Da Corriere della Sera del 29/07/2003

Bush non sa ancora se ha davvero vinto

In Iraq restano solo cinquemila «irriducibili» Ma c' è lo spettro del «conflitto a bassa intensità»

di Ennio Caretto

WASHINGTON - A leggere il Washington Post, fino a ieri critico sulla gestione del dopo Saddam, dal primo giugno le truppe Usa in Iraq hanno adottato una tattica più aggressiva e mirata, che ha portato all' eliminazione in combattimento di oltre 300 «irriducibili» e all' arresto di centinaia di seguaci del deposto regime. Da questi sono state raccolte preziose informazioni sul raìs e le sue forze residue, non più di cinquemila uomini. Nell' ultimo mese, gli attacchi contro i soldati americani sarebbero stati ridotti della metà in termini di numero, anche se ogni giorno qualche militare viene colpito. A leggere un rapporto del Csis, il Centro di studi strategici internazionali di Washington, serbatoio di cervelli che raccoglie repubblicani e democratici, la situazione in Iraq invece si sta deteriorando al punto che «si rischia una terza guerra del Golfo, questa volta contro il popolo iracheno». Il rapporto firmato dal direttore del Centro, Tony Cordesman, ammonisce che «non è affatto chiaro che gli Usa prevalgano in questa guerra asimmetrica», e accusa l' amministrazione di non possedere una «exit strategy», una strategia d' uscita per i suoi centocinquantamila militari impiegati sul terreno.

IL DISAGIO - Le opposte valutazioni del Washington Post e del Csis sono un sintomo del disagio e della divisione dell' America di fronte alle difficoltà incontrate dal presidente Bush nel vincere la pace. A causa dello stillicidio quotidiano di caduti, i media sono in maggioranza scettici, e nei sondaggi la popolarità di Bush è in calo, sebbene l' uccisione dei figli di Saddam Hussein gli abbia dato un po' di respiro. Il presidente si è reso conto di dover agire su due fronti, quello interno oltre quello delle operazioni, per non lasciarsi cogliere nella trappola irachena alla vigilia delle elezioni del 2004. L' offensiva del Pentagono nel «triangolo sunnita» rifugio dei relitti del regime a nord di Bagdad e il quadro tracciato al Washington Post rappresentano le prime misure adottate da Bush a questo fine.

LA NUOVA TATTICA - Lungo la valle del Tigri le forze americane operano adesso di notte sulla base di una intelligence più precisa. I nuovi ordini comprenderebbero anche la facoltà di fermare i familiari dei ricercati per indurli ad arrendersi: con tale sistema, sarebbe stato catturato un generale di Saddam. Il Washington Post cita tre operazioni condotte negli ultimi due mesi, la Peninsula Strike, la Desert Scorpion e la Soda Mountain: la prima avrebbe portato alla scoperta dei vertici baathisti, la seconda alla chiusura delle strade di fuga dei leader iracheni, la terza al reclutamento di informatori. Le fonti del Post citano tra gli elementi di ottimismo anche il fatto che fino a poche settimane fa il premio promesso dai gerarchi in clandestinità a chi avesse ucciso un americano era di 300 dollari. Ora la vita di un «GI» vale 5 mila dollari, segno che i ragazzi sanno difendersi decisamente meglio dalla guerriglia strisciante.

LE CRITICHE - Tutto diverso il quadro del Csis. Cordesman, ex alto funzionario del Pentagono e del Dipartimento di Stato rinfaccia a Bush di non avere saputo ricostruire politicamente ed economicamente l' Iraq. «Ha commesso 26 errori» scrive. I principali: la Casa Bianca non è riuscita a formare un consenso sul piano internazionale, in particolare tra i Paesi arabi; non ha forze alleate addestrate al mantenimento dell' ordine, compito a cui quelle americane sono impreparate; si è illusa di poter risolvere facilmente i contrasti tribali e religiosi nel dopoguerra; non ha convinto il popolo iracheno della sincerità delle sue intenzioni; non ha prestato abbastanza attenzione agli aiuti umanitari e alla lotta alla criminalità.

BASSA INTENSITA' - Allarmante quanto è comparso ieri sul sito internet del Pentagono: un anonimo ufficiale sostiene che «quella in Iraq è qualcosa di più di una guerriglia, è un conflitto a bassa intensità dove bisogna combattere contro i terroristi, contro la guerriglia, contro i comuni criminali e bisogna raggiungere la stabilità». Secondo l' ufficiale, sarebbero colonnelli e tenenti colonnelli iracheni che orchestrano a livello regionale e locale gli attacchi anti-americani, avendo accesso a fondi e armi. Secondo rapporti d' intelligence, anche i servizi segreti iracheni, legati al vecchio regime, avrebbero un ruolo importante. La manovalanza, invece, sarebbe reclutata per lo più tra gli strati più poveri della popolazione.

Sullo stesso argomento

Articoli in archivio

Un testimone e un'ex spia raccontano: agenti dei servizi imponevano all'imputato Graner le violenze contro i detenuti
'L'intelligence ordinava le torture' svolta nel processo-Abu Ghraib
di Carlo Bonini su La Repubblica del 14/01/2005
 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0