Da La Stampa del 23/09/2003

Per la Gasparri ci vuole l’accordo tra i due poli

L'informazione è di tutti

di Michele Ainis

LO scontro sulla Gasparri sta intossicando la nostra vita pubblica, e minaccia d'inasprirsi ulteriormente nelle settimane che ci attendono. L'Ulivo ha dichiarato che non aprirà alcun dialogo sulle riforme costituzionali finché questo «macigno» non verrà tolto di mezzo. Il presidente della Rai sospetta che le nuove nomine nella tv di Stato diventino merce di scambio per l'approvazione parlamentare della legge. La federazione degli editori teme il dissanguamento delle già modeste risorse pubblicitarie dei giornali. Dal canto suo, il ministro Gasparri sostiene che il suo testo rilancerà il servizio pubblico e metterà rimedio al nanismo delle imprese italiane nel settore delle comunicazioni. Chi ha ragione? Vattelapesca. Per i comuni mortali farsi un'idea sulle virtù del digitale, calcolare il perimetro del Sic (Sistema integrato delle comunicazioni), raccapezzarsi sulle «diffusioni interconnesse» (art. 8) o sull'«uso efficiente dello spettro elettromagnetico» (art. 12), è un po' come presentarsi a un esame di laurea senza aver mai frequentato la scuola elementare.

Succede, in verità, sempre più spesso. Le nostre società complesse e complicate ci pongono ogni giorno al cospetto di questioni che solo uno specialista potrebbe (forse) valutare, dalla bioetica all'elettrosmog, dai limiti antitrust alla sicurezza informatica. Se è così, c'è allora un unico sistema per rassicurare la pubblica opinione contro il rischio di buggerature: l'accordo tra le forze politiche, sia di maggioranza che d'opposizione. Un accordo quanto più possibile largo, convinto, condiviso. Le scelte tecnologiche, al pari delle decisioni etiche, non ricadono insomma nel dominio della sola maggioranza di governo.

C'è del resto anche un'altra ragione che in questo caso rende l'accordo doveroso. Il pluralismo dell'informazione rappresenta una pre-condizione della democrazia, l'alimento da cui dipende la consapevolezza - e perciò la libertà - del nostro voto: non per nulla il presidente Ciampi ne ha fatto oggetto del suo unico messaggio al Parlamento. La disciplina dei mass media, non meno della legge elettorale o di quella sul conflitto d'interessi, attiene dunque alle regole del gioco, e perciò fa corpo con la Costituzione, pur essendone fisicamente separata. È una legge «in materia costituzionale», per usare l'etichetta che figura nell'art. 72 della Costituzione, dove per l'appunto si disegnano al riguardo procedure rafforzate. Significa che al di là dei contenuti, già il metodo con cui verrà approvata la Gasparri può inficiarne, se non la legittimità, quantomeno l'opportunità costituzionale: ed è precisamente questo l'ambito di valutazioni rimesse al capo dello Stato, in sede di promulgazione delle leggi. Sarebbe meglio non costringerlo al rinvio.

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