Da La Stampa del 03/07/2003

Una battuta di troppo

di Pierluigi Battista

UNA battuta può rovinare tutto. Nella cerimonia di Strasburgo che inaugurava la presidenza italiana del semestre europeo, il premier italiano Berlusconi avrebbe potuto rispondere in mille modi legittimi alle bordate offensive di un europarlamentare socialista tedesco. Avrebbe potuto, di fronte ad affermazioni giudicate provocatorie e infamanti, difendere la dignità dell’Italia con pacatezza; avrebbe potuto marcare una distanza tra il tono aggressivo (e, per sua stessa ammissione, ampiamente prevedibile e premeditato) del deputato Schulz e la sobrietà della replica presidenziale; avrebbe potuto finanche sovranamente soprassedere, rimandando a un’occasione meno solenne una risposta che il Presidente considerava impellente e doverosa. Ma non avrebbe dovuto dare la stura a infinite e intossicate polemiche con una battuta: una battuta, peraltro, dal dubbio significato e intinta in un’ironia troppo contorta per apparire decifrabile.

Per colpa di quella battuta viene inevitabilmente vanificato il senso di un discorso da molti giudicato equilibrato e promettente, sopraffatto dalle immagini di un Parlamento europeo rissoso e incontinente. Per colpa di quella battuta finiscono per risultare incrinati i rapporti con gli alleati di governo, Fini e Follini in primis. E si arriva addirittura a sfiorare la crisi diplomatica tra Italia e Germania. Se la politica, oltre che declamazione, è anche attenzione ai risultati, l’esito di quella battuta forse dettata dall’etica della convinzione ma sicuramente contraria all’etica della responsabilità indispensabile nell’azione e nei comportamenti di uno statista, appare politicamente negativa, anche dal punto di vista del presidente Berlusconi. E invece, al di là del rammarico e delle spiegazioni post festum, il presidente italiano del semestre europeo ha un mandato politico da svolgere.

Innanzitutto deve ricucire le relazioni con gli Stati Uniti terremotate dalla guerra in Iraq, secondo le linee tracciate nel vertice di Salonicco e rafforzate dalle congratulazioni di Bush al discorso d’esordio di Strasburgo. Ma deve anche liberarsi dalla sindrome dell’assedio e uscire dalla psicologia incendiaria dell’uomo circondato e perseguitato dall’ostilità internazionale. Non dovrebbe essere più così: alle critiche velenose di molti giornali europei, altri giornali, altre cancellerie, altri governi, altre istituzioni hanno tenuto aperta la linea di credito al governo italiano e il Parlamento di Strasburgo non può più essere vissuto come un fosco luogo di agguati, disseminato di trappole. Ecco perché Berlusconi può ancora rimediare all’ennesima gaffe. Rimediare con l’autorità politica, chiudendo definitivamente nel cassetto il repertorio delle battute improvvide.

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