Da Il Messaggero del 13/04/2003

Gli esperti a Priverno lanciano segnali ottimistici. Lo spagnolo Garzon: nessun collegamento con l'eversione interna

«In Italia Al Qaeda è allo sbando»

Il pm Dambruoso: molti estremisti islamici arrestati, altri morti in guerra

di Massimo Martinelli

PRIVERNO (Latina) - La buona notizia arriva dopo tre giorni di dibattito infuocato: «La rete di Al Qaeda è stata sostanzialmente smantellata, in Italia e anche nel resto d’Europa». Tocca a Stefano Dambruoso, pm a Milano e titolare delle inchieste più scottanti sul fondamentalismo islamico in Italia, dare la notizia migliore del convegno internazionale sul terrorismo organizzato dal Ceas di Maurizio Calvi e dalla Fondazione Germani.
Dambruoso parla a braccio, con sicurezza: «Molti dei personaggi di spicco di quella organizzazione sono stati tolti di mezzo dalle inchieste, in Italia e nel resto d’Europa. Altri ancora sono morti durante il conflitto in Afghanistan. Insomma, dobbiamo renderci conto che il fenomeno del terrorismo islamico è praticamente allo sbando. Stanno cercando di riorganizzarsi e noi stiamo cercando, di prevenire questa riorganizzazione».
Indirettamente, il magistrato milanese risponde agli ultimi allarmi di ieri, lanciati dal superprocuratore antimafia Vigna, secondo il quale dopo la fine del conflitto in Iraq, molte armi della ex Guardia repubblicana potrebbero finire nelle mani dei fondamentalisti. «So bene che molti esperti si aspettano un colpo di coda di terroristi islamici dopo la fine del conflitto in Iraq - dice Dambruoso - tuttavia sono ottimista: fino a che ci sarà collaborazione tra forze di polizia e intelligence, il fenomeno di Al Qaeda resterà un fenomeno criminoso ordinario, perfettamente controllabile». E la risposta vale anche per i questori di Milano e Bologna, che sempre ieri, in occasione delle celebrazioni per la festa della Polizia, hanno parlato del rischio di attentati terroristici in Italia.
Il magistrato di Milano rivela anche che nel corso di una sua indagine sono emersi collegamenti diretti tra una cellula di fondamentalisti residente in Lombardia e alcuni terroristì del Kurdistan iracheno, «quindi un’alleanza che avrebbe potuto provocare rappresaglie durante l’offensiva Usa contro Saddam». Eppure, sostiene Dambruoso, sono maturati i tempi per lanciare un segnale rassicurante verso tutta l’opinione pubblica: «I personaggi più pericolosi di Al Qaeda adesso non sono più in circolazione - dice il magistrato - Invece ancora oggi, quando Bin Laden esce dalle caverne dove si nasconde e manda un comunicato qualsiasi, le Borse internazionali sobbalzano. Bisogna invece abituarsi all’idea che Bin Laden e Al Qaeda sono ormai semplici forme criminali dei nostri tempi. Che siamo perfettamente in grado di reprimere».
Anche sui rischi di possibili saldature tra terroristi italiani e fondamentalisti islamici, Dambruoso è scettico:
«In Italia non è ancora mai emerso un collegamento del genere». E la tesi è condivisa anche da un altro magistrato famoso, lo spagnolo Baltazar Garzon, anche lui presente al convegno del Ceas: «In Spagna, e secondo me anche in Italia, al momento non esiste alcuna connessione tra gruppi terroristici interni, e gruppi terroristici di matrice islamica». Tuttalpiù, ha aggiunto il magistrato che conduce molte inchieste sui separatisti baschi dell’Eta, «possono esserci connessioni tra diversi gruppi di fondamentalisti islamici. Ma non tra questi e l’Ira, o l’Eta o le Brigate rosse».

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