Saudita, chiudono la loro principale base militare nel Golfo Persico e in Medio Oriente, la Prince Sultan, e si trasferiscono ad Al Udeid nel Qatar, la sede dell' Alto comando nella guerra dell' Iraq. E' una svolta strategica clamorosa: dopo 12 anni, dal conflitto del ' 91, si spacca l' asse militare Washington-Riad, attorno a cui ruotava l' equilibrio di forze regionale. Indubbiamente è una svolta traumatica, anche se a una conferenza stampa congiunta a Riad il ministro della Difesa Usa Donald Rumsfeld e il collega saudita, il principe Sultan appunto, cercano di sdrammatizzare: «La nostra collaborazione - dice Rumsfeld - resterà più stretta che mai. Abbiamo preso la decisione di mutuo accordo». L' ospite gli fa eco: «Abbiamo raggiunto i nostri obiettivi e dobbiamo guardare avanti». A Washington, il Pentagono inquadra l' uscita dall' emirato petrolifero in una più ampia ridistribuzione delle truppe americane all' estero. Il comandante supremo delle forze della Nato in Europa, il generale dei marines James Jones, annuncia che una parte di esse lascerà la Germania e altri Paesi alleati - forse l' Italia, ma non la nomina espressamente - per spostarsi a Est, in Ungheria, Polonia o più probabilmente Bulgaria e Romania, in modo da essere più vicino alle aree calde del mondo, il Golfo Persico e l' Asia centrale. E' una mossa che risponde a una precisa logica militare: la guerra fredda appartiene ormai alla storia, i soldati Usa in Europa sono troppi, 120 mila, e almeno il 20 per cento delle basi è obsoleto. Ma per l' Arabia Saudita è diverso: con i suoi 10 mila uomini e le sue avanzate attrezzature elettroniche, la base Prince Sultan era l' occhio e l' orecchio della superpotenza anche sull' Africa e l' Oceano Indiano. L' esodo americano, incominciato ieri, è dovuto in realtà a un fattore politico e a uno religioso: il raffreddamento dei rapporti tra Washington e Riad e l' opportunità per il regno islamico di non ospitare più «infedeli» presso la Mecca. Riad, per un decennio pista di lancio dei piloti Usa nelle zone di interdizione aerea irachene, non ha permesso a Washington di attaccare Bagdad dalla sua base. Era inoltre conscia che la presenza Usa costituiva una provocazione per i numerosi seguaci di Bin Laden, e temeva che riducesse il margine di manovra interna del principe ereditario Abdallah. Rumsfeld ha precisato che a sgombero concluso in estate, 400 istruttori americani resteranno a disposizione dei sauditi, e che, sebbene smantellata, la base ospiterà un piccolo contingente militare. I falchi di Washington, che accusano l' Arabia Saudita di essere morbida con i terroristi, hanno accolto l' annuncio di Rumsfeld favorevolmente: a loro parere, significa che l' amministrazione aprirà una nuova grande base militare in Iraq e farà perno sul petrolio iracheno, riducendo la sua dipendenza dallo scomodo alleato. Ma le colombe ribattono che sarà più difficile premere su Riad; che la situazione saudita potrebbe farsi instabile; che il processo di pace tra israeliani e palestinesi rischia di soffrirne; e che in Iraq c' è bisogno dell' Onu, non di filiali del Pentagono. È lo stesso concetto espresso al Palazzo di Vetro di New York dal segretario generale Kofi Annan: «Mi auguro che l' Onu abbia a Bagdad un ruolo effettivo». Sull' Iraq si è soffermato anche il presidente russo Vladimir Putin al termine dell' incontro a Mosca col premier britannico Tony Blair. Putin ha dissentito apertamente dall' ospite sulla revoca delle sanzioni contro Bagdad, dicendo che potrà verificarsi solo dopo la scoperta (e l' eliminazione) delle armi di sterminio di Saddam Hussein e chiedendo il ritorno, a questo scopo, degli ispettori dell' Onu. Ha poi insistito sul ruolo delle Nazioni Unite nella ricostruzione politica ed ec01onomica irachena, «ruolo che deve essere rafforzato». E' la conferma che la Russia e la Francia potrebbero andare a un nuovo scontro con l' America.

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