Da Corriere della Sera del 13/12/2003

Scoppia lo scandalo Halliburton

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Scoppia lo scandalo Halliburton, l'impresa a cui fu a capo l'ex vicepresidente Cheney, e volano le accuse di conflitto d'interessi dell'amministrazione nella ricostruzione dell'Iraq. Mentre l'Europa è in fermento per il divieto del presidente Bush a Francia, Germania e Russia di partecipare alla ricostruzione, il Pentagono annuncia l'apertura di un'inchiesta sulla Kbr, sussidiaria della Halliburton. Secondo un portavoce del Pentagono,l a società avrebbe addossato 61 milioni di dollari in più del dovuto per le forniture di petrolio del Kuwait all'Iraq. E offerto altri servizi sovraccaricandoli di ben 67 milioni di dollari. Il Pentagono, dice il portavoce, li ha rifiutati.

La notizia ha l'effetto di una bomba. Da tempo la Halliburton è nel mirino dei media Usa perché, senza partecipare ad alcuna gara, ha misteriosamente ottenuto dal Pentagono contratti per 15 miliardi e mezzo di dollari per Bagdad, di cui 5 miliardi sono già stati spesi.

Tirato in ballo dai media, Dick Cheney nega di avere nulla a che fare con i contratti, mentre il ministro della Difesa Rumsfeld smentisce che la Halliburton sia colpevole di truffa. La tesi di Rumsfeld è che la Kbr sia stata taglieggiata dai suoi fornitori e non se ne sia resa conto: «E' una semplice revisione dei conti». Ma a una conferenza stampa, il presidente Bush lo contraddice: «Se ha gonfiato i costi, come pensiamo, ci aspettiamo che ci restituisca i soldi. Chiediamo la massima trasparenza alle nostre società nell’interesse del popolo iracheno».

Il presidente elogia il Pentagono «che controlla come si spendono i dollari dei contribuenti: ha messo tutto sul tavolo, in modo che tutti lo vedano. L'inchiesta stabilirà come stanno i fatti». Ma Bush non accenna a misure contro la Kbr in caso di colpa.

«Ha più a cuore il successo della Halliburton che quello della nostra strategia a Bagdad», protesta il generale Welsey Clark, uno dei candidati democratici alla Casa Bianca.

Non è l'unico scandalo della ricostruzione dell'Iraq. In un editoriale, il New York Times accusa di conflitto di interessi anche il negoziatore del debito iracheno, l'ex segretario di Stato James Baker.

Il giornale riferisce che lo studio legale di Baker a Houston, nel Texas, rappresenta la Halliburton e che Baker è consulente del Carlyle Group, un gigante finanziario con interessi in Medio Oriente. Chiede che tronchi i rapporti con entrambi. Ma Bush non è d'accordo: «Baker - risponde - è un uomo di enorme integrità ed esperienza, svolge una missione importante, e gli sono grato di essersi messo al nostro servizio». Il presidente coglie l'occasione per ribadire che i Paesi che non hanno collaborato alla liberazione dell'Iraq possono farlo ora condonandogli il debito. Come a dire che in cambio Francia, Germania e Russia parteciperebbero ai contratti.

Per Clark e gli altri candidati democratici alla Casa Bianca è uno spiraglio nella impenetrabile corazza di Bush. Grazie anche alla ripresa economica, il presidente è di nuovo in ascesa nei sondaggi. Ma i democratici sperano che lo scandalo dilaghi. Il loro capofila Howard Dean commenta: «Sospettavamo da tempo che i finanziatori elettorali della amministrazione frodassero i contribuenti». E il senatore John Kerry aggiunge: «I soldi nelle tasche dei capi della Halliburton sono stati sottratti ai nostri soldati».

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