Da Corriere della Sera del 12/12/2003

«Vietato ostentare i simboli religiosi»

Francia, la Commissione sulla laicità boccia il velo islamico e i grandi crocifissi. La parola passa a Chirac

di Massimo Nava

PARIGI - Nelle scuole pubbliche francesi saranno proibiti tutti i simboli religiosi o politici, se portati in modo manifesto, come segnale evidente di appartenenza e proselitismo, in contraddizione con principi di uguaglianza dell'insegnamento e pari opportunità nella società civile. Ma a nessuno potrà essere vietato di portare un crocifisso, una stella di David, la manina di Fatima o un «piccolo» Corano, come segni privati di fede e origine.

E' l'indicazione della Commissione sulla laicità che ieri ha concluso i propri lavori. No quindi a velo islamico, kippah ebraica, crocifisso, senza che la «laicità» divenga una nuova religione impositiva. Il concetto di segni ostensibles (che possono ingenerare imitazioni) sembra precisare disposizioni precedenti, che parlavano di segni ostentatoir es (anche senza intenzioni propagandistiche).

La Commissione ha voluto indicare una direzione complessiva al governo francese, suggerendo ad esempio che Yom Kippur e Aid el-Kebir possano essere inserite nel calendario delle festività religiose, che in una certa misura vengano rispettate le tradizioni alimentari nelle mense pubbliche e l'appartenenza religiosa in carceri e cimiteri. E' prevista anche una figura religiosa musulmana nell'esercito.

La «neutralità» del servizio pubblico - ad esempio negli ospedali - dovrà essere garantita, ma verrà lasciata discrezionalità nei regolamenti dei luoghi di lavoro, per quanto riguarda l'abbigliamento.

Un segnale di apertura quindi, non di proibizionismo. Una proposta di legge che riafferma le basi laiche della società francese, ma tiene conto che questa società è cambiata e che vi devono trovare posto e rispetto altre culture, religioni, identità.

Potrà sembrare un artificio verbale, un compromesso nel segno dell'ipocrisia o della prudenza, un'enunciazione di principi che non esclude eccezioni, ma il responso dei saggi francesi sulle laceranti questioni della laicità, dei simboli religiosi e della tolleranza è davvero lo specchio del possibile, l'unica strada per evitare rimedi peggiori della malattia. Ed è anche una reazione di buon senso, a tanto scandalismo e clamore.

Di fronte al fenomeno del velo islamico nelle scuole, forse troppo enfatizzato dai media, comunque sintomo di una problematica più complessa, che investe integrazione delle diverse comunità e loro conflittualità, la commissione ha suggerito un aggiornamento delle normative esistenti, cercando di fissare il confine fra regole dello Stato (nella scuola, nei servizi pubblici, sui luoghi di lavoro) e rispetto delle diversità spirituali.

La laicità - si sostiene - è un principio universale che appartiene alla storia della Francia, ma è anche strumento d'uguaglianza, d'integrazione, di tolleranza. Per questo si propone l'insegnamento del «fatto religioso», delle lingue e delle culture d'origine. Per questo la diffusione di una «carta della laicità» sarà accompagnata da liberi spazi informativi alla televisione e creazione di una scuola di studi islamici. Si afferma quindi una nuova cultura del quotidiano, che deve promuovere emancipazione femminile ed eguaglianza dei sessi senza l'assimilazione forzata ad usi e costumi occidentali.

La commissione Stasi, dal nome del professor Bernard Stasi che ha presieduto il gran consulto sulla Francia di oggi, ha consegnato ieri il rapporto conclusivo al presidente Jacques Chirac, il quale ha adeguato i toni alla solennità del luogo (il Senato) e di un evento che investe storia, istituzioni e principi costituzionali della République.

«L'obiettivo - ha detto - è di garantire ad ognuno la propria libertà nel rispetto della regola comune, l'eguaglianza delle possibilità, qualsiasi siano origini, convinzioni religiose e sesso».

Il presidente, mercoledì prossimo, farà conoscere la propria posizione, che ispirerà l'azione legislativa del governo, ma c'è da scommettere che la legge accoglierà le indicazioni del rapporto, essendo in evidente sintonia con la visione del mondo e della diversità culturale così spesso affermata dall'Eliseo.

Ci sono già riserve e polemiche, ma il rapporto della commissione, elaborato con il concorso più ampio di rappresentanze sociali e religiose, è stato approvato all'unanimità.

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