Da Corriere della Sera del 01/10/2003

Gasparri ai suoi: se non passa la legge mi dimetto

An fa i conti sul rischio «franchi tiratori»: su 99 deputati solo 55 diranno sicuramente sì. Fini e l'interesse per il ministero dell'Economia

di Maria Latella

ROMA - Dicono: «Alla Camera siamo novantanove. Su novantanove, cinquantacinque dovrebbero essere sicuri». Nelle stanze di via della Scrofa, in questi giorni, si danno i numeri in senso tecnico e anche metaforico. Oggi a Montecitorio cominciano le votazioni sulla legge Gasparri e cinquantacinque sarebbero i deputati di Fini vaccinati contro il virus del franco tiratore. Sui restanti quarantaquattro, sono in corso, come usa dire, febbrili consultazioni. Lunedì sera, a sorpresa, Gianfranco Fini ha convocato una riunione dei ministri di An e il coordinatore Ignazio La Russa, in Sicilia per un appuntamento politico, ha preso in fretta e furia un aereo pur di non mancare il delicato appuntamento. L'incontro si preannunciava strategico proprio per le tensioni che da settimane squassano il partito di via della Scrofa e benchè La Russa tranquillizzi («Siamo molto più compatti di quel che appare»), il voto sulla Gasparri si offre all'immaginazione di molti come la seduttiva occasione per sfogare qualche vecchia frustrazione, al riparo di ben centodieci scrutinii segreti. «Se la legge non passa, mi dimetto» ha confidato il ministro Gasparri agli amici di partito. Confidenza rischiosa, considerato il clima che spira nel partito. Ottimista, ma sempre vigile circa le tensioni che vanno addensandosi su An, ma anche alle prese con una certa inquietudine leghista (il bossiano di ferro Giancarlo Giorgetti confidava giorni fa di non volersi ricandidare alla presidenza della commissione Bilancio), Berlusconi ieri si è raccomandato presso i suoi affinché centuplichino gli sforzi per sciogliere i malumori. Un'operazione che lui stesso ha avviato nei confronti di An, quando, pochi giorni fa, con Gianni Letta e Paolo Bonaiuti ha voluto incontrare tutti i ministri e i viceministri, da Alemanno a Matteoli, da Urso a Baldassarri. Anche ieri sera Berlusconi e Fini si sono visti e parlati ma il problema, osservano dall'interno di via della Scrofa, non è di quelli che si risolvono una volta per tutte perché se anche la Gasparri passasse con pochi danni, è dentro An che si sta giocando la vera partita. Fini protesta per le sparate di Bossi, i suoi ministri mugugnano per la finanziaria, la base critica la legge Gasparri, ma intanto tutti pensano a gennaio e anche oltre, la mente già vola verso le prossime elezioni europee. Gennaio significa rimpasto di governo e non è un segreto che An punti ad avere ministeri di maggior prestigio. Una novità, anche su questo terreno, in realtà ci sarebbe: s'è detto e scritto che il leader di Alleanza Nazionale puntasse al ministero degli Esteri, e - ma non per sé - alla Difesa, invece l'obiettivo sarebbe proprio il ministero di Tremonti. L'Economia ad Alleanza Nazionale? Fini in via XX Settembre? Raccontano che l'ipotesi sia stata prospettata a Berlusconi, ma chi sa non aggiunge altro su come la proposta sia stata accolta. La cabina di regia dedicata all'economia, quella che doveva essere affidata a Gianfranco Fini, è naufragata contro il roccioso Tremonti, ma non è detto che questo secondo, e ben più bellicoso affondo, debba seguire analoga sorte. Gennaio e il rimpasto di governo, dunque, assorbono gran parte dell'attenzione degli uomini che in An contano. Il resto del tempo sembra dedicato alle prossime elezioni di primavera. Qui la questione sembra farsi ancora più perversa. In apparenza, infatti, il dibattito verte sull'opportunità di aderire o meno alla proposta della lista unica. Gianfranco Fini la appoggia, in questo pienamente d'accordo con Berlusconi, ma la Destra Sociale di Alemanno e Storace è manifestamente contraria. In via della Scrofa i più vicini a Fini analizzano con una certa malizia questa presa di posizione: non di nobile scelta in difesa dell'identità del partito si tratterebbe, sostengono, ma di calcolo politico. Se le elezioni andassero male, il primo a saltare sarebbe proprio Gianfranco Fini, seguito dal coordinatore Ignazio La Russa. E i sondaggi che Berlusconi ha esibito giorni fa incontrando a palazzo Chigi Fini e Follini? I nuovi, croccanti sondaggi secondo i quali An starebbe al 15 per cento? Uno che quei fogli li ha visti, e per intero, rivela che nel mostrarle a Fini e Follini, Berlusconi aveva tralasciato una parte sostanziale. Le pagine che riguardano Forza Italia, per cominciare. E altre che sottolineano un dato per nulla sfuggito all'occhio attento degli addetti ai lavori: per la prima volta dal 1994, ben il 50 per cento degli intervistati preferisce non pronunciarsi sulle sue intenzioni di voto.

Sullo stesso argomento

Articoli in archivio

Gasparri: «Il duopolio? Resta com’è, anzi non esiste»
«Ora spero che le tv di Silvio rimangano in mani italiane. Ha fatto bene a vendere, la sinistra non lo vedrà col piattino»
di Mario Ajello su Il Messaggero del 15/04/2005
 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0