Da Corriere della Sera del 31/10/2003
Economia Usa da record, mai così bene dall’84
L’aumento dei consumi spinge il Pil su del 7,2% nel terzo trimestre. Cauta Wall Street
di Ennio Caretto
WASHINGTON - Temporaneo o permanente che sia, è comunque il trionfo della «bushnomics», la politica economica del presidente Bush.
Nel terzo trimestre dell'anno, il Prodotto interno lordo americano esplode: aumenta del 7,2%, un punto più del previsto, il massimo dal 1984, uno schiaffo all'Europa che due anni fa sognò il sorpasso. E' un dato sbalorditivo, oltre il doppio della crescita del secondo trimestre, il 3,3%. Il presidente George Bush incassa: «Siamo sulla buona strada. Noi abbiamo lasciato il denaro in mano agli americani e gli americani fanno progredire questa economia». In una testimonianza al Congresso, il suo ministro del Tesoro, John Snow, esulta e spiega: «E' la prova» dice «che il piano del presidente per la crescita e l'impiego tramite la riduzione delle tasse funziona: ha messo più soldi nelle tasche della gente e ha aiutato le imprese a investire». Ma le aziende non assumono, anzi la Eds, il gigante elettronico, ha appena annunciato 6.200 licenziamenti nel 2004, obietta un deputato democratico. «Presto si creeranno nuovi posti di lavoro», ribatte fiducioso Snow.
I NUMERI - L'analisi del «botto» giustifica l'ottimismo del ministro. Grazie ai rimborsi fiscali di luglio, i consumi sono saliti del 6,6%, il massimo dal 1988, molto meglio del 3,8% del trimestre precedente (è stata una corsa soprattutto ai beni durevoli, il 26,9% di acquisti in più).
Dopo essere rimasti paralizzati per un triennio, sono aumentati anche gli investimenti delle imprese, l'11,1%, mentre gli investimenti immobiliari sono quasi raddoppiati, il 20,4%, il massimo dal 1996. Si sono riprese persino le esportazioni, cresciute del 9,3% per il deprezzamento del dollaro, dopo essere calate dell'1,1% tra aprile e giugno. Il fattore Iraq non ha avuto alcun ruolo nel rilancio: al contrario, le spese pubbliche, comprese quelle militari, sono scese di colpo dell'1,4% (nel secondo trimestre erano salite del 25,5%). Il tutto con una modesta salita dell’inflazione, il 2,4%, cosa che fuga il fantasma della deflazione che tanto angustia la Federal Reserve, la Banca centrale.
WALL STREET CAUTA - Ci sarebbe di che ubriacare Wall Street. Ma l'euforia di «Main street», via del Corso come gli economisti chiamano il Paese reale, non si estende alla Borsa. Wall Street ha già scontato il boom del Pil, e teme che di fronte a esso la Federal Reserve rialzi i tassi di interesse, ridotti all'1%, una misura utile anche a contenere il deficit del bilancio dello Stato, che è di 374 miliardi di dollari, un record negativo. Ed è destinato ad aumentare. La Borsa sale ma non vola. La Casa Bianca, che vede rafforzarsi le probabilità che Bush venga rieletto nel 2004, non ne è scoraggiata. Il consigliere economico Stephen Friedman osserva che l'indice dei titoli industriali Dow Jones ha guadagnato quest'anno il 15%. Friedman frena tuttavia gli entusiasmi, precisando di non condividere l'ipotesi del pieno impiego a breve termine di Snow. Lo stesso Bush in qualche modo richiama alla cautela: «Non si possono attendere numeri come questi ad ogni trimestre», dice da Columbus, nello Stato dell’Ohio.
Ma all'audizione al Congresso il pugnace ministro del Tesoro assicura che non si tratta di una fiammata e che la ripresa «è venuta per restare». Cita il crollo delle scorte di magazzino, quasi 36 miliardi, in aggiunta ai 17 miliardi e mezzo del trimestre precedente: le aziende dovranno sostituirle, commenta, dovranno produrre di più. Poi ribadisce che Bush persegue un dollaro forte «perché è nell'interesse degli Stati Uniti». E non smentisce la previsione di alcuni parlamentari che, sulla scia del Pil, il dollaro debba rivalutarsi sull'euro.
Nel terzo trimestre dell'anno, il Prodotto interno lordo americano esplode: aumenta del 7,2%, un punto più del previsto, il massimo dal 1984, uno schiaffo all'Europa che due anni fa sognò il sorpasso. E' un dato sbalorditivo, oltre il doppio della crescita del secondo trimestre, il 3,3%. Il presidente George Bush incassa: «Siamo sulla buona strada. Noi abbiamo lasciato il denaro in mano agli americani e gli americani fanno progredire questa economia». In una testimonianza al Congresso, il suo ministro del Tesoro, John Snow, esulta e spiega: «E' la prova» dice «che il piano del presidente per la crescita e l'impiego tramite la riduzione delle tasse funziona: ha messo più soldi nelle tasche della gente e ha aiutato le imprese a investire». Ma le aziende non assumono, anzi la Eds, il gigante elettronico, ha appena annunciato 6.200 licenziamenti nel 2004, obietta un deputato democratico. «Presto si creeranno nuovi posti di lavoro», ribatte fiducioso Snow.
I NUMERI - L'analisi del «botto» giustifica l'ottimismo del ministro. Grazie ai rimborsi fiscali di luglio, i consumi sono saliti del 6,6%, il massimo dal 1988, molto meglio del 3,8% del trimestre precedente (è stata una corsa soprattutto ai beni durevoli, il 26,9% di acquisti in più).
Dopo essere rimasti paralizzati per un triennio, sono aumentati anche gli investimenti delle imprese, l'11,1%, mentre gli investimenti immobiliari sono quasi raddoppiati, il 20,4%, il massimo dal 1996. Si sono riprese persino le esportazioni, cresciute del 9,3% per il deprezzamento del dollaro, dopo essere calate dell'1,1% tra aprile e giugno. Il fattore Iraq non ha avuto alcun ruolo nel rilancio: al contrario, le spese pubbliche, comprese quelle militari, sono scese di colpo dell'1,4% (nel secondo trimestre erano salite del 25,5%). Il tutto con una modesta salita dell’inflazione, il 2,4%, cosa che fuga il fantasma della deflazione che tanto angustia la Federal Reserve, la Banca centrale.
WALL STREET CAUTA - Ci sarebbe di che ubriacare Wall Street. Ma l'euforia di «Main street», via del Corso come gli economisti chiamano il Paese reale, non si estende alla Borsa. Wall Street ha già scontato il boom del Pil, e teme che di fronte a esso la Federal Reserve rialzi i tassi di interesse, ridotti all'1%, una misura utile anche a contenere il deficit del bilancio dello Stato, che è di 374 miliardi di dollari, un record negativo. Ed è destinato ad aumentare. La Borsa sale ma non vola. La Casa Bianca, che vede rafforzarsi le probabilità che Bush venga rieletto nel 2004, non ne è scoraggiata. Il consigliere economico Stephen Friedman osserva che l'indice dei titoli industriali Dow Jones ha guadagnato quest'anno il 15%. Friedman frena tuttavia gli entusiasmi, precisando di non condividere l'ipotesi del pieno impiego a breve termine di Snow. Lo stesso Bush in qualche modo richiama alla cautela: «Non si possono attendere numeri come questi ad ogni trimestre», dice da Columbus, nello Stato dell’Ohio.
Ma all'audizione al Congresso il pugnace ministro del Tesoro assicura che non si tratta di una fiammata e che la ripresa «è venuta per restare». Cita il crollo delle scorte di magazzino, quasi 36 miliardi, in aggiunta ai 17 miliardi e mezzo del trimestre precedente: le aziende dovranno sostituirle, commenta, dovranno produrre di più. Poi ribadisce che Bush persegue un dollaro forte «perché è nell'interesse degli Stati Uniti». E non smentisce la previsione di alcuni parlamentari che, sulla scia del Pil, il dollaro debba rivalutarsi sull'euro.
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