Da Corriere della Sera del 07/10/2003

Sotto accusa autori e direttore di rete: Del Noce vigili sulla scaletta

di Giovanna Cavalli

ROMA - Per tutta la mattinata di ieri è stato il futuro di Fabrizio Del Noce a tenere banco. In molti a viale Mazzini si dicevano convinti che il direttore di Rai Uno in un modo o in un altro avrebbe pagato l’incidente di domenica pomeriggio. L’accusa era di omesso controllo, di non aver rivisto fino all’ultimo la scaletta del programma nonostante fosse presente in studio per larga parte del tempo. Ma poi dopo pranzo l’atmosfera è cambiata. Paolo Romani di Forza Italia ci ha persino scherzato su: «Del Noce imparerà a guardarle, le scalette». Insomma, se è vero che la conduzione della rete ammiraglia non è brillante, non sembra però essere arrivata l’ora della resa dei conti. Anche perché quella che è stata chiamata la mediasettizzazione della Rai, ovvero l’arrivo di Paolo Bonolis sull’Uno e il lancio sulla seconda rete di una trasmissione tipo Grande Fratello («L’isola dei famosi»), per ora sta dando i suoi frutti in termini di audience. Domenica In è riuscita a staccare il concorrente diretto Maurizio Costanzo in alcuni momenti anche di 20 punti di share. Alle 19.58, durante la proclamazione dei risultati, c’erano collegati 8.424.000 spettatori (ovvero il 38 per cento).

Slittata ogni decisione su Del Noce, nella gestione del caso «Basta» ha prevalso la linea del presidente Lucia Annunziata, che sin da domenica sera aveva invitato tutti a tenere i nervi saldi. E ad evitare di mettere in giro ricostruzioni fantasiose come quella legata al presunto intervento di una banda di hacker che avrebbero preso di mira il sito Rai. Il leit motiv «si tratta solo di un gioco» è diventato così a poco a poco la parola d’ordine di tutta l’azienda e anche il direttore generale Flavio Cattaneo l’ha sposata. E l’idea di aprire un’indagine interna è stata derubricata.

Ma non per questo il «giallo» si è ridimensionato. Più che sul conduttore Bonolis, che avrebbe appreso l’esito del sondaggio in diretta come i telespettatori, sospetti e ire aziendali ieri hanno avuto come bersaglio gli autori del programma, Federico Moccia, Marco Luci, Stefano Jurgens, Sergio Rubino e Cesare Lanza (l’unico che non fa parte dello staff fisso di Bonolis). Voci di corridoio suggerivano che il verdetto popolare anti-premier potesse addirittura essere un effetto speciale programmato a tavolino dai cinque per lanciare lo show. Una polizza stipulata in anticipo per battere Costanzo e la sua Buona Domenic a su Canale 5. «Sono un gruppo molto chiuso, nessuno di noi sa cosa è vero e cosa non lo è», riferisce un loro collaboratore.

Ipotesi più attendibili parlavano di irritazione degli alti vertici per una eccessiva disinvoltura statistica: il team di Bonolis avrebbe confezionato un sondaggio approssimativo, in cui risposte diverse sono state accorpate senza un vero criterio scientifico. Qualcuno racconta che dopo, a telecamere spente, il presentatore ex Mediaset avrebbe subito espresso (a voce più che alta) tutto il proprio disappunto al suo stesso staff. Altri rassicurano: Paolo era tranquillissimo. Non i cinque autori, chiusi in una riunione «conclave» del lunedì che si è protratta fino a tarda sera.

Intanto ieri di buon’ora, dalla pagina del sito di Rai Uno, è stato cancellato il termine «sondaggio» in ogni sua ripetizione. Ed è rimasta soltanto la casella da cui «giocare» inviando il messaggio telematico con le cinque cose a cui dire stop. Nessuna classifica ufficiale finora è stata pubblicata sul sito. L’unica graduatoria resta quella letta in tv.

Quante siano le e-mail che dicevano «Basta con Berlusconi» (e ai politici che dicono e non fanno) è un dato che resta «secretato» dentro viale Mazzini. L’ufficio stampa della trasmissione spiega che il conteggio non è completo. Per capire il ritmo: nei primi dieci minuti di diretta tv sarebbero arrivati 1.200 messaggi di posta elettronica, 120 al minuto, due al secondo. Circa 300 erano già catalogate da quando, circa un mese fa, era partito il promo della nuova Domenica In.

L’ipotesi che a manomettere i dati siano stati dei pirati del Web ha perso fondamento: alle autorità competenti del resto non è giunta nessuna denuncia, nemmeno una segnalazione di guasto. E ieri mattina l’epistolario è ripreso attraverso il sito internet www.rai.it (si apre la finestra su Rai Uno e poi quella su Domenica In). Le missive sono state smistate dai tre redattori di turno (su 20) muniti di password segreta di accesso. Il testo è stato poi stampato per gli autori, una copia invece resta in archivio, questa è la prassi. Da mattina a sera sarebbero pervenute circa 8.300 nuove email. Gli esiti del parallelo sondaggio telefonico, che la Rai ha appaltato alla Telecom (ogni chiamata costa 60 centesimi), si conosceranno soltanto venerdì quando il compact disk con le registrazioni verrà consegnato a viale Mazzini. Nessuno ne conosce in anteprima il tenore e il contenuto: risponde un disco, non un operatore.

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