Da La Stampa del 20/07/2003

I tessitori di menzogne

di Barbara Spinelli

Gli inglesi li chiamano spin doctors, che letteralmente vuol dire: tessitori di storie, di contraffazioni, di menzogne destinate a proteggere i politici, a manipolare i parlamenti, a stordire le opinioni pubbliche. In una tela di questo genere era caduto David Kelly, microbiologo, ex ispettore dell'Onu in Russia e Iraq, consigliere del governo inglese in armi di distruzioni di massa. E la tela infine lo ha ucciso, dopo averlo usato prima come diversivo poi come capro espiatorio. L'onesto funzionario dello Stato ha pagato per tutti i politici che si sono sbagliati e hanno mentito attorno all'Iraq, ed è la prima vittima della guerra parallela che sta avvenendo in Inghilterra e negli Stati Uniti attorno alle ragioni - più o meno valide, più o meno false - che hanno causato la spedizione contro Saddam.

È straordinario come il tempo corra veloce, in quest'inizio secolo. Ci vollero decenni per ricostruire le vere cause della guerra del '14-'18, nel '900. Per l'odierna guerra del Golfo sono bastate due settimane, per screditare l'uso della propaganda bellica che è stato fatto a Downing Street e alla Casa Bianca.

Ancora si sa poco della morte di Kelly: potrebbe essere un suicidio per disperazione, o qualcos'altro. Ma di certo quest'uomo fedele al servizio pubblico è stato adoperato dai politici per nascondere le sole questioni che contano, e di cui non era lui il responsabile: se Blair mentì in Parlamento oppure no, quando disse nel settembre 2002 che Saddam poteva lanciare attacchi chimico-batteriologici contro l'Europa o l'America entro 45 minuti. Se sia lecito oppure illecito il ricorso abusivo all'arma suprema delle mobilitazioni: la paura nuda, suscitata nei cittadini e nei Parlamenti. Questo si vuol oggi sapere e questo vogliono sapere gli inglesi, e non se la rete 4 della Bbc sia stata messa al corrente della menzogna grazie a una fonte segreta che si chiama Kelly o che porta altri nomi.

Forse era necessario abbattere Saddam, perché il suo regime avvelenava il Medio Oriente e seminava morte in Iraq. Ma perché gonfiare la sua immediata pericolosità mondiale, usando la paura della gente comune? Kelly probabilmente aveva detto al giornalista della Bbc Andrew Gilligan che il pericolo Saddam non era così attuale come pretendevano Bush e Blair. Che una cosa erano i diritti dell'uomo violati, altra cosa le armi mondialmente letali sbandierate a Washington e Londra. C'è infine la storia dei 45 minuti, denunciata dal giornalista come patacca inventata dal governo. Ancora non si sa chi mise al corrente la Bbc. Non deve esser stato Kelly, che ha negato di aver parlato di questo con il giornalista, ma il governo lo ha trattato come se lo avesse fatto.

E’ a quel punto che i manipolatori di storie, gli spin doctors, hanno gettato sul microbiologo la loro tela intrisa di veleno. Che hanno ordito un piano, forse, inteso a far passare per suicidio un omicidio di fatto. Doveva apparire lui il colpevole di tutto, e non Blair e il suo portavoce Alastair Campbell che aveva inserito nel discorso del Premier la storia dei 45 minuti. Kelly doveva apparire la fonte di tutti i mali, la gola profonda che aveva scatenato gli spettri vendicativi della Bbc. Il commentatore del Guardian, Hugo Young, descrive così, parafrasando Shakespeare, lo stato d'animo del leader laburista: «Una fonte! Una fonte! Il mio impero per una fonte!».

Ecco un primo ministro che dal trionfo sta passando rapidamente al disastro: come Riccardo III, si aggira attorno al campo di rovine e si aggrappa follemente all'idea del cavallo che potrebbe ancora salvarlo. Nel caso di Blair il cavallo è stato Kelly, e per questo non siamo di fronte a un giallo stile Le Carré, ma a una storia vera dai contorni tragici. E’ la storia di una politica che fallendo non esita a spingere nel baratro i servitori dello Stato, pur di non precipitarvi personalmente. Kelly era «infuriato e molto scosso», ha raccontato la moglie, per come era stato tirato in ballo e interrogato dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sulla guerra. Poi ha detto una frase tremenda, sull'uso che era stato fatto del marito: «Questo non era veramente il tipo di mondo in cui David voleva vivere».

Il mondo in cui Kelly non voleva vivere è quello delle paure create ad arte dai politici, e da essi manomesse. È un mondo che non ha bisogno di servitori che siano al servizio della cosa pubblica, e che obbediscano al senso di decenza, di verità. Kelly conosceva bene la sua materia. Aveva visitato più volte la Russia, indagando sulle armi chimico-batteriologiche. Era andato trentasette volte in Iraq, per raccogliere informazioni per l'Onu negli Anni 90. Ma soprattutto, intratteneva rapporti buoni con la stampa, e nulla è più inviso ai manipolatori politici della stampa indipendente.

La lotta del governo Blair contro la Bbc è fin qui stata violenta. Il suo motto è quello descritto sull'Independent da Mary Dejevsky, conoscitrice dei servizi segreti nei paesi totalitari dell'Est europeo: «Se non puoi screditare il rapporto, discredita il reporter, o la fonte che quest'ultimo ha usato, o magari tutti e due». Questo è accaduto nel Regno Unito e questo sta accadendo a Washington. Sulla guerra molti hanno tessuto menzogne e continuano a tesserle, nonostante la successione degli eventi sia ormai abbastanza chiara.

Proviamo a riassumerla. Alla fine del 2001, poco dopo l'attentato alle Torri, la Cia riceve un'informativa, forse italiana, sul traffico di uranio tra Iraq e Niger: di primo acchito, tuttavia, la considera «frammentaria», «non accurata». Viene poi la missione dell'ambasciatore Usa Joseph Wilson, nel febbraio 2002, incaricato dal vicepresidente Cheney di scoprire se il Niger ha messo a disposizione il suo uranio per Saddam.

Di ritorno dal Niger, nel marzo 2002, Wilson scrive un rapporto esaustivo che nega l'esistenza del traffico, e lo consegna al Dipartimento di Stato, alla Cia, allo stesso Cheney che aveva ordinato l'inchiesta: è quello che rivela Wilson stesso in un articolo sul New York Times del 6 luglio scorso. Nonostante questo Bush parlerà dell'uranio nigeriano, nel discorso sullo Stato dell'Unione del 28 gennaio 2003: sono sedici parole di troppo, e la Casa Bianca ora sostiene che fu la Cia a volerle.

Lo stesso per Blair. I 45 minuti che appaiono nel discorso del 24 settembre 2002 sarebbero un'invenzione, suggerita dal tessitore di storie che è Campbell. È quello che ha sostenuto la radio pubblica, il 29 maggio, citando una fonte autorevole. Da allora ha inizio la guerra contro la Bbc, seguita dalla cerca affannosa e infine tragica della fonte. Adesso tutte queste menzogne vengono in superficie, e sono immensamente amplificate dalla morte di Kelly.

Le 16 parole dette da Bush erano inventate. I 45 minuti erano aggiunti per rendere più «attraente» (più sexy, come dicono a Londra) il discorso di Blair sulla guerra. Sesso, menzogne, paura: con questi ingredienti è stata fabbricata la spedizione nel Golfo. Blair ha detto al Congresso Usa che la storia perdonerà chi ha fatto una guerra senza saper spiegare ai soldati come finirla. Che perdonerà gli spin doctors che hanno tessuto menzogne senza trovare le armi con cui avevano diffuso tanti terrori. Chissà se perdonerà chi ha spinto David Kelly a morire o esporsi alla morte, piuttosto che abitare un mondo siffatto.

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