Da La Stampa del 23/10/2003

Grazie a Dio siamo laici

di Gianni Vattimo

Forse c'è qualcosa del genere anche in Italia, ma l'evidenza con cui il «manifesto» per la laicità pubblicato su Le Monde del 21 ottobre da una serie di associazioni cristiane di base non ha alcun corrispettivo nel nostro paese, fino a prova contraria. La Francia dei Mounier, dei Maritain, dei De Lubac, Congar, Daniélou, che ispirò tanto impegno intellettuale cattolico anche nell'Italia degli anni Cinquanta e Sessanta, sembra risuscitare in questo manifesto che, c'è da sperarlo vivamente, non resterà senza seguito. L'occasione è la disputa sulla opportunità o no di includere nella nuova Costituzione europea un riferimento esplicito alle radici «giudaico-cristiane» dell'Europa moderna. I firmatari del testo pubblicato da Le Monde sostengono, a ragione secondo noi, che la laicità - sancita dalla costituzione francese, ma patrimonio comune degli stati moderni europei - «prescrive la separazione della sfera politica... da quella religiosa o filosofica», una separazione indispensabile a ogni riconoscimento della libertà di coscienza. E' ben vero - e molti altri lo hanno già chiaramente osservato, scontrandosi con la programmatica sordità delle autorità cattoliche - che proprio lo spirito e la lettera del Vangelo e dell'insegnamento di Gesù sono la base stessa della laicità dello stato. Se vogliono corrispondere a questo insegnamento, i cristiani devono opporsi a qualunque violazione della laicità. («Grazie a Dio sono ateo», quanto è vera e profonda questa battuta paradossale!). La laicità dello stato è un valore profondamente cristiano, come la democrazia; che chiede - ai cristiani, anzitutto - di essere affermato nel rispetto delle fedi altrui e della libertà di tutte le coscienze. Se no, accade ciò che troppo spesso è accaduto nella storia, come osservava un arguto e cattolicissimo filosofo italiano, Gustavo Bontadini: la Chiesa quando è minoranza parla di libertà, quando è maggioranza parla di verità. Salvo poi chiedere perdono con qualche secolo di ritardo a coloro che sono stati perseguitati dalle varie Inquisizioni.

Ma il documento dei cristiani francesi ha un valore esemplare che va ben al di là del dibattito sulla Costituzione europea. Potrebbe, dovrebbe, essere il segnale di un risveglio della coscienza dei cattolici che non si piegano alla routine rassegnata delle grandi assemblee papali dove tutti si commuovono e nessuno obietta più nulla. A quanto ne sappiamo, le ultime scomuniche di cui si è data notizia sono quelle comminate a chi ha conferito l'ordine sacerdotale a delle donne; i pochi nemici ufficialmente riconosciuti della Chiesa rimangono, oltre agli omosessuali, alcuni teologi (Hans Kung, fra tutti) che hanno il coraggio di proporre un cristianesimo rispettoso della libertà di coscienza e, soprattutto, aperto al futuro. Naturalmente non desideriamo che ci siano più scomuniche. Ma abbiamo il dubbio che anche la Chiesa stesse meglio quando stava peggio, quando non si era ancora adagiata nella melassa mediatica che oggi sembra soffocarla.

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