Da Corriere della Sera del 16/07/2003

Il presidente della Federal Reserve e il ministro del Tesoro Snow all’attacco sulle politiche seguite dall’Europa: troppo fiacche

«L’America riparte, pronto a tagliare ancora i tassi»

Greenspan al Congresso: l’economia migliorerà ma gradualmente. Deficit pubblico record a 455 miliardi

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Da un attivo di bilancio di 236 miliardi di dollari nel 2000, lo stato americano passerà quest'anno a un passivo di 455 miliardi di dollari. E' la più rapida e massiccia inversione di tendenza della storia americana, ma non segna un record: in percentuale, il deficit è il 4,5% del Pil. Ben al di là dei parametri di Maastricht (il 3%) sui quali si arrovellano gli europei, ma meno del 6% circa della presidenza di Ronald Reagan. Per l'amministrazione Bush, in crescenti difficoltà a causa dell'Iraq, è tuttavia un’altra mina politica vagante, che potrebbe esplodere se il ristagno economico dovesse durare.

Per sua fortuna - ma il suo cauto ottimismo andrà verificato dai fatti - ieri il presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, ha pronosticato una crescita del 2,5-2,75% quest'anno, e del 3,5- 3,75% l'anno prossimo. Per agevolarla, il grande timoniere della finanza americana si è detto pronto a ribassare i tassi d’interesse dall'attuale 1%, il minimo degli ultimi 42 anni, anche sotto allo 0,75%. Le previsioni di Greenspan sono state avallate dal forte aumento delle vendite al dettaglio, lo 0,5%, a giugno.

La Casa Bianca ha attribuito il disavanzo di 455 miliardi di dollari alle ripercussioni delle stragi del settembre del 2001, al ristagno economico e alle spese militari, la guerra dell'Iraq innanzitutto. Ma la colpa principale è dei drastici tagli delle tasse voluti da Bush per il rilancio della economia, rimasti sinora senza effetto, che hanno decurtato i cespiti fiscali. Nel tentativo di placare le polemiche, la Casa Bianca si è già impegnata a dimezzare il disavanzo entro il 2006. Le conseguenze economico-sociali della sua politica finanziaria potrebbero però diventare disastrose: da un lato, la "bushnomics" sta costringendo gli Stati dell’Unione a ridurre drasticamente i pubblici servizi e l'assistenza, dall'altro minaccia di sottrarre capitali all'industria privata (ne ha bisogno per contenere il disavanzo stesso). Nella sua testimonianza al Congresso, Greenspan non ha toccato questo tasto, limitandosi ad esaminare l’odierna congiuntura. Il governatore ha osservato che l'economia è ancora debole e la situazione incerta, e ha garantito «una politica creditizia accomodante per tutto il tempo che sarà necessario», adombrando la possibilità di un ribasso dei tassi di un quarto di punto già nella riunione del 12 agosto. Greenspan non ha nascosto di temere la deflazione, spiegando che «il calo dell'inflazione tuttora in atto aumenta il rischio di un duro colpo economico, un colpo che sarebbe difficile da neutralizzare». L'uomo a cui il presidente Bush affida le proprie speranze ha escluso il ricorso ad altri strumenti per il rilancio economico, come una manovra sui titoli di stato a lungo termine.

Ha dedicato invece grande attenzione alla zona dell'euro e in particolare alla Germania, convinto che siano necessari forti incentivi per la ripresa di quell’economia. Le conferme arrivano direttamente dal Fondo monetario che ieri ha pubblicato un rapporto scoraggiante: l'economia tedesca ristagnerà nel 2003 invece di salire dello 0,5% come previsto ad aprile; e crescerà soltanto dell'1,5%, invece dell'1,9%, nel 2004. E non basta certo a ribaltare i giudizi il fatto che proprio ieri l’indice sulla fiducia dei tedeschi nell’economia elaborato dall’istituto Zew abbia registrato un balzo di 20 punti al seguito del miglioramento delle borse del Vecchio Continente. Greenspan continua a pensare che sia «piuttosto fiacca» la strategia economica della maggioranza dei Paesi europei «anch'essi esposti alla deflazione, al punto che trarrebbero buoni vantaggi dalla ripresa globale». Critiche analoghe al Giappone, «che rimane ostaggio di un sistema bancario debole e delle spinte deflazionistiche, sebbene gli ultimi dati appaiano meno negativi». Gli ha fatto eco il ministro del Tesoro, John Snow, che in una testimonianza parallela al Congresso ha applaudito la richiesta del presidente francese, Jacques Chirac, sulla necessità di rivedere i parametri di Maastricht e ha ammonito che «l’economia globale ha bisogno dell'Europa». L'effetto delle parole di Greenspan e Snow su Wall Street non è stato positivo: la Borsa, in ripresa nelle ultime sedute, è scesa.

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