Da Corriere della Sera del 28/11/2003

Il viaggio segreto: volo in silenzio radio, atterraggio a luci spente

di Gianni Riotta

NEW YORK - E' facile calcolare chi non lo sapeva. L'intera nazione americana intenta al cenone del Ringraziamento, l'opinione pubblica mondiale, i direttori di giornali e tv, i ministri e perfino i genitori del presidente. Chi, invece, lo sapeva? E' l'interrogativo che ha occupato la festa più sacra negli Stati Uniti: chi ha saputo in anticipo della visita lampo di George W. Bush in Iraq? Il viaggio segreto ha aperto la campagna elettorale del 2004, un anno in cui, tra Washington e Bagdad, gli Usa e il pianeta si giocano insieme pace e guerra. Il blitz di Bush, a poche ore dal successo parlamentare sulla riforma sanitaria, conferma che i suoi consiglieri, guidati dall'astuto Karl Rove, giocheranno con audacia per riconquistare la Casa Bianca.

Alla vigilia del Ringraziamento, che celebra il primo raccolto dei Padri pellegrini, Bush era in difficoltà. La stampa liberal continua a criticarlo perché non assiste ai funerali delle vittime, la guerriglia irachena continua a manovrare, la speranza di avviare la transizione dei poteri alle autorità civili irachene entro giugno appare propaganda elettorale. In più, reduce dal giorno del Ringraziamento in Afghanistan, la senatrice Hillary Clinton, candidata ombra, aveva annunziato una sua missione a Bagdad per oggi.

Temendo le prime pagine con la foto della sorridente Hillary che stringe la mano ai veterani e raccoglie lamenti per la lunga permanenza al fronte, Rove ha congegnato la contromossa. La portavoce Claire Buchan ha convocato i cronisti e, con cadenza burocratica, ha snocciolato il programma di Bush per il Ringraziamento: «Il presidente passerà la festa nel suo ranch di Crawford, in Texas. La lista degli invitati della First Lady Laura Bush include i suoceri, l'ex presidente George Bush e l'ex First Lady Barbara, e le figlie Jenna e Barbara. Il menù: tacchino ruspante al forno, verdure e torta di noci pecan della tenuta».

Invece, nella notte di mercoledì, un’auto senza sirena né scorta ha prelevato George W. Bush. La motorcade , la carovana di auto blindate con gli agenti del Servizio segreto, è rimasta parcheggiata. Ogni sera il presidente va a dormire alle 22 e dunque i cronisti, i rari vicini di casa e l'America hanno creduto al relax in famiglia. L'auto ha spento i fari a un aeroporto locale, dove Bush s'è imbarcato su un jet, salendo senza cerimoniale dalla scaletta di servizio. Con lui cinque reporter che hanno formato un pool , un gruppo di lavoro, solo dopo avere giurato di non bruciare la notizia. Dan Bartlett, funzionario della Casa Bianca, ha detto ai colleghi: «Se la voce che il presidente va in Iraq trapela, la missione sarà abortita». Nessuno ha rovinato lo scoop, con telefonini e computer tenuti d'occhio dagli agenti. L'aereo è atterrato alla base Andrews, a Washington, dove Bush, con pochi collaboratori scelti, cinque fotografi e un cronista dell'Associated Press, è ripartito alla volta dell'Iraq.

A quel punto, secondo una prima ricostruzione, erano informati della missione: la First Lady Laura, cui il marito aveva dato la notizia forse già martedì sera; il vicepresidente Dick Cheney, superprotetto; il ministro della Difesa Donald Rumsfeld, che ha informato a Bagdad il generale Ricardo Sanchez e il governatore Paul Bremer; la consigliera per la Sicurezza nazionale Condoleezza Rice e il segretario di Stato Colin Powell, che avrebbero raccomandato il viaggio; il guardasigilli John Ashcroft. All'oscuro il resto dell'amministrazione, i leader del parlamento, l'opposizione democratica, che ha appreso la notizia dalla rete tv Cnn mentre il tacchino rosolato con le patate dolci, la purea, la salsa di mirtilli rossi e la torta di zucca già profumavano i tinelli.

Air Force One, l'aereo presidenziale, ha volato in silenzio radio, senza mai fornire le coordinate ufficiali: sabato scorso, un aereo cargo della Dhl era stato colpito da un missile terra aria sull'aeroporto internazionale di Bagdad e costretto a un atterraggio di fortuna con un motore in fiamme. Le luci a bordo sono state smorzate, i fanali di posizione spenti, perfino i finestrini chiusi per evitare riflessi che potessero allertare i guerriglieri. Il tramonto rende gli attacchi meno facili. L'aeroporto, un tempo dedicato a Saddam Hussein, sorge a una certa distanza dalla capitale e gli alleati hanno occupato i vicini edifici, creando una base abbastanza sicura, ma spesso soggetta a colpi di mortaio, razzi e fucilate esplosi dalle vicine autostrade. Là Bush ha incontrato il generale Sanchez, che lo ha accolto con la pistola in vista da una fondina sul petto, il governatore Bremer, azzimato, e 600 tra soldati e ufficiali della Prima divisione corazzata e della 82ª Aerotrasportata. «Sono venuto a cercare un pasto caldo... non saprei dove cenare con gente migliore di voi» ha detto Bush, con le lacrime agli occhi, mentre la truppa esultava alla sorpresa. Anche Bremer è apparso commosso.

Dopo aver servito tacchino e contorni ai soldati, Bush, che la Costituzione nomina comandante in capo delle forze armate, s'è incontrato con i ministri del Consiglio di governo iracheno ed è ripartito. Primo presidente americano a visitare l'Iraq, Bush ha passato nell'aeroporto 152 minuti. Meno di tre ore, preparate in segreto, con la notizia del viaggio inviata alle agenzie solo quando Air Force One era già lontano dallo spazio aereo iracheno. Meno di tre ore subito cariche di significato simbolico. Bush ha suggerito all'America riunita in festa, che la sua vera famiglia è l'esercito, che gli Stati Uniti non si ritireranno a nessun costo, che le polemiche sulla sua indifferenza davanti ai morti sono propaganda, che nessun candidato democratico si cura dei soldati più di lui. A nemici e alleati ha confermato che la sua presidenza si gioca sulla lotta al terrorismo, Iraq incluso. Agli iracheni che Saddam è battuto, non tornerà e resistere è futile. I suoi critici già criticano il blitz come nuovo show business dopo l'atterraggio sulla portaerei Lincoln, ricordando che Bush non ha potuto mettere piede nella violenta Bagdad. Vedremo come reagiranno gli americani ma il viaggio lampo di Bush riporta la Casa Bianca dei repubblicani all'offensiva.

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