Da Corriere della Sera del 31/10/2003

Il vertice di Roma

E i ministri europei spingono le grandi religioni al dialogo

di Magdi Allam

Per la prima volta i ministri dell’Interno dell’Unione Europea si sono riuniti nella veste di tutori laici del culto religioso. Individuando nel dialogo tra le fedi un pilastro della nuova Europa sempre più plurale sul piano etnico, confessionale e culturale. Per la prima volta si focalizza l’interesse sul processo di integrazione degli immigrati. Identificati come la più vitale risorsa naturale su cui investire nell’interesse della collettività. Per la prima volta si affronta la sfida del terrorismo anche con le armi della cultura del consenso, oltreché degli aiuti economici ai Paesi più indigenti. Nella consapevolezza che questa piaga planetaria non potrà essere sanata se non con il concorso della comunità internazionale e prosciugando il brodo di coltura dell’odio e del fanatismo ovunque nel mondo. Per tutto ciò l’incontro di Roma dall’inedito titolo «Il dialogo interreligioso: fattore di coesione sociale in Europa e strumento di pace nell’area mediterranea» si presenta come una novità assoluta di grande rilievo nella mentalità e nella prassi politica dell’Unione Europea. Al nostro ministro dell’Interno Pisanu va il merito di averlo ideato e voluto fortissimamente. Ignorando l’opposizione interna al governo esercitata dalla Lega Nord, il cui leader Bossi è arrivato al punto di mettere sullo stesso piano gli immigrati e le merci d’importazione. E sfidando una certa impopolarità nel momento in cui l’opinione pubblica è fortemente preoccupata per l’emergenza clandestini, che non accenna a diminuire, e ha maturato dell’astio nei confronti dei musulmani per l’incresciosa vicenda giudiziaria del crocifisso.

L’approccio culturale di Pisanu è rivoluzionario. Perché scardina le strutture portanti del pregiudizio nei confronti degli «altri». Parla della diversità come «parte della storia» dell’Europa. La mobilità umana è «uno dei tratti più salienti della globalizzazione». Gli immigrati sono «una risorsa» e una «componente stabile del nostro presente, del nostro futuro e di quello dei nostri figli». E la paura nei confronti dell’immigrazione «dobbiamo vincerla con la ragionevolezza e l’umanità».

Pisanu si spinge oltre affrontando in modo coraggioso il fulcro del problema nel rapporto con gli «altri»: la questione dell’identità. «Lo Stato democratico deve aprire agli immigrati la porta a due ante dei diritti e dei doveri», ha sostenuto il ministro riferendosi al riconoscimento della piena cittadinanza. E questa società di cittadini con pari dignità si basa sulla «contaminazione felice». Che significa, da un lato, «l’adesione agli ordinamenti civili e politici» italiani; dall’altro, «il dovere di rispettare i valori culturali e religiosi dei nuovi venuti». La sintesi è di estrema chiarezza: «Una società aperta è chiusa soltanto agli intolleranti».

La nuova «cultura dell’integrazione» e la prospettiva della «società aperta» possono essere agevolati dal dialogo tra i moderati delle tre grandi religioni monoteistiche che si sono sviluppate nel Mediterraneo e i governi laici dell’Europa, dell’America e del Mondo islamico. Si tratta di due binari che corrono paralleli ma si intersecano in più punti. Il dialogo religioso è riferito principalmente al contesto italiano e europeo. Non è un caso che gli esponenti religiosi cristiani, musulmani e ebrei intervenuti ieri fossero esclusivamente europei. Quindi è un dialogo religioso che si confronta con i principi etici fondanti il sistema di valori condivisi dall’Europa. L’attenzione è principalmente rivolta all’Islam che, con i suoi 16 milioni di adepti presenti sul territorio europeo, si afferma come parte integrante della spiritualità del Vecchio continente. Il traguardo è un Islam europeo pienamente compatibile con le leggi e i valori europei. «Un Islam liberale», l’ha definito Dalil Boubakeur, presidente del Consiglio francese del culto musulmano. Che ha candidamente ammesso: «Oggi è più difficile per un musulmano essere liberale piuttosto che radicale e estremista, ma nel lungo termine questa corrente renderà possibile il dialogo».

Resta da vedere se la preannunciata «Carta europea del dialogo interreligioso e della coesione sociale» si tradurrà in atti concreti o resterà lettera morta. Le difficoltà sono tante, di natura politica, finanziaria e religiosa. Ma il dado è tratto. Una breccia culturale di enorme portata è stata aperta nella realtà dell’Italia proiettata verso un assetto plurale nel mondo della globalizzazione. Ciò che difficilmente si sarebbe potuto verificare in un contesto interno italiano, si è reso possibile in un consesso europeo. E’ un caso illuminante di come l’Europa possa favorire delle soluzioni positive, sagge e lungimiranti a questioni serie ridotte indecorosamente a beghe faziose tra i partiti italiani.

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