Da Corriere della Sera del 07/10/2003

Consultazioni febbrili alla Rai, poi la decisione: si voti ancora. Bonolis scherza: il Cavaliere? Sempre in testa

Un teledramma sul premier. E alla fine il sondaggio continua...

di Aldo Cazzullo

«Chi evviva?». I cafoni di Fontamara, cui era rivolta la domanda, avevano risposto nell’ordine: Maria; San Rocco; il pane e il vino; la regina Margherita; tutti; il governo legittimo; il governo illegittimo; i poveri. Non uno che avesse azzeccato la risposta. Per innovare, gli autori di Domenica In hanno pensato alla domanda contraria: «Chi basta?»; poi corretta, per evitare rischi: «Basta a cosa?». Risposte via Internet o per telefono. Decima classificata: la pubblicità durante i film in televisione. Nono: l’aumento dei prezzi. Ottave: le angherie del capufficio. Settimi: calciatori e letterine in tv. Sesto: l’aumento delle tasse.

Quinti: quelli per cui conta solo il denaro. Quarti: Bin Laden e Saddam Hussein, ex aequo. Terza: la malasanità. Seconda: la distruzione del pianeta. Primo: Berlusconi.

La giornata di ieri è stata dedicata a capire le cause dell’errore. E a prevenirne altri. Al mattino, in viale Mazzini prevaleva ancora lo sconcerto. Possibile?! Con tutti i disastri, naturali e artificiali, i terremoti e l’effetto serra, e tutti quei cattivi a disposizione: pitbull senza museruola, black-bloc, scafisti, satanisti, pedofili, trafficanti di organi; gli ascensori-killer, l’ecstasy, l’uranio impoverito. E invece: Berlusconi. Più precisamente: «Basta a Berlusconi e ai politici che dicono e non fanno». Proprio nel giorno in cui il premier dice di voler appendere il ministro dell’Economia alla quercia grande se non manterrà la promessa di abbassare le tasse (inchiodate al sesto posto in classifica). Anche stavolta il popolo aveva sbagliato risposta. «Refrattario» avrebbe annotato Ignazio Silone. «Indagare» è l’indicazione attribuita a Fabrizio Del Noce direttore di RaiUno.

Riparare, innanzitutto. Bonolis, prontissimo: «Berlusconi dice che vince sempre. E’ una condanna, la sua. Ha vinto anche stavolta». Che fosse tutto preparato? Ma no, fa sapere sulle prime la Rai: non è colpa nostra; «saranno stati gli hacker». E poi «non si tratta di un sondaggio scientifico». Voci in viale Mazzini: aperta un’inchiesta. Stefano Jurgens, uno degli autori di Domenica In , invoca clemenza: «Berlusconi si ricordi dei suoi trascorsi nello spettacolo e la prenda con spirito».

Troppo tardi. L’Unità , nei giorni scorsi timorosa che RaiUno facesse «da megafono al governo», ora apre così: «Rivolta in tv: basta Berlusconi». Commento: «E pensare che il programma di Bonolis era partito sotto ben altri auspici con uno sconcertante attacco del conduttore all’Unità ». Il Giornale pubblica la notizia a pagina 25, sotto il titolo: «Canale 5 toglie il trucco a Platinette». La sinistra e i movimenti si guardano ovviamente da qualsiasi forzatura o accostamento improprio; il Wwf: «Forse non è un caso che in un sondaggio in cui al primo posto dei "Basta!" compare Berlusconi al secondo compaia "la distruzione del pianeta"». Ma cosa c’entra? «Crediamo che provvedimenti quali il condono edilizio contribuiscano ad abbassare il gradimento nei confronti di questo governo». Il sondaggio continua: da oggi si può votare anche sul sito ufficiale Rai. Febbrili consultazioni tra il direttore generale Cattaneo e la presidente di garanzia Annunziata. Voci di un’istruttoria aziendale. Del Noce si smarca: « Domenica In ha molti spunti interessanti, ad esempio il numero della mamma in attesa». L’autore Jurgens confida negli affetti: «Conosco Berlusconi dai tempi della Corrida , e lo conosco come uomo molto spiritoso».

Le linee di difesa sono tre. Linea Bonolis o del culto della personalità: comunque vada, Berlusconi è in testa. Lo stesso premier ama citare un sondaggio svolto tra i giovani prima ancora della sua discesa in politica (ma dopo l’acquisto del Milan), che lo dà come personaggio più popolare, appaiato a Gesù. E comunque i dati sono transitori, comunicano il senso dell’effimero; negli stessi anni, una ricerca universitaria metteva in testa alla classifica dei cattivi Bettino Craxi, con Hitler e Stalin lontanissimi. Linea Fini o dell’ironia: «E’ la dimostrazione che la sinistra ha ragione, che siamo in un regime in cui Berlusconi controlla le tv...». Già meglio. Linea Cattaneo o del minimalismo: «Non era un sondaggio, era un gioco». Voci di accertamenti interni. L’on. Giuseppe Giulietti è in ansia: «Visto che hanno buttato fuori dalla Rai Luttazzi, Santoro e persino l’annunciatrice Canale, ora cercheranno di individuare chi sono quelli che hanno osato dire basta a Berlusconi». Nel frattempo, di chi è stata l’idea? Jurgens, nobile: «L’idea è di tutti noi autori. Bonolis compreso».

L’agenzia AdnKronos contribuisce a ristabilire la serenità: «Berlusconi stia tranquillo, almeno per quel che riguarda gli esiti del sondaggio di Domenica In; sondaggio non è, e non ha alcun valore». Seguono dichiarazioni dei principali sociologi e massmediologi italiani prontamente reperiti: «Abruzzese: non riflette l’Italia»; «Acquaviva: lascia il tempo che trova»; «Agnese: la stessa rilevanza delle lettere al direttore»; «Ferrarotti: dati inattendibili». Attendibilissimi invece i dati Auditel: ascolti ottimi, sconfitto Costanzo, picco di audience proprio all’annuncio dei risultati. L’autore Jurgens ancora non si fida: «E’ stato solo un caso, nello spot che lanciava il sondaggio parlavamo di traffico e di caldo, come potevamo immaginare che venisse fuori la politica?».

E’ ufficiale, non c’è nessuna inchiesta interna. Berlusconi non s’è offeso, davvero: almeno questa è la vulgata dei suoi collaboratori. Quindi il gioco continua. Il problema è come capovolgere il risultato entro domenica prossima. Prime indicazioni di voto. Giorgio Rumi, consigliere d’amministrazione della Rai, pensa appunto ai black-bloc, o almeno agli ultrà: «Bisognerebbe dire "Basta!" anche ai disordini di piazza o alle tifoserie impazzite. A me per esempio non è piaciuto affatto come sono state trattate le forze dell’ordine dai tifosi di Avellino». Greenpeace invita a concentrarsi, più che sulla voce «Berlusconi», sulla «distruzione del pianeta». Ci sarebbero anche Saddam Hussein e Bin Laden, poco staccati. L’autore Jurgens, sollevato: «Pensavamo votassero contro il capufficio, invece...».

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