Da La Repubblica del 25/07/2003
Coinvolti imprenditori e commercianti. Avviso a Crisafulli, vicepresidente del consiglio
Mafia, sette arresti a Enna. Indagato leader ds in Regione
di Enrico Bellavia
CALTANISSETTA— Un colloquio in un hotel pieno di microspie a Pergusa, in provincia di Enna. È nata così ed è continuata per un anno l’inchiesta della Dia di Caltanissetta che assesta un colpo di immagine ai Ds siciliani trascinando nella polvere di un avviso di garanzia per associazione mafiosa il vicepresidente dell’Ars Mirello Crisafulli, a un mese da quello recapitato dalla procura di Palermo al presidente della Regione Totò Cuffaro (Udc).
In quell’hotel di Pergusa, tra il lago e l’autodromo, Crisafulli, che ora medita di dimettersi dall’incarico, ha incontrato un mafioso sorvegliato speciale già incoronato, per volere di Bernardo Provenzano, nuovo rappresentante provinciale di
Enna. Un colletto bianco, un avvocato, già arrestato dieci anni fa e con una condanna in primo grado a 11 anni di reclusione. Con un trascorso da assessore Dc, Raffaele Bevilacqua, 63 anni, imponeva pizzi e subappalti. Nel suo ex studio, suo quartier generale al centro del suo paese, Barrafranca, riceveva i gregari e con loro discuteva di omicidi e di rapine. Ma anche di politica. Almeno in tre occasioni, all’indomani di riunioni ristrette tra uomini d’onore, Bevilacqua ha chiamato Crisafulli al telefono cellulare dell’Ars. Preoccupato di possibili intercettazioni, si presentava con il nome di «Totuccio». Crisafulli lo capiva e fissava appuntamenti. Gli uomini della Dia di Caltanissetta, del reparto operativo dei carabinieri e della Squadra mobile di Enna, hanno seguito il filo che gli si è dipanato davanti. E in due altre occasioni a quelle telefonate tra il politico e il padrino sono seguite visite di emissari di Bevilacqua nello studio del deputato nella sede del parlamento siciliano. «Non contatti occasionali», ha precisato il procuratore di Caltanissetta Francesco Messineo, che ha tuttavia spiegato di «essersi assunto la responsabilità di non far perquisire lo studio di Crisafulli all’Assemblea regionale». «L’ho fatto – ha detto – anche per non creare inutili tensioni tra istituzioni».
Così a Bevilacqua e ad altri 6 presunti mafiosi di Enna gli uomini della Dia hanno notificato il provvedimento di arresto chiesto dalla procura di Caltanissetta. Nello studio di Enna e nell’abitazione di Crisafulli gli agenti sono andati a sequestrare documenti, agende e perfino il cellulare. «Non capisco di cosa mi si accusi», ha detto il politico con la polizia ancora in casa. Più tardi ha spiegato: «Con Bevilacqua, solo contatti occasionali, al bar».
Nell’ordinanza di custodia per il padrino e i suoi uomini i giudici dedicano però un passaggio all’incontro di Pergusa: «I contenuti della conversazione non lasciano dubbi sull’intento di Bevilacqua di operare interferenze illecite negli appalti pubblici avvalendosi della disponibilità del politico». Definiscono il rapporto tra i due «strettamente fiduciario». E a proposito della cautela di Bevilacqua presentatosi come “Totuccio” scrivono: «Nonostante tale espediente il politico nulla eccepisce dimostrando di operare in piena sintonia con l’esponente di Cosa nostra».
In quell’hotel di Pergusa, tra il lago e l’autodromo, Crisafulli, che ora medita di dimettersi dall’incarico, ha incontrato un mafioso sorvegliato speciale già incoronato, per volere di Bernardo Provenzano, nuovo rappresentante provinciale di
Enna. Un colletto bianco, un avvocato, già arrestato dieci anni fa e con una condanna in primo grado a 11 anni di reclusione. Con un trascorso da assessore Dc, Raffaele Bevilacqua, 63 anni, imponeva pizzi e subappalti. Nel suo ex studio, suo quartier generale al centro del suo paese, Barrafranca, riceveva i gregari e con loro discuteva di omicidi e di rapine. Ma anche di politica. Almeno in tre occasioni, all’indomani di riunioni ristrette tra uomini d’onore, Bevilacqua ha chiamato Crisafulli al telefono cellulare dell’Ars. Preoccupato di possibili intercettazioni, si presentava con il nome di «Totuccio». Crisafulli lo capiva e fissava appuntamenti. Gli uomini della Dia di Caltanissetta, del reparto operativo dei carabinieri e della Squadra mobile di Enna, hanno seguito il filo che gli si è dipanato davanti. E in due altre occasioni a quelle telefonate tra il politico e il padrino sono seguite visite di emissari di Bevilacqua nello studio del deputato nella sede del parlamento siciliano. «Non contatti occasionali», ha precisato il procuratore di Caltanissetta Francesco Messineo, che ha tuttavia spiegato di «essersi assunto la responsabilità di non far perquisire lo studio di Crisafulli all’Assemblea regionale». «L’ho fatto – ha detto – anche per non creare inutili tensioni tra istituzioni».
Così a Bevilacqua e ad altri 6 presunti mafiosi di Enna gli uomini della Dia hanno notificato il provvedimento di arresto chiesto dalla procura di Caltanissetta. Nello studio di Enna e nell’abitazione di Crisafulli gli agenti sono andati a sequestrare documenti, agende e perfino il cellulare. «Non capisco di cosa mi si accusi», ha detto il politico con la polizia ancora in casa. Più tardi ha spiegato: «Con Bevilacqua, solo contatti occasionali, al bar».
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