Da Corriere della Sera del 30/05/2003

Il presidente Usa tra Iraq e nuovi «fronti caldi»

La doppia sfida di Bush all'Europa

di Ennio Caretto

La missione che Bush incomincia questa sera a Cracovia è la più difficile di quelle da lui compiute in Europa, più ancora della prima, due anni fa, quando fu contestato nelle strade e sulle piazze di alcune capitali. Il presidente Usa non lo considera tanto un viaggio di riconciliazione dopo i dissidi sull’Iraq quanto un'occasione per presentare all'Europa, alla Nato e al G8 i suoi programmi. In un discorso domani in Polonia, il Paese dove nel giugno del 2001 caldeggiò una Europa «unita, libera e in pace», Bush - spiega il consigliere per la sicurezza nazionale Condoleezza Rice - delineerà i compiti che vorrebbe che gli alleati si assumessero. Non richiederà né porgerà scuse, ma indicherà come, secondo Washington, sia possibile recuperare «un positivo rapporto transatlantico». Di fatto, sarà il viaggio delle nuove sfide di Bush alle due Europe, quella che lo ha appoggiato e quella che lo ha contrastato all’Onu, la riaffermazione della leadership Usa dell’Alleanza, alle sue condizioni. Il presidente americano non chiederà solo l'aiuto europeo nella ricostruzione dell’Iraq, nella lotta al terrorismo, e nel processo di pace in Medio Oriente. Lo chiederà anche nelle nuove campagne che si accinge a lanciare. Contro la proliferazione dei missili e le armi di sterminio, e dunque per il contenimento dell’Iran e della Corea del Nord. Per la liberalizzazione dei commerci e l'abbandono del protezionismo, da lui denunciato due settimane fa come il peccato capitale della Ue. E per la guerra all'Aids e l'accettazione dei cibi transgenici, due passaggi obbligati, a suo giudizio, per la salvezza della Africa e degli altri Paesi poveri.
Bush ritiene di avere accumulato un enorme capitale politico e militare in Afghanistan e in Iraq e intende trarne i frutti. Sosterrà che l'europeismo e l'americanismo non si elidono a vicenda, sono anzi le due facce della stessa medaglia atlantica. Esorterà gli alleati a guardare al futuro, non al passato, e a non chiudersi a fortezza. Ma nella sostanza, solleciterà un'adesione alla sua agenda. Offrirà una sorta di prova d'appello alla vecchia Europa, quella rappresentata dalla Francia e dalla Germania. Senza dirlo apertamente, la ammonirà, come ammonì l'Onu, che, qualora si separasse dagli Stati Uniti, rischierebbe di diventare irrilevante. Lo stesso ricorderà al russo Putin, pur riservandogli un trattamento di riguardo.
A sottolineare le sue sfide, il viaggio europeo di Bush, il quinto in due anni, sarà ricco di simbolismi. La sosta di Cracovia non è casuale, nella Polonia il presidente Usa identifica la nuova Europa, che si propone di premiare con accordi economici e militari. Là Bush visiterà un campo di sterminio nazista, riferisce la Rice, per ricordare che «il male va prevenuto anche con le armi», come ha fatto con l'Iraq e come potrebbe fare con altri Paesi fuorilegge.
Dopo la tappa di San Pietroburgo, la sua partecipazione al G8 sarà invece formale e frettolosa: Bush la ridurrà a un giorno per poi recarsi in Medio Oriente e nel Golfo Persico. Terrà un incontro di cortesia con l'ospite, il presidente francese Chirac, e ignorerà il cancelliere tedesco Schröder.
Sarà la prova che gli Usa non dimenticano.
Il leader americano, tuttavia, desidera riprendere la collaborazione con la vecchia Europa. Il suo risentimento scaturisce dal fatto che, pur avendo tratto i maggiori dividendi dall’impegno militare ed economico dell’America che l’ha difesa nei lunghi anni della «guerra fredda», ed anche in tempi più recenti, l’Europa non lo ha seguito in Iraq, al contrario di quanto avvenne col suo predecessore Clinton nel Kosovo. Bush sa di aver reagito in modo poco diplomatico, ma ora è convinto che le divergenze transatlantiche non siano insuperabili. Non tocca solo a lui, ma anche a Ue e Nato dimostrarlo.

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