Da Corriere della Sera del 03/10/2003

L’iniziativa sperimentale annunciata da Aillagon al vertice dei ministri della Cultura europei

Francia e Germania, un solo testo di storia

di Paolo Conti

ARTIMINO (Prato)- Forse sarà un semplice libro di testo scolastico sperimentale, pensato e scritto in due lingue, tedesca e francese, a dissolvere il fantasma di Sedan, l'umiliazione che i prussiani del generale von Moltke inflissero il 2 settembre 1870 ai nemici francesi provocando la caduta di Napoleone III. E probabilmente, grazie a quel volume, le nuove generazioni parleranno con più distacco e meno rancore delle due guerre mondiali che nel Novecento opposero la Francia alla Germania: l'immagine di Parigi occupata dai nazisti notoriamente agita ancora molte coscienze francesi quando si parla di asse franco-tedesco.

Ma di che libro si tratta? Ieri, al vertice informale dei ministri della Cultura europei (i Paesi membri dell'Unione più i dieci di prossimo ingresso come osservatori) organizzato dalla presidenza italiana nella magnifica villa «La Ferdinanda» ad Artimino, il ministro francese Jean Jacques Aillagon ha descritto la cultura europea come un ricco mosaico composto da segmenti da collegare tra loro il più possibile con riflessioni e contatti comuni, soprattutto bilaterali. E ha annunciato: «Pensiamo ora alla nostra storia comune così complessa. Stiamo studiando con i tedeschi un esperimento. Quello di dotare alcune scuole medie di Francia e Germania dello stesso libro di testo scolastico di storia. Tutto questo nonostante le divisioni storiche che ci sono state in passato tra i due Paesi. Bisogna sviluppare la trasversalità in molti campi per favorire un interscambio e produrre una comune coscienza». Proprio su questo tema, cioè la focalizzazione di un concetto di identità condivisa e consapevole e del valore rappresentato da ogni singola diversità nazionale e culturale, ieri si sono confrontati i ministri sotto la presidenza di Viviane Reding (che guida la Commissione cultura dell'Unione) e di Giuliano Urbani nella sua veste di ministro del governo impegnato nella presidenza di turno. Ha detto la presidente Reding: «E' importante che la presidenza italiana abbia sottolineato, in sede Unesco, l'importanza di salvaguardare la diversità culturale in un mondo che affronta la globalizzazione. E' essenziale che i ministri europei sostengano questo concetto altrimenti si rischia la sopravvivenza stessa di molte espressioni culturali. Il nostro slogan dev'essere "Unità nella diversità"».

Urbani è sulla stessa linea di Aillagon, di Reding e degli altri colleghi: «Una possibile omologazione si tradurrebbe nella perdita della nostra straordinaria ricchezza europea». Proprio seguendo questo filone il ministro italiano ha presentato il suo progetto «Agenore», una sorta di rete e insieme di banca dati di tutto ciò che può rappresentare adeguatamente una identità culturale europea.

«Agenore» ha registrato un gran successo tra i ministri comunitari della cultura che hanno unanimemente deciso di sostenerlo ben oltre la fine della presidenza italiana di turno.

Ieri sono dunque emersi due problemi: la mancanza di una coscienza culturale europea diffusa tra la base dei cittadini e insieme il pericolo di veder scomparire non poche peculiarità. Ha raccontato per esempio il ministro irlandese per l'arte, John O'Donoghue: «C'è il gran problema delle lingue. In alcune zone irlandesi si parla ancora solo gaelico. Ma per quanto ancora? La storia insegna che i vincitori impongono la propria lingua».

Sono state confrontate anche difficoltà pratiche nella diffusione del concetto di cultura. Ha raccontato Brian Leonard, rappresentante del ministero della Cultura britannico: «Se un sito si intitola solo "cultura" gli accessi sono pochi. Crescono quando vengono tematizzati: cinema, arte, filosofia». Ancora il francese Aillagon ha fatto cenno a un problema antico: «Veniamo generalmente visti come quei ministri che spendono inutilmente del denaro. Invece è la cultura a produrre denaro e, soprattutto, occupazione».

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