Da Corriere della Sera del 13/10/2003

«L’Occidente per noi è un nemico» Così gli estremisti ora si alleano

Il rischio di un fronte comune tra integralisti religiosi e gruppi di neofascisti e di ultrasinistra Sottoscrizioni per la resistenza irachena, campi di indottrinamento e manifesti pro kamikaze

di Magdi Allam

ROMA - Chiamiamole pure esercitazioni congiunte degli estremisti delle varie provenienze: schegge di comunisti, fascisti, no global, animalisti, cattolici scismatici, islamici. Uniti dal collante dell’ostilità, dell’odio e della violenza: antiebraismo, antiamericanismo, antisistema, antiglobalizzazione. Alcuni devoti persino a nuovi miti contemporanei: i kamikaze islamici, Osama Bin Laden, gli irriducibili della lotta armata. Tra essi anche i credenti in un sistema di valori radicali: l’esaltazione del sacrificio estremo della vita, lo scontro frontale costi quel che costi, la guerra ad oltranza come fine a se stessa. Potremmo essere alle prove generali dell’esordio di una Internazionale degli estremisti globalizzati. Che hanno abbattuto il loro Muro, accantonato le divergenze ideologiche, suonato le sirene dell’allarme generale, serrato le fila degli intellettuali, militanti e combattenti. Sottomettendosi a una unica priorità: sconfiggere insieme il nemico comune. Ebbene tutto ciò ci riguarda assai da vicino. Perché è proprio qui in Italia che si sta sperimentando l'inaudito sodalizio tra le varie anime della galassia degli estremisti contrari a tutto e a tutti. Scena prima. Per la prima volta, negli scorsi giorni, è stata lanciata una campagna di sottoscrizione a favore dei combattenti antiamericani in Iraq. Lo slogan recita: «Dieci euro a testa per la resistenza irachena». L’iniziativa è del Campo Antimperialista. Con questa motivazione: «Tanti, tantissimi, comprendono che la resistenza irachena contro gli occupanti imperialisti è giusta e legittima. La Resistenza è ai suoi primi passi, è nella fase delicata, embrionale, in cui deve raggiungere una più ampia massa critica e unirsi in un fronte unito, creare un comando generale. In questo contesto è più che mai importante l’appoggio internazionale».

Il Campo Antimperialista aveva organizzato dal 31 agosto al 6 settembre scorso ad Assisi un raduno di militanti radicali convenuti dall’Italia e dall’estero. I relatori erano sia di estrema sinistra sia di estrema destra, sia laici sia integralisti islamici. Tra loro c’erano Moreno Pasquinelli, Miguel Martinez, Hamza Roberto Piccardo, Carlo Corbucci. Quest’ultimo, un convertito all’islam, avvocato, lo scorso mese ha dato alle stampe un libro dal titolo «Il terrorismo islamico in Italia, Realtà e finzione». Vi si teorizza il sodalizio tra gli islamici e i no global.

Scena seconda. Dopo l’attacco «selettivo» israeliano dello scorso 6 settembre, da cui si è salvato il leader spirituale del movimento islamico palestinese Hamas, la Comunità politica di Avanguardia (estrema destra) ha fatto affiggere sui muri di diverse città un manifesto dal titolo «Lunga vita allo sceicco Ahmed Yassin, Lunga vita a Hamas». Sempre in caratteri grandi vi si legge: «Israele non capisce il linguaggio del dialogo, ma solo quello della guerra e del sangue». Segue una apologia e esaltazione dei kamikaze islamici: «Il nostro abbraccio fraterno a chi offre la sua vita in combattimenti impari di fronte a un nemico infinitamente superiore militarmente, ma totalmente inferiore sul piano morale. Per il loro generoso ed eroico sacrificio il nostro affetto e rispetto eterno».

L’apparizione di questo manifesto ha coinciso con l’avvio di alcuni incontri tra i militanti dell'estrema destra e dell'estrema sinistra, riservati formalmente a questioni ecologiche e animaliste.

A conferma del flirt tra gli opposti estremismi, Leonardo Fonte, il fondatore della Comunità politica di Avanguardia, in una sua recente dichiarazione pubblica ha espresso «ammirazione e solidarietà a Nadia Lioce per la coerenza politica dimostrata».

Scena terza. Entriamo nel forum promosso da Al Awda (Il ritorno), gestito da Suzanne Sheidt. Anche qui si confrontano personalità che fanno riferimento a estremismi diversi. Vi si ritrovano gli stessi nomi del Campo Antimperialista. Il sito si presenta così: «Al Awda si fa portavoce del diritto dei palestinesi di ritornare nella loro patria e di rientrare pienamente in possesso delle loro proprietà confiscate e distrutte». E’ quel «pienamente» il passaggio cruciale. Per la Sheidt significa sostanzialmente la negazione del diritto di Israele all’esistenza, perché a suo avviso tutta la Palestina mandataria dovrebbe andare ai palestinesi. Israele, afferma la Sheidt «è solo l’appendice della grande potenza americana spinta dentro il Medio Oriente per destrutturare il mondo arabo».

Scena quarta. Fervono i preparativi per la preparazione di una manifestazione a Roma il 6 dicembre a favore della resistenza irachena. In un appello si legge: «La battaglia che si svolge in Iraq ha un’importanza storica. Se gli occupanti angloamericani saranno cacciati, se il popolo iracheno riuscirà a liberarsi di loro, le pretese imperiali e imperialiste nordamericane, l’idea di trasformare il mondo intero nel loro orto di casa, subiranno un colpo fatale. La sconfitta degli occupanti angloamericani sarebbe dunque una vittoria per tutti coloro che nel mondo lottano per la democrazia, l’autodeterminazione e la libertà dei popoli che non vogliono essere sottoposti al giogo imperiale».

Ora è chiaro che gli estremisti di tutti i colori concordano sull'opportunità di creare un fronte comune per sconfiggere gli americani in Iraq. Di grande interesse il dibattito che si sta sviluppando tra i militanti nella rete. Sul sito del Campo Antimperialista uno di loro protesta: "Perché per colpire meglio la destra ve la portate al campo e gli fate fare le conferenze? Perché dare spazio a chi propone un'adesione al manifesto Fiamma Tricolore in vista delle prossime elezioni europee 2004 come Enrico Galoppini? Perché dare spazio a Miguel Martinez che pubblica sulla rivista Orion di Maurizio Murelli estremista di destra. Sicuri di voler colpire la destra? Ci state collaborando con la destra!".

Replica Galoppini, responsabile del sito Al Jazirah.net e delle Edizioni del Veltro: "Mi permetto di osservare che insistendo troppo con la similitudine con la resistenza al fascismo, si rischia di tenere lontane molte persone che non si sentono «di sinistra». Tutti d'accordo sul fatto che se uno non si sente «di sinistra», non è detto che 1) si senta «di destra» o, peggio, 2) sia un mostro a sette teste. Molti avvertono come non più dilazionabile un impegno fattivo contro il pericolo n. 1 del nostro tempo. E, considerato che il pericolo n. 1 ha legioni di lacchè e di indifferenti («di sinistra», «di destra» e «di centro») che portano acqua al suo mulino, non mi pare il caso di giocarsi potenziali aderenti e simpatizzanti non "di sinistra" per due o tre riferimenti a fascismo e nazionalsocialismo".

Anche all’interno del forum di Al Awda, Claudio Tullii, che gestisce il sito «Materiali resistenti», difende la linea di apertura ai fascisti. Replicando a Fulvio Grimaldi, giornalista ex Rai, presidente del Comitato internazionale di difesa di Slobodan Milosevic, afferma: «Già da tempo anche qui si è fatto un serio discorso sul superamento della dicotomia destra-sinistra. Io personalmente provengo dalla sinistra estremissima ma non mi sento di sputacchiare a priori contro chi, da destra (non quella di Alemanno o Fini) fa un discorso che collima con il mio al 98 per cento... Io non sono un integralista come te caro Grimaldi... Io considero uomini anche quelli che tu chiami topi di fogna... e anche il buon Hitler... non aveva tutti i torti...».

Sottoscrizioni a favore della resistenza irachena, campi di indottrinamento ideologico, manifesti inneggianti ai kamikaze islamici, dibattiti accesi nei forum sulla rete. E’ qui che sta prendendo corpo la nuova realtà del sodalizio tattico tra i vari estremisti del nostro Paese. Dove si forgia un nuovo tipo di militante che ha una sola priorità: colpire l’America e Israele. Per ora siamo alle convergenze politiche. Ma il pericolo di degenerazioni non va sottovalutato».

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