Da La Repubblica del 15/06/2003

Sfida a Big Pharma in Mozambico

Così le medicine a basso prezzo salvano dall' Aids centinaia di vite

di Jenner Meletti

MAPUTO - Su una tomba c' è un fiore di carta, su un' altra ci sono un' automobilina e un paio di scarpine. Ci sono centinaia di piccoli cumuli di terra, nel prato del cimitero dei bambini, sul lato destro del camposanto centrale della città. Sotto il sole, un uomo scava una decina di altre piccole fosse. Non c' è nessun funerale in arrivo, ma in pochi giorni, forse in questo fine settimana, anche queste fosse saranno coperte e ognuna avrà un numero inciso su una lamiera. In questo paese 137 bambini su 1.000 muoiono entro il primo anno di vita, 224 se ne vanno prima di aver compiuto cinque anni. Le fosse debbono essere pronte, le madri debbono tornare a casa in fretta per accudire gli altri cinque o sei figli. «L' angoscia più grande - dice Mario Marazziti, portavoce della comunità di Sant' Egidio - è pensare che per salvare tanti bambini basterebbero un filtro dell' acqua o una zanzariera. Basterebbe poter portare a tutti quelle medicine che qui nessuno può permettersi. Noi ci stiamo riuscendo sfidando Big Pharma, comprando in India i farmaci non brevettati». Parla con pudore, l' uomo di Sant' Egidio, la comunità impegnata da due anni nel progetto "Dream", che vuole portare il trattamento antiretrovirale dell' infezione da Hiv nei paesi a risorse limitate. «In un anno - dice - siamo riusciti a salvare 160 bambini, impedendo la trasmissione del virus dalla madre al neonato. Numeri ancora piccoli, ma importanti. Stiamo dimostrando che anche con risorse limitate l' Aids si può combattere e adesso altri paesi dell' Africa australe stanno studiando il nostro modello. Riusciamo a fornire la terapia antiretrovirale ad un costo di 350 dollari l' anno, acquistando farmaci generici dalla Cibla, in India. In Europa e Stati Uniti la stessa terapia, con farmaci brevettati, costa più di 15.000 dollari. Ma in Mozambico anche i nostri costi ridotti sarebbero proibitivi: qui per ogni abitante la sanità pubblica spende 8 dollari all' anno». Non è stato facile, nemmeno per Sant' Egidio (che nel 1992 a Trastevere portò la pace fra Frelimo e Renamo dopo diciassette anni di guerra) avviare una collaborazione con il governo di Maputo. C' erano state, in passato, strane organizzazioni che in Africa australe avevano distribuito farmaci per sei mesi poi erano scomparse, lasciando il sospetto di una selvaggia sperimentazione per conto di qualche multinazionale. Ma ormai da un anno il «Servicio de assistencia domiciliaria» di Sant' Egidio, accanto all' ospedale del quartiere Machava, viene raggiunto ogni giorno da decine di persone. «Abbiamo già visitato - dice Maria Grazia Spaziani, coordinatrice del servizio - ottocento persone. Seicentocinquanta sono sieropositive e quattrocentocinquanta di queste oggi sono in terapia. Fino ad un anno fa qui nessuno sapeva che l' Aids si potesse curare, non si ammetteva nemmeno l' esistenza di questa malattia». Non c' è solo la terapia, nella casa sotto le palme e le acacie. «Le donne incinte vengono curate per interrompere la trasmissione del virus. Ma si dà anche cibo a chi non ne ha, altrimenti i farmaci sarebbero inutili. Si insegna alle donne come nutrire il bambino con latte artificiale. In città e nei villaggi tanti hanno visto che chi stava male da mesi riprendeva a lavorare e la voce si è sparsa. Ci siamo fatti preparare dalla Cibla confezioni con due pillole con il sole e la luna, per ricordare anche a chi non sa leggere quando prendere le medicine». Il progetto "Dream" prevede una spesa di 25 milioni di euro in cinque anni. Per ora ci sono soldi fino alla fine del 2003, grazie soprattutto a 2,5 milioni di euro donati dalla fondazione Unidea dell' Unicredito. La Farmindustria paga un ricercatore per dieci anni e regala farmaci per le malattie opportunistiche. L' intero progetto del Mozambico, via computer, ha una supervisione quotidiana allo Spallanzani di Roma. I test del Cd4 e della carica virale vengono eseguiti in un laboratorio del Sant' Egidio ospitato all' ospedale centrale di Maputo. «Nei nostri pazienti - dice il dottor Giuseppe Liotta, uno dei volontari - la mortalità, rispetto a chi non è in terapia, è stata abbattuta dell' 85 per cento. Ma dobbiamo garantire la cura per tutta la vita». «Noi siamo Cappuccetto Rosso - dice Mario Marazziti - e Big Pharma è il Lupo. Non possiamo combatterlo, ma solo convincerlo a cambiare abitudini. Ma se davvero i farmaci generici saranno bloccati in nome del brevetto e del profitto, l' Africa rischia di sparire».

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