Da Corriere della Sera del 21/05/2003

Parigi stupisce l'Europa: cresce e avvia le riforme

di Massimo Nava

PARIGI - Si potrebbe definire «sollievo tecnico» l'ultimo dato reso noto dall'Insee sulla crescita francese. L'istituto centrale di statistica ha infatti rilevato un miglioramento dello 0,3 per cento nel primo trimestre dell'anno, che andrebbe inoltre messo a confronto con il trend negativo dello 0,1 per cento riferito all'ultimo trimestre del 2002. La Francia sfugge dunque alla recessione ed è l'unica grande economia europea che può essere considerata in controtendenza rispetto a Germania, Italia, Olanda.
L'immagine del «sollievo tecnico» sorge spontanea se si confronta il dato statistico con la situazione reale del Paese, con il clima sociale e politico e con il parere di diversi osservatori economici che mettono in relazione la crescita dei consumi e una ripresa degli investimenti con l'aumento della disoccupazione (9,3 per cento, con proiezione al dieci per cento entro la fine dell'anno), l'apprezzamento dell'euro che indebolisce le esportazioni francesi e i continui allarmi sulla spesa pubblica.
Lo 0,3 per cento è però meglio di niente e comunque tiene lontani i fantasmi della recessione, tanto più che i consumi continuano a sostenere la domanda interna e che, per la prima volta da un anno a questa parte, si registra una ripresa degli investimenti delle imprese. Il che può essere interpretato anche come un segnale di inconfessata fiducia, dato che la posizione pubblica di singoli e associazioni industriali è piuttosto nel segno dell'incertezza e delle continue sollecitazioni verso il governo di Jean Pierre Raffarin ad avviare riforme strutturali per ridurre i costi sociali delle imprese. Evidentemente, al di là delle congiunture economiche e del colore politico delle maggioranze, la consommation, la spinta ai consumi, resta il «segreto» e il motore dell'economia transalpina.
I dati del primo trimestre non possono ovviamente tener conto della situazione molto critica determinatasi nelle ultime settimane in seguito alla decisione del governo di centro-destra di avviare le tanto annunciate e sollecitate riforme: pensioni, assistenza malattia, scuola e decentramento amministrativo. L'ondata di scioperi nel settore pubblico, la paralisi dei trasporti e il braccio di ferro ingaggiato dalle principali organizzazioni sindacali con il sostegno dell'opposizione non sono certo indicatori favorevoli all'andamento futuro dell'economia.
Dall'inizio dell'anno, il governo francese, che si è proposto un abbassamento della pressione fiscale anche per favorire gli investimenti, prevede un tasso d'espansione su base annua dell'1,3 per cento. Il ministro dell'Economia, Francis Mer, in diverse occasioni, ha sostenuto un'accelerazione della crescita al ritmo del 2, 5 per cento alla fine dell'anno. Al recente G8 dei ministri finanziari, tenuto lo scorso weekend a Deauville, Mer ha detto che alla ripresa economica mancherebbe soltanto una spinta psicologica: «Il prezzo del denaro è basso, quello del petrolio anche, l'inflazione è in calo dappertutto». Mer ha anche sollecitato la Banca centrale europea ad un ulteriore taglio del costo del denaro per fronteggiare i contraccolpi dell'euro troppo forte che penalizza le esportazioni francesi.
Il miglior stato di salute dell'economia francese non dovrebbe consentire eccessivi ottimismi tenendo anche conto della situazione internazionale dopo la guerra in Iraq, dei rapporti ancora piuttosto tesi con gli Stati Uniti e del rapporto di forte interscambio con il grande malato d'Europa, la Germania, primo partner della Francia.

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