Da La Stampa del 17/06/2003

Lo scandalo delle bollette gonfiate

La carica del 709, tra business e truffa

Sotto accusa i software che addebitano acquisti sul telefono

di Anna Masera

Una volta c'erano i 144, i numeri telefonici indispensabili per dare sfogo ai propri istinti erotici o per farsi predire il futuro da sedicenti maghe. Adesso, con la diffusione a macchia d'olio di Internet e delle nuove tecnologie, a gonfiare la nostra bolletta telefonica ci pensano i dialer, leggerissimi software che si scaricano sul pc navigando in rete e ci permettono di acquistare, attraverso addebito diretto sul nostro numero di telefono, servizi a valore aggiunto come loghi e suonerie per il cellulare, soluzioni e trucchi per i videogiochi, appunti e tesine, ricette culinarie, dediche vocali e, soprattutto, immagini e filmati pornografici. Un metodo pratico e veloce all'apparenza, ma quasi sempre viene usato in modo scorretto, confidando sull'inesperienza tecnica dei navigatori alle prime armi, molti dei quali si ritrovano alla fine del mese bollette telefoniche inaspettatamente decuplicate.
Ecco l'inghippo: una volta scaricato sul proprio pc, il dialer crea una nuova connessione di accesso remoto che telefona a dei numeri che iniziano per 709, 899, 166 e altri ancora, i cui prezzi di collegamento possono variare da 0,12 a 3 euro al minuto (iva esclusa). In questo modo, pagando un prezzo davvero elevato, è possibile accedere a contenuti e servizi altrimenti difficilmente raggiungibili da un utente inesperto.
Il guaio è che questi famigerati software vengono di solito programmati per sostituire la normale connessione di accesso remoto di un computer. Così, quando l'ignaro navigatore si ricollega alla rete per visitare siti ad accesso libero (come www.lastampa.it, per esempio), credendo di effettuare una telefonata urbana, in realtà sta ancora spendendo decine e decine di euro.
Ma quanto guadagna chi gestisce un servizio dialer? Si può parlare di un'economia sotterranea della rete? Non esistono dati ufficiali, e gli operatori di questo business mantengono un forte riserbo. E' certo che il mercato italiano è monopolizzato da una decina di player che possiedono centinaia di siti, ciascuno dei quali macina circa 1.000 minuti di collegamento al giorno, realizzando un fatturato medio di 2,54 euro al minuto. Un giro d'affari miliardario, gestito nella maggior parte dei casi da società off-shore situate nei classici paradisi fiscali. Fino a pochi giorni fa, una volta usciti dalle nostre tasche, i nostri soldi transitavano per Telecom che, dopo averne trattenuta una minima percentuale, li girava a un centro servizi (il gestore della tecnologia necessaria al funzionamento dei dialer), che a sua volta ne versava una quota ai proprietari dei siti a pagamento. Un giro tortuoso, che rendeva impossibile recuperare gli esborsi onerosi delle nostre bollette.
Per fortuna qualcosa è cambiato: dal primo giugno Telecom permette di contestare i pagamenti di telefonate ai numeri 709. Per evitare che venga disattivata la linea telefonica per morosità, è opportuno pagare la bolletta, anche se limitatamente alla parte di telefonate che si riconosce come propria. Successivamente bisogna sporgere denuncia, anche contro ignoti (il provvedimento inoltre ha valore retroattivo).
Inoltre, il senatore Mauro Fabris ha presentato qualche giorno fa un disegno di legge anti-dialer che, a proposito dei rimborsi sulla numerazione 709, sancisce: «L’attivazione delle utenze relative ai servizi di connessione ad Internet con tariffazione specifica può avvenire soltanto su espressa richiesta scritta dell’utente» (il disegno di legge è su www.senato.it/leg/14/Bgt/Schede/Ddliter/19619.htm).
Quello dei dialer è un fenomeno che da alcuni anni sta influenzando l'economia della rete italiana. I gestori dei famigerati siti a pagamento si sono affermati come i «big spender» dell'advertising online, congestionando gli spazi promozionali dei più importanti portali italiani.
Ma anche qui le reazioni non mancano. La Stampa Web ha scelto fin da subito di rifiutare questo genere di pubblicità. E Google recentemente ha introdotto regole ferree per i propri inserzionisti. Sulle pagine del motore di ricerca potranno comparire solo quei siti a pagamento che indicano chiaramente il costo del minutaggio telefonico, mentre alcuni mesi fa Renato Soru aveva già deciso di ripulire le pagine del portale Tiscali dalle sponsorizzazioni pornografiche.
Il futuro del mercato dialer appare quindi più incerto che mai. Anche se c'è già chi sta pensando di utilizzarli per proteggere i contenuti della rete protetti dal diritto d'autore. Le vie dei dialer sono strambe, quanto infinite.

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