Da Il Sole 24 Ore del 29/07/2003
Originale su http://www.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&artId=271731&chId=7&...

Caccia grossa a Saddam in fuga

di Mario Platero

NEW YORK - Gli alti comandi americani affermano che Saddam Hussein è talmente preoccupato del pericolo di essere scovato da non potersi più occupare della resistenza. Eppure ieri c'è stato l'ennesimo morto fra i soldati di stanza a Baghdad: due marine sono rimasti uccisi e tre feriti da una granata lanciata su un convoglio in perlustrazione. Un altro soldato è rimasto ucciso in un incidente d'auto vicino a Nasiriyah. Il numero dei morti, da quando Bush ha dichiarato terminata la guerra a Saddam Hussein è cosi salito a quota 49. In tutto, in Irak sono già morti 163 soldati americani, 16 in più rispetto alla Guerra del Golfo, sottolineano le statistiche. Ma i dati sono difficilmente confrontabili: nel 1991 si trattava di una guerra di liberazione, soltanto per restituire la sovranità al Kuwait. L'ultima guerra è stata una guerra di liberazione da un regime, con la conseguente difficilissima missione di «nation building». E, come ha detto Bremer la settimana scorsa, un fatto è chiaro: fino a quando Saddam Hussein non sarà catturato o ucciso, sarà difficile sopire l'attivismo dei suoi fedelissimi. Il numero di nostalgici organizzati è calcolato fra i 4 e i 5mila uomini, un forza in apparenza irrisoria davanti ai 148mila soldati americani. Ma le forze clandestine sono ben finanziate e ben armate. Non si può dimenticare che i figli di Saddam sparirono con oltre un miliardo di dollari poco prima della presa di Baghdad. E dopo l'uccisione di Uday e Qusai, quei fondi non sono ancora stati trovati. Proprio ieri vicino a Tikrit è stato scoperto un arsenale nascosto sotto terra, sembra, molto di recente. Le munizioni avrebbero date un mese di autonomia ai guerriglieri. Queste forze clandestine sono dunque agili a agguerrite, in grado, oltre a fare morti fra gli americani, di danneggiare la stessa opera di ricostruzione. Come è successo a nord della capitale un paio di giorni fa. I guerriglieri hanno fatto scivolare una potente bomba sul fiume Daiala, un affluente del Tigri e l'hanno fatta esplodere sotto un ponte in costruzione per riattivare la strada fra Baquba e Tikrit. Un comunicato degli alti comandi ha annunciato che a partire da ieri tutto il traffico civile nella zona è stato bloccato. Le due città, del resto, sono poli del «triangolo di resistenza» dove Saddam ha creato la sua roccaforte. Ma le forze americane sentono di essere ormai molto vicine alla preda. L'arresto recente di una decina di guardie del corpo di Saddam ha consentito di strappare un'informazione importante: Saddam si rifugiava in fattorie nella zona di Tikrit. Le truppe americane hanno organizzato un attacco con elicotteri Apache e carri armati Bradley, ma di Saddam non c'era traccia. Forse, si è trattato di un ritardo di poche ore. Sembra infatti che l'ex dittatore cambi località ogni due o tre ore per far perdere le sue tracce: «Se siamo davvero a tre ore da lui, siamo molto vicini» ha detto un funzionario del Pentagono. Il cerchio dunque si stringe, per Saddam ci sono meno fedelissimi su cui contare, ci sono meno posti in cui nascondersi e soprattutto, c'è una taglia di 25 milioni di dollari per chi darà informazioni utili alla sua cattura.

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