Da La Stampa del 03/07/2003

Mai dare del kapò a un tedesco

di Gian Enrico Rusconi

IMPERDONABILE. Nessuna rettifica, spiegazione o rimozione diplomatica dell’episodio di ieri potrà cancellare il tono sinistro con cui, nella più alta sede politica europea, è risuonato il più offensivo stereotipo antitedesco, kapò. Sulla bocca del presidente del Consiglio italiano, proprio nel momento del suo insediamento come presidente di turno dell’Unione. Berlusconi si è sentito personalmente provocato, anzi insultato da un parlamentare tedesco socialdemocratico che aveva sollevato questioni sulla giustizia per lui estremamente irritanti. Berlusconi dice di avere replicato in modo ironico o sarcastico, ma di non essere stato capito. In realtà gli è venuto fuori del tutto spontaneamente quell’epiteto insultante che ha colpito non solo l’interessato ma l’intera assemblea. Ha raggelato seriamente i rapporti diplomatici italo-tedeschi.

Ma a quanto sembra Berlusconi non si è reso pienamente conto della gravità dell’episodio - proprio nella veste di presidente del Consiglio europeo, appena insediato. Con la sua reazione ha offerto uno spettacolo di dilettantismo politico associato ad una grave insensibilità morale e storica. Un inizio così infelice non potevano immaginarselo neppure i suoi avversari più accaniti.

Proprio l’altro ieri su questo giornale avevo deplorato gli inaccettabili eccessi della polemica contro Berlusconi in Germania. Polemica che impercettibilmente si estende all’intera comunità politica e civile italiana – culminante nell’uso del più infamante degli stereotipi antitaliani, considerati «mafiosi».appunto ( per cui Berlusconi è «il padrino» che minaccia l’Europa). Ieri abbiamo assistito alla peggiore delle repliche da parte dello stesso presidente del Consiglio con il ricorso al greve stereotipo antitedesco (in parole povere «nazista»). Che tristezza!
Dobbiamo tenere presenti queste tristi realtà quando sentiamo edificanti discorsi retorici sulla «comune identità europea», sui valori democratici che ci accomunano ecc. Evidentemente sopravvive ancora tenacemente un’ Europa delle identità nazionali, delle rappresentazioni e delle memorie inconciliate che vivono sotto pelle negli stereotipi. All’improvviso vengono fuori, disastrosamente come in questi giorni.

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