Da Corriere della Sera del 03/10/2003

Pubblicitari in rivolta: togliere la norma anti spot, si torni a Montecitorio

La legge dovrebbe arrivare in Senato verso metà novembre: il centrodestra conta di chiudere il passaggio in un solo giorno

di Dario Di Vico

ROMA - Il disegno di legge Gasparri sarà esaminato dal Senato attorno al 15 novembre. Questo sembra essere l’orientamento prevalente anche se una decisione formale spetta alla conferenza dei capigruppo, che deve essere ancora convocata. Per differenti regolamenti, infatti, se a Montecitorio è il presidente a valutare l’ordine del giorno, a palazzo Madama non è così. La speranza coltivata da una parte del centrodestra di poter far in fretta sembra essersi vanificata. La Gasparri è una legge di spesa e quindi non può bypassare la sessione di bilancio che sarà in corso al Senato fino a metà novembre. E quindi solo allora si potrà discutere di emittenza nell’aula di palazzo Madama. Almeno su questo punto il centrosinistra sembra averla spuntata.

LE BARRICATE DI PECORARO - Comunque la quarta lettura del provvedimento predisposto dal ministro delle Comunicazioni potrebbe consumarsi anche in una sola giornata. Sono infatti solo due gli emendamenti passati alla Camera che necessitano di una validazione anche al Senato, quello sulla tutela dei minori negli spot (articolo 10) e l’altro sulla radiofonia digitale (articolo 24). E’ vero che l’opposizione potrà presentare qualche decina di emendamenti e far vivere qualche episodio di animato filibustering, ma non avrà l’aiuto dei voti segreti concessi con il contagocce dal presidente Marcello Pera già durante la seconda lettura ultimata nel luglio scorso. Quindi la partita, nonostante le grida «giapponesi» fatte risuonare ieri da Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi) («faremo barricate al Senato» ha dichiarato), sembra per il governo facile da chiudere.

PUBBLICITARI ALL’ATTACCO - Ma la maggioranza porterà a casa la Gasparri con lo strappo rappresentato dall’emendamento rifondarolo che vieta gli spot con i ragazzi? Nelle file del centrosinistra c’è chi ne dubita ed è pronto a scommettere che il governo al Senato riscriva l’articolo 10 e poi con un blitz lo porti all’approvazione della Camera in quinta lettura. I rischi di rimanere bloccati nell’ingorgo determinato dall’approvazione della Finanziaria sono elevati, ma da Milano il mondo pubblicitario chiede a gran voce un’azione immediata. Dichiara Felice Lioy, direttore generale dell’Upa, l’associazione degli inserzionisti pubblicitari: «L’emendamento approvato alla Camera crea una danno economico ingiustificato, molte aziende saranno costrette a ridurre i loro investimenti pubblicitari e a trovare sistemi di promozione alternativi». Ma tutto ciò in una fase di stasi del mercato finisce per costituire un grosso problema. «Per questo motivo auspico che la legge venga approvata definitivamente ma con la correzione dell’emendamento proposto da Rifondazione - continua Lioy -, a costo di un ulteriore passaggio alla Camera che ponga rimedio definitivo a una situazione che è grottesca».

I TEMPI DELLA LEGGINA - Da parte di Mediaset - che veicola la maggior parte degli spot dedicati al pubblico under 14 - per ora non si enfatizza lo strappo introdotto con la modifica all’articolo 10. Ieri il presidente Fedele Confalonieri ha espresso soddisfazione per il voto di Montecitorio e ha ribadito quelle che a suo giudizio sono le qualità della legge Gasparri. E’ evidente che gli uomini di Publitalia avrebbero preferito che l’emendamento tutela-minori non fosse passato, ma almeno in una primissima fase stanno a vedere. Chi invece tiene alta l’attenzione è per l’appunto Lioy. Il direttore dell’Upa non crede che si possa ovviare allo strappo con un regolamento dell’Authority che smussi gli spigoli, mentre è «sicuramente favorevole» a una leggina salva-pannolini. «Se fosse necessaria faremo di tutto per promuoverla» dichiara. Sapendo comunque che non potrebbe essere presentata prima del gennaio 2004 e approvata, nel migliore dei casi, non prima di una paio di mesi.

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