Da La Repubblica del 24/07/2003
I falsi pretesti che usò Sparta contro Atene
di Antonio Gnoli
«Le guerre quasi sempre nascono da pretesti, questo vale per il mondo moderno per l’antichità. Il lettore può chiedersi dov’è allora il problema, dal momento che si è sempre mentito e falsificato. Ma dopo Norimberga esiste un problema di verità. Non possiamo edulcorare la storia e assolvere tutto ciò che dentro vi accade, solo perché quello che accade a volte si ripete».
Il professor Luciano Canfora illustre antichista ci tiene a questa premessa. «E evidente che esistono delle continuità nella storia. La principale, in relazione al nostro discorso, è l’uso delle capacità propagandistiche, sotto ogni cielo ed epoca. È un fatto che i romani hanno sempre detto di combattere guerre giuste, come gli americani oggi. Naturalmente perché una guerra sia giusta occorrono non solo prove, a volte adeguatamente fabbricate, ma dipende anche dai rapporti di forza e dalla capacità dei propri mezzi di influenzare l’opinione pubblica.
«In fondo una guerra giusta è tale soprattutto se la si vince. Una guerra persa mette in moto processi di smascheramento, generalmente viene meno la credibilità di chi l’ha provocata. Normalmente chi muove guerra a qualcun altro lo fa, almeno è quello che dichiara, per nobili motivi. Nel mondo antico si portava la libertà. Nell’Occidente moderno insieme alla libertà si porta la democrazia. Due fustini al prezzo di uno.
«Un episodio clamoroso ricavato dalla storia antica è ciò che Sparta fece nel 431 a.C. La data è celebre perché quell’anno iniziò la guerra del Peloponneso. Fu un conflitto lunghissimo, estenuante, tragico. Durò ventisette anni. Un celebre storico lo raccontò con la spiccata tendenza a stabilire la verità. Era Tucidide. Distinse fra la causa vera della guerra e i pretesti. Descrisse l’una e gli altri.
«La causa vera fu che Sparta, grande potenza, mal sopportava la coesistenza con l’impero ateniese. D’altro canto Sparta faceva solo guerre giuste e trovò i pretesti per giustificarla sia dentro Atene che fuori. Atene era governata da Pericle, il quale discendeva dagli alcmeonidi, una antica famiglia aristocratica che un secolo e mezzo prima era stata coinvolta in un cruento assassinio. Perciò, dissero gli spartani, Pericle era “macchiato”, non aveva diritto a governare. L’altro motivo della guerra giusta era che Sparta avrebbe portato la libertà nel mondo greco, liberando quegli alleati che Atene considerava alla stregua di schiavi».
Il professor Luciano Canfora illustre antichista ci tiene a questa premessa. «E evidente che esistono delle continuità nella storia. La principale, in relazione al nostro discorso, è l’uso delle capacità propagandistiche, sotto ogni cielo ed epoca. È un fatto che i romani hanno sempre detto di combattere guerre giuste, come gli americani oggi. Naturalmente perché una guerra sia giusta occorrono non solo prove, a volte adeguatamente fabbricate, ma dipende anche dai rapporti di forza e dalla capacità dei propri mezzi di influenzare l’opinione pubblica.
«In fondo una guerra giusta è tale soprattutto se la si vince. Una guerra persa mette in moto processi di smascheramento, generalmente viene meno la credibilità di chi l’ha provocata. Normalmente chi muove guerra a qualcun altro lo fa, almeno è quello che dichiara, per nobili motivi. Nel mondo antico si portava la libertà. Nell’Occidente moderno insieme alla libertà si porta la democrazia. Due fustini al prezzo di uno.
«Un episodio clamoroso ricavato dalla storia antica è ciò che Sparta fece nel 431 a.C. La data è celebre perché quell’anno iniziò la guerra del Peloponneso. Fu un conflitto lunghissimo, estenuante, tragico. Durò ventisette anni. Un celebre storico lo raccontò con la spiccata tendenza a stabilire la verità. Era Tucidide. Distinse fra la causa vera della guerra e i pretesti. Descrisse l’una e gli altri.
«La causa vera fu che Sparta, grande potenza, mal sopportava la coesistenza con l’impero ateniese. D’altro canto Sparta faceva solo guerre giuste e trovò i pretesti per giustificarla sia dentro Atene che fuori. Atene era governata da Pericle, il quale discendeva dagli alcmeonidi, una antica famiglia aristocratica che un secolo e mezzo prima era stata coinvolta in un cruento assassinio. Perciò, dissero gli spartani, Pericle era “macchiato”, non aveva diritto a governare. L’altro motivo della guerra giusta era che Sparta avrebbe portato la libertà nel mondo greco, liberando quegli alleati che Atene considerava alla stregua di schiavi».
Sullo stesso argomento
Articoli in archivio
di Greg Palast su gregpalast.com del 11/12/2005
di Jeremy Scahill su The Nation del 01/12/2005
di Mimmo Candito su La Stampa del 11/01/2005
In biblioteca
di Mimmo Candito
Baldini Castoldi Dalai, 2009
Baldini Castoldi Dalai, 2009