Da Corriere della Sera del 13/05/2003
Raffica di autobombe in Arabia Saudita
Obiettivo degli attentati zone abitate da occidentali. Oggi nella capitale era atteso Colin Powell
di Ennio Caretto
WASHINGTON - Quattro tremende esplosioni nel cuore della notte hanno scosso Riad, in Arabia Saudita, in quello che potrebbe essere uno dei più gravi attentati degli ultimi anni contro gli Stati Uniti.
Nella prima rappresaglia terroristica dalla guerra in Iraq, un'auto americana riempita di esplosivo, una Chevrolet Caprice di colore nero, ha colpito e semidistrutto una villa in un lussuoso complesso edilizio per occidentali, Al Hamra, nel quartiere di Garnata, sulla strada dell'aeroporto. Una seconda carica esplosiva ha causato analoga devastazione in un altro edificio a breve distanza. Il terzo scoppio si è verificato nella sede di una ditta americana, la Venyl, collegata al Pentagono, che addestra i membri della Guardia nazionale saudita, di cui è comandante il principe ereditario Abdullah. Anche in questi due casi i terroristi hanno usato un'auto o un camion bomba sfuggiti ai sistemi di sorveglianza. Poi una quarta esplosione ha colpito un altro obiettivo americano.
Nella notte si ignora ancora il numero delle vittime, ma si temeva che fosse elevato: testimoni oculari hanno riferito di avere sentito la terra tremare e avere visto immense colonne di fiamme e di fumo levarsi dal complesso, mentre decine di autoambulanze si dirigevano nella zona. Il complesso di Al Harma è di proprietà del vicegovernatore di Riad, che è subito accorso e ha predisposto misure straordinarie di sicurezza: il complesso è ora presidiato dalle forze armate saudite, che non consentono a nessuno di entrarvi. Nel '96 nella base di Dahran, in un attentato dello stesso genere attribuito ad Al Qaeda, erano morti 19 americani. A Washington, in un primo commento che potrebbe essere però rettificato, il Dipartimento di Stato ha affermato che Al Hamra non ospita diplomatici o militari americani. Ma ha aggiunto che questa mattina a Riad, proveniente dalla Giordania, è atteso il segretario di Stato Colin Powell, e che l'attentato potrebbe essere un'azione dimostrativa contro l'America.
Sebbene le autorità saudite rifiutino di fornire indizi, a Washington la Cia e l'Fbi non escludono che, come quello di Dahran, anche l'attentato di ieri sia opera dei seguaci di Bin Laden; non scartano tuttavia l'ipotesi che si tratti invece di iracheni, schegge del regime di Saddam Hussein.
Otto giorni fa, a Riad era stato scoperto un enorme deposito di armi e munizioni, e giovedì era stata segnalata la presenza di una cellula di 19 membri di Al Qaeda. In un allarme scritto, il Dipartimento di Stato aveva chiesto di recente ai cittadini americani di evitare l'Arabia Saudita e a quelli che là risiedono, tra 30 mila e 40 mila persone, di esercitare la massima cautela.
L'attentato ha avuto luogo mentre le forze armate americane incominciano a sgombrare la grande base aerea Prince Sultan, a una cinquantina di chilometri da Riad, nell'ambito di un accordo stipulato per allentare le pressioni interne saudite contro gli Stati Uniti.
Nella prima rappresaglia terroristica dalla guerra in Iraq, un'auto americana riempita di esplosivo, una Chevrolet Caprice di colore nero, ha colpito e semidistrutto una villa in un lussuoso complesso edilizio per occidentali, Al Hamra, nel quartiere di Garnata, sulla strada dell'aeroporto. Una seconda carica esplosiva ha causato analoga devastazione in un altro edificio a breve distanza. Il terzo scoppio si è verificato nella sede di una ditta americana, la Venyl, collegata al Pentagono, che addestra i membri della Guardia nazionale saudita, di cui è comandante il principe ereditario Abdullah. Anche in questi due casi i terroristi hanno usato un'auto o un camion bomba sfuggiti ai sistemi di sorveglianza. Poi una quarta esplosione ha colpito un altro obiettivo americano.
Nella notte si ignora ancora il numero delle vittime, ma si temeva che fosse elevato: testimoni oculari hanno riferito di avere sentito la terra tremare e avere visto immense colonne di fiamme e di fumo levarsi dal complesso, mentre decine di autoambulanze si dirigevano nella zona. Il complesso di Al Harma è di proprietà del vicegovernatore di Riad, che è subito accorso e ha predisposto misure straordinarie di sicurezza: il complesso è ora presidiato dalle forze armate saudite, che non consentono a nessuno di entrarvi. Nel '96 nella base di Dahran, in un attentato dello stesso genere attribuito ad Al Qaeda, erano morti 19 americani. A Washington, in un primo commento che potrebbe essere però rettificato, il Dipartimento di Stato ha affermato che Al Hamra non ospita diplomatici o militari americani. Ma ha aggiunto che questa mattina a Riad, proveniente dalla Giordania, è atteso il segretario di Stato Colin Powell, e che l'attentato potrebbe essere un'azione dimostrativa contro l'America.
Sebbene le autorità saudite rifiutino di fornire indizi, a Washington la Cia e l'Fbi non escludono che, come quello di Dahran, anche l'attentato di ieri sia opera dei seguaci di Bin Laden; non scartano tuttavia l'ipotesi che si tratti invece di iracheni, schegge del regime di Saddam Hussein.
Otto giorni fa, a Riad era stato scoperto un enorme deposito di armi e munizioni, e giovedì era stata segnalata la presenza di una cellula di 19 membri di Al Qaeda. In un allarme scritto, il Dipartimento di Stato aveva chiesto di recente ai cittadini americani di evitare l'Arabia Saudita e a quelli che là risiedono, tra 30 mila e 40 mila persone, di esercitare la massima cautela.
L'attentato ha avuto luogo mentre le forze armate americane incominciano a sgombrare la grande base aerea Prince Sultan, a una cinquantina di chilometri da Riad, nell'ambito di un accordo stipulato per allentare le pressioni interne saudite contro gli Stati Uniti.
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