Da Corriere della Sera del 30/09/2003

Una ritorsione dietro il nome svelato di una agente?

Guerra di spie sull’Iraq. E Bush deve difendersi

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Ritorna il «Nigergate», lo scandalo delle accuse della Casa Bianca contro l'Iraq (avrebbe cercato di procurarsi materiale nucleare nel Niger), poi rivelatesi false. E ritorna con un caso molto pericoloso per il presidente Bush. Simile a quello di David Kelly, lo scienziato inglese suicida, che fa tremare il premier Blair a Londra. La Casa Bianca è accusata di avere svelato ai media il nome di un’agente della Cia, Valerie Plame (un reato da codice penale), con il solo scopo di criticarne il marito, l'ex ambasciatore Joseph Wilson. Il quale, dopo una missione in Africa a gennaio per conto del servizio segreto, aveva smontato la pista nigerina (che invece la Casa Bianca aveva deciso di usare).

La Cia ha chiesto ora al ministero della Giustizia d’indagare, sostenendo che proprio per colpa di queste rivelazioni qualche spia all’estero in contatto con la Plame potrebbe essere stata scoperta o uccisa. I candidati democratici alla Casa Bianca cercano di sfruttare lo scandalo: Howard Dean chiede a Bush di dare prova «dell’onore e integrità promessi alle elezioni nel 2000». Ossia di denunciare e punire il colpevole, o i colpevoli.

I democratici sospettano che a dare il nome dell’agente alla stampa sia stato Karl Rove, il guru elettorale di Bush e il suo consigliere più influente in politica interna. E reclamano un’inchiesta indipendente di un procuratore speciale, sottolineando che il ministero della Giustizia, gestito dal falco John Ashcroft, non si è ancora mosso, e che Bush non intende interrogare i suoi collaboratori. Il fronte repubblicano ribatte che Rove è innocente - «il presidente sa che non è coinvolto nella vicenda», ha detto il portavoce Scott McClellan - e che le accuse sono comunque infondate. «Non so nulla di questo caso - ha assicurato il consigliere della Sicurezza Condoleezza Rice - ma vi assicuro che collaboreremo con la giustizia».

Il primo passo dovrebbe essere la pubblicazione delle telefonate fatte a stampa e tv, di cui però la Casa Bianca potrebbe rivendicare la riservatezza. Secondo lo storico della presidenza Usa, Stephen Hess, è improbabile che si ripeta un Watergate, che nel ’74 costrinse Nixon a dimettersi. Ma un altro candidato democratico, il generale Wesley Clark, osserva che «sarebbe grave se la Casa Bianca avesse compromesso la sicurezza nazionale per motivi politici». La vicenda rischia di polarizzare l'elettorato Usa: Bush ne è consapevole e ha promesso che «se qualcuno avesse sbagliato, lo licenzierei subito».

Il caso Valerie Plame è esploso con oltre due mesi di ritardo, nonostante gli sforzi di un senatore democratico, Charles Schumer, il collega dell’ex First lady Hillary a New York, di portarlo alla ribalta. Il 14 luglio, un noto columnist conservatore, Robert Novak, pubblicò su alcuni giornali, tra cui il Washington Post, il nome dell’agente Cia. Novak attribuì l’informazione a funzionari della Casa Bianca. Fu poi la moglie di un eminente critico della guerra dell'Iraq, l'ambasciatore Joseph Wilson, a scrivere e chiedersi se fosse solo un caso che il servizio segreto avesse mandato proprio lui nel Niger. Un’altra giornalista, Andrea Mitchell della tv Nbc, la moglie del governatore della Fed Alan Greenspan, confermò i sospetti di Wilson in un’intervista: la Casa bianca ha telefonato a alcuni giornalisti. L’ambasciatore protestò pubblicamente: «Se la contraddici, l’attuale Casa Bianca trascinerà la vostra famiglia nel fango».

Ieri, parlando alla Cnn, Novak ha fatto una parziale marcia indietro, affermando che Valerie Plame è una semplice analista della Cia e che nessuna spia è stata perduta dopo la pubblicazione del suo nome; che la signora aveva dato al marito informazioni riservate; e che la soffiata su di lei non gli era arrivata dalla Casa Bianca. Ha aggiunto che lo stesso Wilson ha escluso il coinvolgimento di Karl Rove nello scandalo. Ma il Washington Post si è chiesto se non abbia commesso un errore di valutazione a pubblicare la sua rubrica.

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