Da Corriere della Sera del 02/10/2003

L’obiettivo del governo «Chiudere entro il mese»

Malumori a Mediaset, leggina contro l’emendamento anti spot Antenne per telefonini e digitale, la Consulta boccia l’esecutivo

di Dario Di Vico

ROMA - Alla fine, una volta che i due rami del Parlamento avranno approvato definitivamente la Gasparri, potrebbe spuntar fuori una leggina salva-pannolini. Dopo la votazione di ieri mattina che ha visto approvare dall’aula un emendamento presentato dall’opposizione, il centro-destra è costretto suo malgrado a riformulare i suoi piani di battaglia parlamentari. L’obiettivo rimane quello di sempre: approvare la legge sull’emittenza prima che diventi esecutiva (31 dicembre 2003) la sentenza della Corte Costituzionale che obbliga Retequattro a trasmettere dal satellite. La prima tappa di questa nuova corsa contro il tempo è a Palazzo Madama, dove però il calendario dei lavori si annuncia fitto. L’attività delle commissioni nei prossimi giorni sarà dedicata interamente all’esame della Finanziaria e quindi per tutta la prossima settimana la Gasparri è destinata a restare comunque in stand by. La discussione nella commissione Lavori Pubblici potrebbe cominciare a metà ottobre, ma teoricamente l’aula non sarà disponibile fino al 15 novembre, giorno in cui è calendarizzato il voto finale sulla legge di bilancio.

UNA FINESTRA IN SENATO - Nel centro-destra però si pensa ragionevolmente di poter far più in fretta. E’ vero che i regolamenti non permettono di aprire «finestre» di discussione in aula durante la sessione di bilancio, ma ciò, sostengono i La Russa, gli Schifani e i Calderoli, vale solo per le leggi che prevedono impegni di spesa. E la modifica che il Senato deve votare - l’approvazione dell’emendamento tutela minori introdotto ieri dal Prc - non genera per lo Stato nessuno tipo di spesa. Di conseguenza il centro-destra premerà sul presidente Marcello Pera per far calendarizzare già in ottobre la quarta lettura della Gasparri. Ci riuscirà? L’opposizione si è già mossa per denunciare e sventare questa operazione e ieri Antonello Falomi (Ds) ha richiamato Pera «al rispetto del regolamento». Ma non è finita. L’emendamento che vieta l’impiego di minori negli spot ha creato profondi malumori nel mondo pubblicitario e dentro le reti Mediaset, che trasmettono la maggior parte degli spot durante le trasmissioni per ragazzi. Da qui già le prime pressioni che vengono da Milano per far comunque piazza pulita della nuova norma voluta dal Prc e benedetta dai franchi tiratori.

DUE STRADE E UN INGORGO - Come fare? Nei primi conciliaboli degli strateghi parlamentari del centro-destra ieri venivano evidenziate due ipotesi. La prima è quella di utilizzare il nuovo passaggio in Senato per cancellare l’emendamento anti-spot, ripristinare il vecchio testo e poi, in una sequenza da brivido, tentare un nuovo blitz facendo rivotare dalla Camera il testo «ripulito». I rischi però sono elevatissimi, primo tra tutti quello di restare intrappolati nell’ingorgo dei lavori parlamentari tra finanziaria e legge sulla procreazione. La seconda ipotesi è quella di non perdere ulteriore tempo, portare a casa tutta la Gasparri facendo approvare a Palazzo Madama il testo che uscirà oggi da Montecitorio e poi, in un secondo tempo non troppo lontano, approvare una leggina ad hoc, «salva-pannolini», che riscriva le norme per l’utilizzo dei minori nella produzione di spot in maniera che non penalizzino il mondo della pubblicità. Anche questa strada ha le sue controindicazioni: comunque l’industria dell’advertising e Mediaset perderebbero qualche mese.

L’ARTICOLO 25 - L’insieme di queste tattiche parte dalla convinzione che oggi, durante la nuova tornata di votazioni a Montecitorio, non accada nulla di nuovo. Non si verifichi il replay del successo dei franchi tiratori. L’opposizione però non la pensa così. E avanza una proposta. Sostiene Paolo Gentiloni, responsabile comunicazione della Margherita: «Fino all’altro ieri si era detto che per questioni di tempo non si poteva introdurre nessun emendamento, ma sappiamo come è andata. A questo punto perché la maggioranza non fa uno sforzo di razionalità e mette mano volontariamente all’articolo 25, quello che regola il passaggio al digitale terrestre?». Secondo Gentiloni andrebbero accolte le osservazioni e le proposte «che hanno fatto in tempi diversi i garanti Tesauro e Cheli e, da ultimo, il professor Cassese».

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