Da Il Manifesto del 17/06/2003

Tristi mutande frugando nella e-spazzatura

Dall'analisi statistica della e-mail indesiderata si delinea l'immagine di una società ossessionata solo dal denaro, dai debiti e dal sesso. Una società ansiosa e incerta sulla virilità. D'altronde è il sesso il settore trainante dell'e-commercio e costituisce la spinta maggiore verso Pc sempre più potenti

di Marco D'Eramo

Vuoi sapere davvero perché ti ha lasciato?», dice il titolo inglese di un messaggio nella tua posta elettronica. Un altro, più esplicito, ti ordina: «Ingrandisci la tua mascolinità». Un terzo t'invita ad «aumentare la tua mascolinità di 3-8 cm» (e torna in mente François Rabelais quando parlava del «maschio mascolinizzante»). Sono solo alcuni delle centinaia di messaggi indesiderati - in gergo spam -che sommergono i nostri indirizzi e-mail. Questa posta spazzatura sta rovinandoci quello che - per pochi anni che sembravano dovessero durare per sempre - è stato un piacere: il segnale, pieno di attese: «Hai ricevuto nuova posta» una volta nascondeva la promessa di un nuovo messaggio, forse di una nuova conoscenza o il riannodarsi di una vecchia amicizia, oggi fa trapelare la minaccia di messaggi porno o di nuovi mutui. Certo, di posta indesiderata ne abbiamo sempre ricevuta, fin dall'apparire di Internet, in particolare quella prodotta dalla maleducata consuetudine di invitarti a firmare improbabili appelli per le cause più stravaganti. Ormai, la quasi totalità dei messaggi è spazzatura. Ma proprio la sua natura di rifiuto ti spinge ad applicare quella tecnica che alcuni antropologi hanno usato per studiare la nostra civiltà: e cioè frugare nella spazzatura. D'altronde da molto tempo investigatori privati e servizi segreti considerano le pattumiere come fonti privilegiate di informazioni. Così negli ultimi nove giorni ho annotato tutti i Subjects dei 109 spam che mi sono arrivati, una media di 12 al giorno.

Se si dovessero dedurre le due maggiori ansie e preoccupazioni che emergono dagli spam, dovremmo dire che la società americana (la maggior parte degli spam che arrivano sono scritti in inglese e hanno origine negli Usa) è ossessionata da due grandi temi, dal sesso e dal denaro: in questo senso, la posta spazzatura fornisce un'immagine forse esasperata, ma certo veritiera delle nostre priorità sociali. Ben 18 messaggi su 109 riguardano la ricontrattazione dei mutui e dei prestiti a lungo, 4 riguardano l'assistenza bancaria o t'invitano a usare nuove carte di credito e 10 ti promettono d'insegnarti come riuscire a ottenere rapidamente sovvenzioni statali o di arricchirti anche mentre dormi.

Quest'insistenza deriva dalla cronica condizione di sovraindebitamento in cui vive la famiglia americana. L'americano è "overspent", come dice il titolo The Overspent American del bel libro di Juliet Schor, docente di Women Studies di Harvard (Harper 1998). E l'America è una nazione che vive letteralmente a credito. Non solo in quanto a debito estero, il più alto del mondo. Il debito totale delle famiglie Usa è salito ad oltre l'80% del Pil Usa, e cioè ben oltre gli 8.000 miliardi di dollari - 8 volte il prodotto interno lordo italiano!). Il servizio del debito risucchia il 18% del reddito disponibile delle famiglie. Da sempre le famiglie s'indebitano non solo per comprare la casa e la/e macchina/e: negli Usa a credito si compra tutto, dagli elettrodomestici al mobilio, per non parlare dei mutui colossali accesi per l'istruzione dei figli. Basti pensare che la retta di una buona scuola secondaria privata costa quasi 14.000 dollari (euro), quella di un'università più di 25.000 dollari. Immaginate ad avere tre figli che studiano!

Ma a credito si comprano anche le cure dentistiche e le vacanze, E infatti ben 5 spam mi invitano a comprare a credito settimane di vacanze ai Caraibi o alle Maldive (ma uno, incongruo, mi invitava a scoprire Macerata). Altri 9 messaggi mi propongono una nuova assicurazione sanitaria o per la vita. Quattro mi propongono infallibili metodi dimagranti. Tra i temi sparsi: inchiostri per stampanti (2), collegamenti telefonici (2) leasing di auto (2) anti-invecchiamento (1), riproduzione di musica (1), consigli sul pagamento delle tasse (1) difesa dei consumatori (1), e così via.

Dopo il denaro, l'altra grande ossessione è il sesso, ma nella forma più curiosa. Sui 40 messaggi sessuali, ben 24 riguardano l'ingrandimento del pene, uno un «nuovo Viagra» a base di erbe e «solo»15 sono classici messaggi di pornografia.

I titoli non mostrano molta fantasia: «adolescenti che si fanno sbattere il culo», «ragazzine che provano il loro primo enorme...». I messaggi italiani di questo tenore si caratterizzano perché non hanno soggetto, ma il mittente è sempre un nome di donna: carlotta, francesca. La prima - e unica volta - che ho aperto il messaggio, ho saputo che a carlotta «piace fare un sacco di maialate».

Ma la vera informazione, per molti versi inattesa, che ci fornisce lo spam sessuale è la paranoia - questa sì di dimensioni cosmiche - riguardo alle dimensioni del pene. Su questo tema le variazioni si moltiplicano: «Sai perché le ragazze ridono di te?» « È possibile avercelo più grosso». «Abbiamo sentito che il tuo cazzo (dick) è sottile». «Non ti piacerebbe avercelo più grosso?». «Entra nel meraviglioso mondo di un dick grosso».

Viene la nostalgia per ricchezza linguistica sciorinata dalle governanti del bimbo Gargantua che «avevano per passatempo di farsela venir su fra le mani .. e una la chiamava la mia spinetta, l'altra la mia pignolina, l'altra il mio rametto di corallo, l'altra il mio tamponcino, il mio turacciolo, il mio trapano, il mio cacciavite, il mio succhiello, il mio ciondolino, il mio bel giochetto duro e bassetto, il mio drizzatoio, il mio bel salamino rosso, il mio pannolino d'oro» (Libro I, cap. 11).

Lo spam ci delinea invece una paranoia (letteralmente) del cazzo e ci conferma - semmai ce ne fosse bisogno - che l'invidia del pene ce l'hanno i maschi, non le donne. Oltretutto, siccome il genere dei destinatari è ignoto, lo spam invita anche le signore ad ingrandire la loro mascolinità, o forse le vuole incitare a chiedere ai propri partners di upgrade la propria. Lo spam ci rinvia così a una sessualità ostentatoria, competitiva, a chi ce l'ha più grosso. Una sessualità prepotente, non gioiosa, non giocosa. Da questi messaggi traspare una percezione triste che i maschi hanno di sé, sempre timorosa di apparire inadeguati, sempre insicuri: non si ha mai un dick abbastanza grosso, come non si ha mai abbastanza denaro, non si ha mai una macchina abbastanza potente: si è sempre al di sotto delle aspettative. Costoro non conosceranno mai l'irridente impudenza di Panurge che a una nobildonna parigina promette: «Perché ci ho qui un Giovannino senza paura, che vi suonerà una passacaglia da farvene risentire fin nelle midolla degli ossi. È bello vispo sapete...» (Libro II, c. 22).

Insomma Internet sembra afflitto da una vera e propria erotomania triste: tra i vari settori economici che usano la rete come supporto, l'industria sessuale è quella che cresce al ritmo più rapido. Per gli imprenditori di e-sesso, il settimanale inglese The Economist aveva persino coniato il neologismo «entreporneur», tratto dal francese «entreprenneur». Infatti Internet è perfetto per trovare una specifica domanda voyerista per ogni specifica offerta esibizionista, per quanto strampalata e arzigogolata essa sia: basti pensare che se si chiede a un motore di ricerca come Google di repertoriare i siti che riguardano una perversione presumibilmente rara come il «feticismo del piede», si trovano 19.500 voci (e il termine sex è riportato in 177 milioni di pagine). Tanto più che l'offerta varia enormemente per tutti i gradi dal dilettantismo al professionismo. Vi sono siti, per lo più gratuiti, in cui i protagonisti filmano con una videocamera le proprie effusioni e performances e poi le mettono a disposizione di chi vuole vederle; e invece siti di vero e proprio hard-core che hanno tariffe carissime. E gli hackers hanno messo su dei siti, come quello «www.passwords.com», per pubblicizzare le passwords per entrare gratis nei siti porno a pagamento.

Pochi ricordano che il telefono fu inventato come strumento d'affari e di guerra, senza prevederne l'uso privato che costituisce la vera rivoluzione apportata da questo congegno nel ventesimo secolo. Così come il computer, «calcolatore», fu inventato prima da Alan Touring per decifrare messaggi segreti, poi da John von Neuman per eseguire i macchinosissimi calcoli necessari a costruire la bomba all'idrogeno, mentre oggi la stragrande maggioranza del suo uso è rivolta o ai giochi, o alla scrittura, o alla comunicazione. Questa «eterogenesi dei fini» tecnologici è lampante nel caso di Internet, una rete informatica che fu costituita originariamente a scopi bellici per mettere e tenere in comunicazione tra loro gli scienziati che lavoravano per il Pentagono, il ministero della difesa Usa, e che oggi connette in rete le perversioni solitarie di frustrati.

Ma nel dilagare della sessualità su Internet si legge qualcos'altro ancora, oltre il dirottamento delle funzioni e l'eterogenesi dei fini. Perché non solo il sesso è il settore economico più dinamico in rete, ma è anche un fattore di progresso tecnologico. Gli addetti al settore non ti nascondono che è stata trainata dal mercato sessuale la corsa a processori sempre più potenti, a definizioni di immagini sempre migliori, a memorie più vaste. La domanda di videocamere digitali e lettori di dvd (e di masterizzatori) è in gran parte dovuta al desiderio di guardarsi, e prodursi in santa pace, e in privacy, i film porno. Una delle battute più belle che ho sentito di recente è: «Io non la do, io la masterizzo».

Tutta questa rete ipertecnologica di computer sempre più potenti e veloci si risolve in un digitale, ininterrotto comunicare di ormoni. Fa impressione anche solo immaginare l'inesausto fluire di figure porno attorno a tutto il pianeta, di maialate che elettroniche rimbalzano di oceano in continente: dal villaggio globale al casino globale. Anche qui: era finora insospettabile in quali intimità del corpo umano si nascondesse il vero motore del progresso.

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