Da Il Sole 24 Ore del 12/09/2003

Allarme nel giorno del ricordo

di Mario Platero

NEW YORK - Si fanno i ragionamenti geopolitici; si razionalizza; si pubblicano fiumi di inchiostro su quanto l'America sia cambiata dall'attacco dell'11 settembre. Ma quando si arriva alla commemorazione delle vittime dell'attacco, come è successo ieri mattina a Ground Zero a New York, quando si vedono bambini ordinati e commossi leggere i nomi dei loro genitori caduti, alla fine, sui ragionamenti prevale un nodo alla gola. Ci si accorge che, giunti al secondo anniversario, la ferita inferta al paese con l'attacco di due anni fa, resta ancora aperta, dolorosa. E, alla fine, ieri, di nuovo, ha prevalso una grande tristezza. Non c'è stato bisogno di far vedere le immagini dell'attacco. Anzi, nessuna delle network le ha trasmesse. Se non pochi fotogrammi, con grande discrezione. Né c'è stato bisogno di rivivere i momenti immediatamente successivi all'impatto dei due aerei: l'esodo biblico sulle rive del fiume Hudson, il crollo, le nuvole di polvere, la devastazione. È stato sufficiente vedere ieri a Ground Zero la discesa mesta dei parenti nella fossa di sette otto ettari che è rimasta dove c'erano le due torri gemelle per ripercorrere tutta la tragedia di quei momenti. Lo stesso è successo nei prati della Pennsylvania, al Pentagono, dove il segretario Doandl Rumsfeld ha partecipato a una commemorazione breve e commovente. George W. Bush è rimasto a Washington. Con la moglie Laura, ha pronunciato un breve discorso sul prato davanti alla chiesa di St. John, vicino alla sua residenza: «Oggi ricordiamo le vite perdute - ha detto - ricordiamo la compassione e la generosità dei nostri concittadini in quel giorno terribile». In occasione del primo anniversario Bush si era recato in tutti e tre i luoghi degli attentati. Ieri non ha voluto che sulla solennità dell'evento prevalesse il sospetto di una strumentalizzazione politica. Ma il sospetto c'è stato lo stesso: il giorno prima Bush aveva chiesto poteri speciali durante un discorso all'Fbi. Quel giorno le sue richieste sembravano prevaricare alcuni dei diritti fondamentali previsti dalla Costituzione americana. Ieri, nell'emozione generale, davanti alle migliaia di persone che sono rimaste, e soprattutto, dopo il video di Osama Bin Laden a passeggio nelle montagne, l'umore era già diverso: «Occorre difendersi, temo che in troppi al di fuori del nostro Paese non si rendano conto che c'è un nemico esterno pronto che non esiterebbe a distruggerci se potesse. Non possiamo immaginare che una tragedia come quella di due anni fa si ripeta», ha detto Douglas Heed, un giovane che ha perso un amico pompiere e che ieri mattina aspettava in coda a Ground Zero, in una giornata di sole tersa e quasi identica a quella di due anni fa, di scendere nel grande buco dove si tenevano le commemorazioni. Alle 8.46 del mattino, nello stesso momento in cui il primo aereo si schiantò contro la Torre Nord, hanno cominciato a suonare le campane delle chiese vicine. In tutta la città le bandiere sono state a mezz'asta per l'intera giornata. Il sindaco Michael Bloomberg è stato il primo a parlare: «Oggi, di nuovo siamo una città in lutto - ha detto alle famiglie delle vittime, abbracciate davanti di lui - ricordiamo il dolore ma le nostre speranze debbono guardare al futuro». Poco dopo ha parlato il governatore George Pataki, ha recitato i versi del poeta inglese Sir Stephen Spender. C'erano centinaia di rose e di garofani gialli. C'era, stretto tra la folla anche Rudy Giuliani, il sindaco che portò sulle spalle in quei giorni il peso di una città devastata e con la sua determinazione infaticabile ha restituito in pochi giorni coraggio alla città. Ed è diventato un eroe nazionale. Il coro giovanile di Brooklyn ha cantato l'inno americano. Ma la solennità di quelle ore è stata turbata dal nemico mortale che ha organizzato l'attacco. Osama Bin Laden è apparso su un video. Ma quel che è peggio, il dipartimento di Stato ha diramato ieri urgenti dispacci avvertendo che il pericolo di un nuovo attacco di Al Qaeda «ancora più devastante di quello dell'11 settembre» è possibile. Un portavoce ha sottolineato che forse i terroristi sono già all'opera e che occorre essere vigili. Soprattutto all'estero. Ma si temono anche attacchi biologici o chimici all'interno del Paese. E il video di Osama ha contribuito ad aumentare l'allarme, anche se l'ufficio per la sicurezza interna non ha cambiato il livello di allerta. In passato Osama ha usato sui messaggi video per incoraggiare i suoi seguaci all'attacco. I servizi americani sono convinti che quei messaggi servano a fornire istruzioni in codice. E difatti, più volte, dopo uno di questi video o di questi messaggi c'è stato un attacco devastante di qualche genere. Non necessariamente contro obiettivi americani. Ma contro turisti ignari e in genere in località decentrate del Sud-Est asiatico o del mondo arabo. In questo caso, avverte il dipartimento di Stato, il rischio si estende dall'Asia al l'Europa, che ancora non è stata colpita da un grosso attacco di Al Qaeda. L'allarme di Pisanu. L'azione di prevenzione e contrasto al terrorismo internazionale da parte delle forze di polizia italiane «si sta indirizzando verso la ricerca di eventuali cellule dormienti nel nostro Paese». Lo ha riferito il Ministro del l'Interno Giuseppe Pisanu. «Particolare attenzione - ha aggiunto Pisanu - viene dedicata agli approfondimenti investigativi circa il ruolo svolto dalle persone arrestate in Italia, all'osservazione dell'attivismo di combattenti islamici localizzati sul territorio nazionale e all'individuazione dei flussi finanziari, leciti e illeciti che potrebbero sovvenzionare le attività dei gruppi terroristici fondamentalisti».

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